mercoledì 20 luglio 2022
Le situazioni più gravi in Versilia e nei dintorni di Trieste, che rimane isolata dalle principali direttrici stradali. Coldiretti: ci vorranno 15 anni per ricostruire i boschi distrutti
L'incendio che minaccia il casello autostradale di Trieste-Lisert

L'incendio che minaccia il casello autostradale di Trieste-Lisert - Ansa

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Continua la lotta di Vigili del fuoco e Protezione civile contro le fiamme che stanno divorando centinaia di ettari di bosco e macchia mediterranea da Nord a Sud. Ancora non si sono spente le fiamme in Versilia, nel territorio di Massarosa, in provincia di Lucca, dove il fuoco avanza ormai da due giorni e ha già mandato in fumo oltre 560 ettari di bosco e oliveti, fa sapere il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani.

Popolazione sfollata

Nella notte appena trascorsa, a causa del vento, i fronti di fiamma si sono rinforzati e mutato direzione, arrivando fino agli abitati di Miglianello, Pieve a Elici , Montigiano, coinvolgendo anche gli insediamenti posti a fondo valle di via di Roncò, via Acquachiara e via Polla di Morto. Sono stati fatti evacuare, spiegano i vigili del fuoco, i nuclei abitati direttamente minacciati dalle fiamme con aiuto di Vigili del fuoco, Protezione civile, Carabinieri e Polizia locale. Una parte dei residenti, circa 80 persone, sono state alloggiate presso la scuola a Massarosa, molte altre in strutture o accolte presso parenti ed amici.
Ancora attivo il fronte di Fibbialla. Le operazioni continuano non senza difficoltà. Nel corso della nottata si sono registrate alcune situazioni critiche anche per il personale antincendio, dovute alla variazione di vento, alla scarsa visibilità e alle zone impervie. Durante la notte sono avvenute diverse esplosioni di serbatoi di gpl. Sono a lavoro ancora le squadre di terra di Vigili del fuoco e del personale Aib (Anti incendio boschivo) della Regione Toscana, in attesa dei canadair e degli elicotteri.

Senza sosta anche il lavoro del nucleo Sarp dei Vigili del fuoco, attraverso il sorvolo di un drone con termocamera, che ha monitorato l'andamento dei fronti di fuoco per capire l'evoluzione e l'avanzamento dell'incendio, aiutando nella gestione dello scenario del personale Tas (Topografia Applicata Soccorso) e al direttore delle operazioni.

Aria irrespirabile a Monfalcone

È proseguita per tutta la notte l'attività anche da parte dei Vigili del fuoco dell'intero Friuli Venezia Giulia assieme ai colleghi sloveni, alla Guardia forestale e alla Protezione civile per domare e limitare le fiamme che da ieri mattina divampano sul Carso. L'assenza di
vento ha limitato i pericoli, in particolare per le case di Sablici, la frazione di Doberdò del lago, in provincia di Gorizia, da cui comunque sono state evacuate una ventina di abitazioni. Il ristagno dell'aria ha invece provocato un picco notturno elevatissimo di Pm10 nella città di Monfalcone nella quale in molti quartieri l'aria era letteralmente irrespirabile: secondo le rilevazioni dell'Arpa Fvg nella notte si sono registrati picchi di 1.600 microgrammi per metro cubo, un livello altissimo se si considera che il limite giornaliero è di soli 50 microgrammi. La situazione ha costretto la sindaca Anna Cisint a emettere un'ordinanza che prevede «l'obbligo di uscire di casa solo indossando la mascherina Ffp2, la sospesione dello svolgimento di attività commerciali su area pubblica e del mercato in piazza e il divieto di svolgere attività sportiva» all'aperto. La Fincantieri ha deciso di chiudere lo stabilimento.

Trieste ancora isolata

Trieste resta ancora isolata dalle grandi direttrici stradali. Sono ancora chiuse al traffico l'autostrada A4, nel tratto tra Redipuglia e Sistiana, la strada del Vallone e la ferrovia Venezia-Trieste nel tratto tra Monfalcone e Duino Aurisina. Dall'alba si sono già alzati in volo nuovamente i Canadair, gli elicotteri dei Vigili del fuoco e della Protezione civile Fvg. In merito alle cause del rogo, sembra escludersi al momento l'azione dolosa da parte di piromani: il primo focolaio pare sia stato innescato dalle scintille provocata dalla frenata di un treno. Il forte vento che spirava in quel momento sul Carso e la vegetazione secca avrebbero alimentato rapidamente le prime fiamme formando poi tre grossi roghi su un fronte di chilometri.

«Al momento non ci sono le condizioni per la riapertura dell'autostrada A4 nel tratto interessato dall'incendio nel Carso», si legge in una nota della concessionaria autostradale Autovie Venete. «La circolazione dei mezzi potrà riprendere solo quando verrà garantita completamente la sicurezza degli utenti della strada e del personale», prosegue il comunicato.

Coldiretti: danni per 10mila euro ad ettaro

Secondo una stima della Coldiretti, per ricostituire i boschi ridotti in cenere dal fuoco ci vorranno fino a 15 anni con danni all'ambiente, all'economia, al lavoro e al turismo. Nelle aree bruciate dagli incendi, sottolinea la Coldiretti, saranno impedite tutte le attività umane tradizionali e la scoperta del territorio da parte di appassionati ma viene anche a mancare un importante polmone verde. «Ogni rogo - spiega l'associazione degli agricoltori - costa agli italiani oltre 10mila euro all'ettaro, tra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici delle aree devastate». Se il divampare delle fiamme è favorito dal clima anomalo con alte temperature e siccità, a preoccupare sottolinea la Coldiretti, è la «disattenzione e l'azione dei piromani con il 60% degli incendi che si stima sia causato volontariamente». Le alte temperature e l'assenza di precipitazioni hanno inaridito i terreni favorendo l'innesco degli incendi nelle campagne e nei boschi spesso abbandonati a causa della chiusura delle aziende agricole che non possano più svolgere una funzione di controllo e monitoraggio per intervenire tempestivamente.

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