martedì 17 giugno 2025
Nel centro brianzolo un progetto educativo si è strutturato grazie alla collaborazione virtuosa tra il Comune e la parrocchia. Alle attività iscritti 900 ragazzi, tra cui 35 con diverse fragilità
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A Desio l’estate è accessibile e inclusiva. L’oratorio della cittadina brianzola – intitolato alla Beata Vergine Immacolata – propone un Grest a misura di ragazzi con disabilità. La sperimentazione è cominciata lo scorso anno, quando sono stati accolti venticinque ragazzi con bisogni educativi speciali che in parte hanno seguito le attività insieme agli educatori e in parte si sono cimentati come animatori. Quest’anno l’iniziativa seguirà in modo più strutturato grazie a una collaborazione che la parrocchia ha avviato con il Comune di Desio, che ha dato la disponibilità a fare in modo che gli educatori della cooperativa Codebri, incaricati di seguire questi ragazzi durante l’anno, li accompagnino anche nelle attività estive in parrocchia.

«Tutto è cominciato tre anni fa – spiega Claudia, mamma di un bambino con disabilità e capofila del progetto – quando noi genitori e frequentatori assidui della parrocchia abbiamo posto il tema dell’inclusività del nostro oratorio, soprattutto durante l’estate. I sacerdoti si sono mostrati molto ricettivi alla questione e hanno anzitutto incontrato le famiglie per capire l’interesse e le specifiche situazioni in modo da mettere in campo un piano adeguato per rispondere a quelle esigenze». Naturalmente provare ad organizzarsi da soli, senza educatori professionali, è impossibile e insostenibile e così è avvenuto il contatto con l’amministrazione pubblica, con l’obiettivo di ripristinare una vecchia prassi attiva a Desio in passato per cui gli educatori d’estate seguivano i bambini con fragilità ovunque andassero, dai centri estivi comunali al Grest oratoriano. «È giusto che le famiglie abbiano la libertà di scegliere dove mandare i figli e non si trovino costretti a dover aderire alle proposte comunali, sempre supportate dagli educatori, solo per mancanza di alternative» sostiene Claudia.

Così oggi alle attività estive – cominciate lunedì e in programma fino all’11 luglio nei tre oratori della città – si sono iscritti 900 bambini, di cui 35 ragazzi con diversi tipi di fragilità. «È una grande sfida» ammette don Pietro Cibra, coordinatore della pastorale giovanile desiana, perché «per sostenere questo progetto, per i numeri e il tipo di difficoltà dei ragazzi, ci vorrebbe qualche educatore specializzato in più dei quattro che il Comune alla fine ci ha garantito… Ma non ci tiriamo indietro». La parrocchia, da parte sua, non può sostenere il costo di operatori aggiuntivi oltre ai tre educatori laici incaricati di coordinare le attività estive nella loro interezza insieme al sacerdote e alle religiose presenti. È questo il motivo per cui recentemente è stato presentato un progetto alla Fondazione Cariplo, la quale ha scelto l’oratorio di Desio per un finanziamento di 80mila euro che, però, per vedere la luce, dovrà essere cofinanziato anche da altri enti del territorio.

«Da parte nostra – ribadisce don Pietro – abbiamo realizzato alcuni incontri di formazione per volontari ed educatori per l’accoglienza di bambini con disabilità e ci piacerebbe pensare a un focus anche durante il corso animatori. Non basta, però: serve avere a disposizione persone con competenze specifiche e una precisa volontà politica e sociale che presti attenzione a queste fragilità».

Nonostante le difficoltà, l’oratorio di Desio non rinuncia mai all’inclusione che anzi è ormai diventata la sua cifra distintiva: da sette anni la società sportiva locale ha promosso una squadra di calcio integrato, che include nelle formazioni anche dodici ragazzi con disabilità cognitive dai vent’anni in su. «Ho allenato tanti anni squadre tradizionali – spiega il dirigente Dino Cavalleri che guida il team insieme al mister Riccardo Figini – ma questa è tutta un’altra storia: certo, bisogna formarsi prima di cominciare ma poi ci si diverte. Si è liberi dall’ansia di prestazione, si gioca solo per il piacere di giocare e ci si sorride sempre in modo genuino, indipendentemente dal risultato». La compagine conta otto giocatori di cui cinque con disabilità, arruolati nei centri diurni e in quelli psichiatrici del circondario dove la società sportiva ha imparato a farsi conoscere. La squadra di calcio integrato si allena una volta alla settimana ed è iscritta a un campionato Csi. «Abbiamo partecipato anche a tornei residenziali in giro per l’Italia – ricorda Cavalleri – e per i ragazzi sono esperienze fortissime». L’integrazione non si ferma qui: quest’anno la squadra ha allungato la panchina con alcuni giovani coinvolti in procedimenti penali, ai quali il giudice ha imposto un anno di messa alla prova da scontare proprio con allenamenti e partite condivise con i ragazzi con disabilità. «All’inizio vengono malvolentieri, poi rimangono affascinati da questi ragazzi che li accolgono benissimo. E, quando hanno finito di scontare la pena, rimangono».

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