venerdì 11 agosto 2023
Mancano camici bianchi, infermieri professionali e fisioterapisti. L'allarme è stato lanciato da anni, ma la politica non ha risposto. Ora iniziano ad arrivare dall'estero per tamponare le falle
Mancano i medici

Mancano i medici - ANSA

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La sanità ha «un problema di sistema e abbiamo urgenza di cambiarlo. Lo stiamo dicendo da tempo, ma nel frattempo 10 medici al giorno abbandonano gli ospedali in età non pensionabile, è drammatico». Così Pierino Di Silverio, segretario nazionale del sindacato dei medici e dirigenti del comparto del Servizio sanitario nazionale, Anaao Assomed, ospite di “Agorà Estate”, su Raitre che, in un passaggio del suo intervento, cita anche un altro “numero” - ancora più efficace in questi giorni di vacanze estive - che riguarda i medici ospedalieri: «Abbiamo - dice - 5 milioni di giorni di ferie non godute, questo significa che non andiamo nemmeno in ferie».

Il problema, che investe anche la professione infermieristica, sta portando alcune Regioni ad adottare misure straordinarie, come l’assunzione di camici bianchi da altri Paesi. Dalla Lombardia alla Sicilia, passando da Sardegna e Calabria, per citare alcuni casi, sono sempre più numerosi i professionisti provenienti dall’estero, in gran parte dei casi si tratta di medici dudamericani.


La stagione estiva, con il personale sanitario a ranghi ridotti per le ferie, è sempre stata un periodo di difficoltà per chi deve curarsi. Ma la scarsità di medici e infermieri nelle strutture del Servizio sanitario nazionale (Ssn) è in realtà un problema di tutto l’anno, che si trascina da tempo.

È di pochi giorni fa la fotografia scattata dall’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp) che segnalava come il personale medico del Ssn si sia ridotto di 41mila unità tra il 2008 e il 2018, con un parallelo progressivo aumento dell’età media, che nel 2020 era di 51 anni per i medici e 47 per gli infermieri. E le condizioni di lavoro favoriscono l’esodo del personale dal Ssn, se le lamentele maggiori riguardano la retribuzione e le prospettive di carriera, nonché lo sforzo fisico.

La difficoltà a trovare risposte alla carenze – ancor più dopo il giro di vite voluto a fine marzo dal Governo verso la possibilità di assumere “gettonisti” dalle cooperative – ha portato alcune Regioni a rivolgersi a medici e infermieri provenienti dall’estero per colmare i vuoti di organico.

Ultimo in ordine di tempo, martedì 8 agosto, è stato l’arrivo del primo medico argentino all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento. Nel capoluogo siciliano per il malfunzionamento del Pronto soccorso si era registrato anche un sit-in dei sindaci. Il prefetto di Agrigento, Filippo Romano, ha reso noto, dopo un tavolo tecnico, che «nei prossimi giorni ne arriveranno altri» non solo per il pronto soccorso, «ma anche per altri importanti reparti ospedalieri».

Di pochi giorni prima, il 4 agosto, è l’arrivo di 120 medici cubani all’aeroporto di Lamezia Terme per essere impiegati negli ospedali calabresi. Hanno ricevuto il benvenuto del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, e si vanno ad aggiungere ai 51 arrivati a dicembre 2022, che prestano servizio in quattro ospedali della provincia di Reggio Calabria. Il presidente calabrese ha anche sottolineato che c’è piena complementarietà tra personale in loco e personale in arrivo dall’estero. «Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo assunto in Calabria 2.500 unità di personale sanitario». I medici cubani sono specializzati non solo in emergenza-urgenza (uno dei campi più in difficoltà), ma anche in ortopedia e cardiologia. Ora svolgeranno un corso intensivo di italiano, grazie alla collaborazione dell’Università della Calabria.

Da Sud a Nord Italia, in provincia di Varese sono in arrivo, in autunno, 12 infermieri dal Sudamerica: due argentini e dieci paraguayani. Lo scorso 21 luglio si sono svolti i colloqui con i primi candidati, e il 2 agosto è stata formalizzata l’assunzione dei dodici (sette donne e cinque uomini), di età compresa tra 24 e 39 anni. Sono tutti in possesso della qualifica professionale conseguita nei loro Paesi, che permette loro – in base alla normativa vigente – di esercitare in via temporanea la professione infermieristica in Italia fino al 31 dicembre 2025.

Nel maggio scorso, anche la Regione Sardegna aveva aperto la possibilità di reclutamento di medici e infermieri stranieri, in possesso dei requisiti di legge, secondo un avviso pubblicato dall’assessorato alla Sanità per incarichi a tempo nella sanità pubblica e in quella privata accreditata. Un’iniziativa che aveva ricevuto l’approvazione di tutte le forze politiche regionali, nonché il plauso del presidente dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) e del movimento Uniti per unire, Foad Aodi: «In Italia i medici professionisti della sanità di origine straniera sono 77.500 di cui 22mila medici, 38mila infermieri e 5mila farmacisti, 5mila fisioterapisti e altre figure sanitarie».

Pochi giorni fa lo stesso Aodi (che è membro della commissione Salute globale della Federazione nazionale Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Fnomceo) ha presentato un bilancio del contributo dei medici stranieri dal gennaio 2022 a oggi. «È aumentata la richiesta di medici, infermieri e fisioterapisti del 35% da parte delle strutture pubbliche e private – segnala Aodi – maggiormente dalla Sicilia, Sardegna, Veneto, Lombardia, Umbria, Lazio, Calabria, Puglia, Molise». Il che ha permesso di evitare, segnala Aodi, «la chiusura di più di 250 servizi in strutture sanitarie pubbliche e private, poliambulatori, medicina generale e pediatri».



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