giovedì 30 aprile 2009
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Stefania Salmaso è la direttrice del Centro nazionale epidemiologico dell’Istituto superiore di sanità. Dall’osservatorio di Influnet, la rete nazionale di medici di famiglia che segnalano settimanalmente i casi di influenza stagionale, ridimensiona l’allarme per la febbre suina. Che coi maiali, precisa, non ha più nulla a che fare. Meno che mai coi prosciutti.Per il sottosegretario Fazio l’influenza suina è meno aggressiva di quella tradizionale...Non sembrerebbe molto severa, di tutti i casi esportati non ne è morto nessuno. Molti sono casi di lieve entità. Anche in Messico non sappiamo se hanno identificato tutti i potenziali malati e di cosa sono morti questi 150: i morti accertati di febbre suina sarebbero molti di meno. E quei decessi erano legati a complicanze come polmoniti. È un altro problema, non è un’infezione virale così grave per cui si muore. Tra i casi di cui sappiamo di più, perché cittadini europei o statunitensi, non è morto nessuno.La polmonite, presa in tempo, può essere curata...È di origine batterica, quindi curabile con antibiotici, completamente diversa dall’influenza.È bene specificare che chi muore in Italia di influenza, muore per complicanze?Esatto. Solitamente sono persone anziane. La campagna vaccinale è rivolta soprattutto agli ultra 65enni. Ma è completamente diverso. Ogni anno d’inverno c’è un eccesso di mortalità medio, per polmonite e influenza, pari a 1.800 decessi. L’allarme attuale c’è perché il virus è nuovo, sufficientemente diverso da quelli che circolavano prima per essere molto contagioso. Ma non vuol dire che il quadro clinico sia più severo.Potrebbe contagiare molte più persone perché nessuno ha sviluppato gli anticorpi?Certo. Questo è il concetto della pandemia. Come fu non tanto nel ’18 con la "spagnola", della quale abbiamo poca documentazione medica, ma nel ’57 con l’"asiatica". O nel ’68 con la "Hong Kong". Pandemie, ma comunque non terribili. Da dieci anni Influnet ci dice che sono dai 2,5 ai 6 milioni gli infettati. Se un’influenza colpisce molta più gente, ci potrà essere un eccesso di mortalità maggiore. Nel ’70 è stato circa doppio. Sono situazioni cicliche. Ormai, dopo l’aviaria, sappiamo organizzarci.Ma l’aviaria è stata del tutto diversa: nessuna trasmissione da uomo a uomo, solo da animale.Infatti. Quello era un virus animale che, come incidente di percorso, ha "beccato" uomini molto esposti. E quei casi erano effettivamente molto gravi.Perché l’influenza suina, se riguarda l’uomo, è chiamata ancora così? E possiamo continuare a mangiare affettati e lombatine?È una denominazione inappropriata. Ormai i suini non c’entrano niente: il virus ha ricombinato caratteristiche sia del virus dei maiali che di quello umano. Questo nuovo ceppo riguarda solo gli uomini, gli organismi internazionale ora parlano di nuovo virus Ah1n1. La carne di maiale non c’entra assolutamente niente. È una malattia respiratoria trasmessa dall’uomo.E per il vaccino? Quello stagionale serve?Può fare ben poco contro un ceppo nuovo. Ma l’Europa ha già registrato due formule di vaccini pandemici: aspettano solo di essere tarati sul nuovo virus per essere prodotti.
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