lunedì 5 aprile 2021
Nel capoluogo ricostruzione privata all'80% e pubblica al 60%. Nel cratere un terzo delle pratiche concluse. Il sindaco Biondi: rinascita non è più solo sulla carta
Un momento della fiaccolata in ricordo del 6 aprile 2009 di alcuni anni fa

Un momento della fiaccolata in ricordo del 6 aprile 2009 di alcuni anni fa - Ansa/Claudio Lattanzio

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Basta passeggiare per i vicoli del centro storico per rendersi conto, che poco alla volta, la vita sta tornando nel cuore dell’Aquila. Qualche bar per prendere un caffè, lo "struscio" sotto i portici (coprifuoco permettendo), i rumori della ricostruzione, gru e cantieri ormai diventati tangibile speranza di rinascita, le strade strette tra ponteggi e teli. Non c’è però causa pandemia, per il secondo anno consecutivo, la fiaccolata notturna tra le strade della città per ricordare i 309 morti del sisma che colpì dodici anni fa L’Aquila e l’Abruzzo. Ma ci sono i lumini accesi alle finestre e un fascio luminoso a squarciare il buio all’ora del sisma, come memento e volontà di resistere. Come pure c’è il nuovo Parco della memoria con il suo obelisco e accanto, da ieri, un lenzuolo con i nomi delle vittime, a pochi passi dai palazzi-ecatombe, a diventare luogo di condivisione del dolore per aquilani e non, ma anche monito per il futuro. Perché sì tanti anni sono passati e ormai la città ha ripreso molte della sue forme originarie, ma molto altro resta da fare per palazzi pubblici e monumenti ricostruiti circa al 60%. Come c’è da fare ancora nelle frazioni e nei comuni del cratere, che pure si sono finalmente riempiti di gru.
Non a caso nella celebrazione in ricordo delle vittime, anticipata al pomeriggio per via delle restrizioni, l’arcivescovo dell’Aquila, cardinale Giuseppe Petrocchi, ha parlato di ricostruzione come «evento di Popolo» come anche di pandemia superabile se concepita come «impresa di Popolo». Perché proprio la tragedia del terremoto e l’anno caratterizzato dal Coronavirus sono entrambi eventi che richiedono una comunità unita, consapevolezza del «dramma condiviso». Da un lato, infatti, ricorda il cardinal Petrocchi, i morti del sisma «non appartengono soltanto ai loro parenti ma sono e rimangono nostri fratelli», come pure la battaglia dell’emergenza pandemica «non può essere gestita solo da una élite». Non bastano dunque «atteggiamenti virtuosi di una minoranza, che possono essere diluiti o azzerati da comportamenti dannosi di un’altra porzione di persone». Il nodo appunto sta tutto nella «coesione matura e fattiva», per evitare nel caso della pandemia i disastrosi «guasti sociali ed economici».
Così nel giorno in cui si ricorda «quanti dimorano al di là» dalla scossa delle 3.32, infatti, «si è esortati non solo a ricordare quei drammatici momenti del 6 aprile 2009: ma a farne memoria, vivendoli come Comunità ecclesiale e civile». Ma il passaggio successivo del presidente della Ceam (Conferenza episcopale Abruzzo e Molise) è sulla «volontà perseverante di ricostruire» degli aquilani, popolo di grande fede, che ha tra i suoi cromosomi identitari «la resilienza al sisma» e la «tenacia del ripartire». Ed è perciò «dal gene della ripartenza» che si sviluppa «il genio del reinventarsi, pure davanti alle macerie, una esistenza non solo ri-adattata ma re-inventata e di nuovo conio».
Anche se l’anniversario è un giorno difficile per tutti, il sindaco del capoluogo abruzzese Pierluigi Biondi, non nasconde che «la città inizia a manifestarsi in tutta la sua bellezza, sul fronte della ricostruzione ormai la strada è in discesa e si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel». Insomma la ricostruzione ora «non è solo sulla carta». Nel capoluogo, infatti, ormai moltissimi hanno ripreso possesso delle loro abitazioni, visto che sono ormai concluse più di 28mila pratiche e sono in fase istruttoria le ultime 1.100 che dovrebbero vedere la luce entro il 2021. Per le opere pubbliche della città, invece, si è da poco superato il giro di boa. Nei 56 comuni del cratere, al contrario, gli interventi conclusi sono circa un terzo (7.592 su 23.240) e altri 662 cantieri sono aperti, per un totale complessivo impegnato di 1,82 miliardi. A cui vanno aggiunti 185 interventi approvati per opere pubbliche, per un valore di 70 milioni, e 106 interventi sulle scuole per 100 milioni di euro.

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