venerdì 2 giugno 2023
Il castello di bugie, il figlio vissuto come ostacolo, la fuga di fronte alla verità svelata. E l'assenza di emozioni: nel barbaro assassinio di Giulia un copione sempre uguale di più vite parallele
Alessandro Impagnatiello

Alessandro Impagnatiello - Fotogramma

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Lucia Bellaspiga

«Mentre io e Giulia ci confidavamo scoprendo che ci aveva tradite entrambe, Alessandro ha chiamato Giulia e lei lo ha invitato a raggiungerci. Ma lui non lo ha fatto, anzi, è uscito prima dal lavoro». È un copione ben noto quello del narcisista, che vive più vite parallele, nessuna reale, e una volta scoperto crolla miseramente come il suo castello di carte. Anche Alessandro Impagnatiello, il (presunto) assassino di Giulia Tramontano, reo confesso, corrisponde all’identikit, già padre di un bimbo avuto da una prima relazione, da mesi contemporaneamente amante delle due donne cui prometteva amore, entrambe in attesa di un figlio. Giulia, la fidanzata ufficiale, incinta di sette mesi, Allegra, l’amante ignara, reduce da un aborto “volontario”...

Ad ognuna delle sue donne il narcisista fa credere che lei è la sola, la sceglie sensibile, fa leva sulla sua generosità. «Nell’estate del 2022 ho conosciuto Allegra – confessa agli inquirenti –, veniva dall’Inghilterra e non aveva amici e questa sua fragilità mi ha fatto avvicinare a lei». Adocchiata la vittima, tesse la tela. Più tele in contemporanea, senza confondersi. È attento a dosare verità e mistificazioni, così le prime rendono verosimili le seconde. Definizione di fattoide: un fatto del tutto privo di fondamento, ma amplificato al punto da essere percepito come vero. E il narcisista vive di fattoidi. Si vede bello come il Narciso del mito, in uno specchio che però non riflette la sua immagine, ma la bellezza delle vittime cui ha rubato le qualità. Chi infrange il suo specchio, allora, rischia la vita.

E spesso ad infrangerlo è proprio lo sbocciare di una vita che non era messa in conto: Thiago, il bambino cresciuto sette mesi nel grembo di Giulia, l’ostacolo che si frapponeva tra lui e la sua nuova fiamma. Così il Dna falsificato per dimostrare ad Allegra che quel figlio non era suo, ma poi, smascherato l’inganno, l’eliminazione del figlio attraverso la morte della madre. La cronaca gronda di femminicidi perpetrati non per gelosia ma al contrario per intraprendere una nuova relazione. Figli ingombranti quando ancora devono nascere, come nel caso indimenticabile di Marilia, incinta al quarto mese, uccisa dieci anni fa dal suo compagno, ex pilota brillante, bello, ricco e sposato, che l’aveva attirata in trappola, strangolata e cosparsa di benzina per bruciare il corpo di madre e bimbo. Figli ingombranti anche dopo, come nella strage di Motta Visconti, 2014, dove un padre invaghito della collega (che non lo corrispondeva) ha ucciso con lo stesso coltello la moglie e i due piccoli di 5 anni e 20 mesi, «erano l’ostacolo al mio amore». Poi ha raggiunto gli amici per vedere la partita.

Giulia e Allegra insieme hanno rotto lo specchio di Alessandro, ed è questa l'unica nota di grande umanità in una storia disumana, l'alleanza di due donne, non contro ma per: l'una aiuta l'altra, addirittura Allegra offre a Giulia di ospitarla in casa, «non tornare da lui!», ha fiutato il pericolo. Non così Giulia, che vuole guardarlo negli occhi. Mai concedere al narcisista un ultimo colloquio, avvertono gli psichiatri, ma le sue vittime, appunto, sono donne di cuore.

“Baby, dove sei?”, scrive a Giulia il suo assassino, “Ci stiamo preoccupando tutti!”. Poi l’ultimo sfregio, «si era colpita il collo da sola, io le ho inferto 3 o 4 colpi per non farla soffrire». Narciso non ha emozioni. L’assassino di Giulia e di Thiago ha confessato senza una lacrima.




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