mercoledì 27 settembre 2023
Il governo, Mattarella, Macron e Steinmeier al rito laico. Il ricordo del figlio Giulio e della nipote Sofia. Gianni Letta archivia il "golpe bianco". Ravasi: quando muore un giusto brilla una stella
Sergio Mattarella saluta la vedova Napolitano

Sergio Mattarella saluta la vedova Napolitano - Ansa

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L’Europa, il Parlamento, la famiglia. E il grande amore per l’arte, il suo interrogarsi - da non credente - sulla trascendenza. C’è tutto questo di Giorgio Napolitano, nel funerale laico nella “sua” Camera dei deputati, che lo vide presidente nei cruciale biennio 1992-1994 che segnò la fine della Prima Repubblica. La salma arriva a Montecitorio, dalla Camera ardente al Senato, dove ha ricevuto il saluto di tanti cittadini e uomini delle istituzioni, e quella inedita e sorprendente di papa Francesco, a cui il figlio Giulio rivolge un «deferente ringraziamento per un gesto che ci ha emozionato».

Il presidente emerito non c’è, le sue spoglie mortali, avvolte nel Tricolore, restano fuori dall’emiciclo, nella sala dei ministri. In prima fila ex presidenti delle Camere e ed ex premier: Bertinotti, Fini, Boldrini, Casini, Draghi, Grasso, Conte, Enrico Letta, Monti, Prodi e D’Alema. Più defilato, Renzi. Gli ultimi a fare ingresso con Sergio Mattarella (che saluta la moglie Clio, sulla sedia a rotelle) i capi di stato e di governo stranieri e quelli emeriti. Il presidente francese Macron e l'ex presidente Hollande, il presidente tedesco Steinmeier e il primo ministro albanese Edi Rama, la duchessa di Edimburgo Sophie Helen. In tribuna amici e compagni di cordata, da Veltroni a Bersani, da Castagnetti a Camusso, da Franceschini a Bassolino. La segretaria del Pd Elly Schlein, quello della Cgil Maurizio Landini e della Cisl Luigi Sbarra.

Governo al gran completo, ma la distanza, non solo temporale, si avverte. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana ricorda «una delle figure più rilevanti della storia repubblicana». Il suo omologo al Senato Ignazio La Russa lo definisce «orgoglioso della sua storia politica».

Il figlio Giulio cita le «buone battaglie» e le «cause sbagliate» di cui parlò in un’autobiografia del 2005, in riferimento soprattutto all’invasione russa in Ungheria. Si commuove, la nipote Sofia May, figlia di Giovanni, l’altro figlio. «Orgogliosa» ricorda le personalità che le presentò, tra cui la Regina Elisabetta. E poi Stromboli e a Capri, «luoghi a lui cari».

Anna Finocchiaro ricorda l’«ossessione» per le riforme e «il parlamentare che è stato, soprattutto». Che oppose l’immunità alla Guardia di Finanza ai tempi di Mani pulite, ma si impegnò a «rendere palese il voto sulle autorizzazioni a procedere». Si rivolge infine a «famiglia e avversari», commossa, per dire «in piena coscienza» che Napolitano «ha speso la sua vita per l’Italia, e ad essa appartiene la sua memoria».

Gianni Letta parla dei «momenti difficili» col governo Berlusconi. Parla di «due persone così lontane», alle quali «non vennero mai meno la volontà e la forza di mantenere il rapporto nei binari della correttezza istituzionale. Lo posso dire in coscienza perché ne sono personalmente testimone», dice, archiviando la tesi del “golpe bianco” del 2011. E se vi furono momenti di «tensione», spera ora che «lassù possano chiarirsi».

Giuliano Amato tocca un capitolo «doloroso», quello del consigliere Loris D’Ambrosio morto d’infarto. Difende la scelta di Napolitano di ordinare la distruzione di conversazioni presidenziali «casualmente acquisite a processo» per non minare «le attribuzioni del capo dello Stato». L’europeista, presidente della commissione Affari istituzionali a Strasburgo viene ricordato invece da Paolo Gentiloni: «Fu precursore della svolta atlantica» del Pci, e lo fu anche sulle migrazione nelle «politiche di inclusione».

Infine il suo rapporto con l’arte e l’infinito, tema di cui si occupa il cardinale Gianfranco Ravasi con «quattro istantanee». L’incontro, da ministro dell’Interno, alla Biblioteca ambrosiana. Quelli, poi, dal 2010, che ebbe con Benedetto XVI, segnati da «grande sintonia» e autori in comune come Thomas Mann, E la passione per Dante. «A Palazzo Giustiniani mi mostrò una una miniatura della Divina Commedia, e mi confidò che quotidianamente ne leggeva alcune pagine», ricorda. I concerti offerti al Papa, poi. Una volta dopo aver ascoltato l’Ave verum Corpus di Mozart, il K618, mi disse: «Sono stati 4 minuti di bellezza ultraterrena». Ravasi porta un «fiore ideale» sulla sua tomba. Lo fa citando il profeta Daniele: «Coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle, per sempre».

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