giovedì 19 febbraio 2015
Domani il nuovo decreto. Il ministro Poletti: fase di transizione per le collaborazioni. Abolizione in arrivo per le associazioni in partecipazioni ma non per contratti
di somministrazione e a chiamata.
COMMENTA E CONDIVIDI
A due giorni dal Consiglio dei ministri che varerà il decreto sulla semplificazione delle tipologie contrattuali, il ministro del Lavoro Poletti conferma ai sindacati il superamento dei contratti a progetto. Si va quindi verso uno stop alla stipula di nuovi co.co.pro mentre per quelli già in essere, ha detto il ministro, bisogna «gestire la transizione». Domani il governo, in un impegnativo vertice che esaminerà anche una parte della delega fiscale e il disegno di legge sulla concorrenza, dovrebbe poi varare in via definitiva i primi due decreti legislativi della riforma del lavoro: quello che introduce il contratto a tutele crescenti (ridotte rispetto ai contratti già in essere) e quello sui nuovi ammortizzatori sociali. Su quest’ultimo tema resta da sciogliere il nodo delle risorse, con la possibilità di dover introdurre una clausola di salvaguardia che scatterebbe qualora i fondi stanziati nella legge di Stabilità (1,5 miliardi più altri 400 milioni tra 2015 e 2016) non fossero sufficienti a tutelare tutti i nuovi disoccupati.  Ora con il terzo decreto attuativo del jobs act, Poletti punta a ridefinire il limite tra lavoro autonomo e dipendente, chiarendo meglio le fattispecie delle varie collaborazioni e cercando di evitare che nascondano forme di lavoro subordinato. In questo quadro si pone l’addio agli attuali co.co.pro, contratti che oggi interessano circa mezzo milione di perso- ne. Un passaggio sul quale, ha ammesso il ministro, non c’è stata ancora discussione e il Cdm potrebbe «tradurre diversamente» questo «orientamento». L’esecutivo punta comunque a riformare il contratto a progetto «per chiarire meglio i confini tra lavoro subordinato e lavoro autonomo». «La scelta non è pregiudiziale e ideologica – ha spiegato – devo chiedermi cosa succede se abrogo una forma contrattuale per evitare che questo porti a un aumento del lavoro nero e indirizzare, invece, tutto verso una forma a tempo indeterminato». Più difficile invece cancellare i co.co.co (collaboratori coordinati e continuativi), secondo Poletti. Sarà invece abolita l’associazione in partecipazione mentre rimarranno in piedi i contratti di somministrazione e a chiamata sui quali «non siamo riusciti a immaginare soluzioni alternative». Infine per il contratto a tempo determinato resterà il limite massimo dei 36 mesi vigente. Le reazioni del mondo sindacale all’incontro con Poletti rispecchiano gli equilibri degli ultimi mesi: Cgil e Uil, insoddisfatte, criticano il governo; la Cisl esprime un giudizio più articolato. «L’unica tutela crescente è per gli imprenditori », ha commentato il leader Uil, Carmelo Barbagallo, la montagna ha partorito il topolino». «Sembra più una manutenzione che un disboscamento delle forme contrattuali precarie», ha aggiunto la dirigente Cgil Serena Sorrentino. Per la Cisl bene il contratto a tutele crescenti che «può diventare una svolta culturale», afferma Gigi Petteni, ma per quanto riguarda il riordino delle tipologie bastano «4-5 forme contrattuali per soddisfare le esigenze del mondo del lavoro reale».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: