venerdì 19 dicembre 2014
​Incontro con sindacati e imprese. Il ministro: ascoltiamo tutti ma poi decide il governo. Indennizzo minimo per licenziamenti ingiustificati tra i 3 e i 6 mesi.
Province, i sindacati: pronti ad occupazioni al oltranza
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Sì al dialogo con le parti sociali sulla riforma del lavoro, ma nessuna trattativa. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti sgombra subito il campo nell'incontro a Palazzo Chigi tra il governo, i sindacati e le principali associazioni delle imprese avrebbe detto che l'esecutivo prenderà le sue decisioni nel rispetto della delega". Il governo, ha inoltre sottolineato il ministro del Lavoro, sempre secondo quanto viene riferito da alcuni partecipanti, "ha mantenuto l'impegno di confrontarsi e discutere" con le parti sociali sui decreti attuativi del Jobs act, "pur nella consapevolezza di una diversità di valutazioni soprattutto con i sindacati che hanno scioperato". Poletti ha anche ribadito che i tempi previsti dalla delega sono "brevi: sei mesi al massimo entro i quali i decreti devono essere completati".Poletti, conferma alle parti sociali che il governo pensa di inserire nel primo decreto delegato al Jobs act del 24 dicembre la possibilità di reintegro per i licenziamenti ingiusti di natura disciplinare solo nel caso in cui il lavoratore dimostri la insussistenza materiale del fatto. Per esempio, qualora il lavoratore perda il posto perché accusato di furto, sarà reintegrato solo se dimostrerà che il reato non è mai avvenuto. La norma sarà applicata a partire dal 2015 e riguarderà i nuovi assunti a tempo indeterminato con il contratto a tutele crescenti. Resta invariato il diritto al reintegro in caso di discriminazione, mentre scompare totalmente per i licenziamenti economici. L'indennizzo minimo per il licenziamento ingiustificato nelle imprese oltre i 15 dipendenti dovrebbe essere tra i 3 e i 6 mesi. Il ministro non ha menzionato l'ipotesi di licenziamenti per scarso rendimento, circolata ieri e bocciata dalla sinistra Pd, né il cosiddetto opting out, cioè la possibilità che l'azienda, anche qualora condannata al reintegro, possa scegliere di risarcire il lavoratore con un maxi indennizzo ma senza ridargli il posto. Al Consiglio dei ministri della vigilia di Natale non dovrebbe essere presentato invece il secondo decreto, quello sugli ammortizzatori sociali, finalizzato ad ampliare la platea dei beneficiari dell'Aspi a un ulteriore milione di lavoratori tra contratti a progetto e a termine. Il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, intervenendo alla riunione, ha lamentato che il governo parla solo di licenziamenti nonostante dichiari di avere a cuore l'occupazione dei giovani: "Se le cose fossero così come le avete dette vi promettiamo lotte crescenti", sulla scia dello sciopero generale con la Cgil del 12 dicembre. La Uil ha rilanciato ieri uno studio secondo cui, grazie al taglio strutturale dell'Irap e alla decontribuzione triennale previsti in legge di Stabilità per i nuovi assunti, le imprese potrebbero avere dei benefici ad assumere per poi licenziare. "Questi benefici potrebbero variare dai 763 euro ai 5.000 euro se si licenzia entro il primo anno (a seconda dei mesi di indennizzo); mentre se si licenzia alla fine dei 3 anni i benefici variano dai 12 ai 15.000 euro", si legge nello studio. Si è considerato il costo dell'indennizzo pari a 1,5 o 2 mensilità per anno lavorato, calcolando anche l'ipotesi di fissare un'indennità minima di 3 o 4 mensilità se il licenziamento avviene entro il primo anno. La convenienza, per la Uil, scomparirebbe solo in presenza di redditi superiori ai 30mila euro.
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