venerdì 18 marzo 2011
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Un maggiore coinvolgimento, anche di carattere economico, dell’Unione europea per far fronte all’emergenza immigrati, un rinnovato impegno di solidarietà nei confronti del Paesi del Nord Africa e l’obbligo di proteggere i migranti in difficoltà. Sono questi, in sintesi, i risultati di un accordo raggiunto ieri al termine di una lunga telefonata tra la commissaria Ue agli Affari interni, Cecilia Malmström e il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. «Abbiamo trovato un’intesa comune, dobbiamo prepararci per ogni possibile scenario, finanziariamente così come con misure operative concrete», ha detto Malmström, che, proprio a fronte delle risorse straordinarie impiegate dall’Italia per fronteggiare la crisi immigrazione, ha aperto alla possibilità di un supporto straordinario. «A seconda delle circostanze cui dovranno far fronte gli stati membri», ha sostenuto la commissaria e in base alle richieste dei Paesi in difficoltà e anche dell’intervento operativo degli altri, «potrebbero essere aumentate le risorse umane e tecniche di Frontex (l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne, ndr) in vista dei bisogni futuri». Intanto, sul piano meramente finanziario, la Commissione europea, a detta di Malmström, «sta anche analizzando come fare il miglior uso possibile dei fondi di emergenza già disponibili a livello Ue». Non una cifra particolarmente cospicua: si tratterebbe di circa 25 milioni di euro stanziati però per tutta l’Unione. Dopo avere ottenuto da Maroni le informazioni più aggiornate sugli ultimi sbarchi e sullo stato di particolare difficoltà in cui versano i centri di accoglienza italiani, la commissaria si è detta «molto preoccupata», aggiungendo che la Commissione «sta monitorando attentamente la vicenda» degli sbarchi. «Siamo d’accordo che la nostra risposta comune dovrà essere basata sul principio di solidarietà» non solo con gli stati membri ma anche «con il Nord Africa», ha evidenziato. Nel corso della telefonata con Maroni, Malmström, che ha «accolto con favore gli sforzi che l’Italia ha fatto, negli ultimi giorni, per evacuare cittadini di Paesi terzi, principalmente di nazionalità eritrea, dalla Libia», ha anche ribadito che «gli obblighi di protezione restano fondamentali» e che «dobbiamo prestare particolare attenzione alle persone vulnerabili e a quelle che hanno bisogno di protezione internazionale nel quadro di una risposta europea, a cui dobbiamo assicurare la protezione a cui hanno diritto sotto le leggi internazionali ed europee». In primo luogo, ha tenuto a precisare, «la garanzia che ci sia il rispetto del principio di non respingimento». Intanto, è stato deciso che a Lampedusa saranno presto allestite due tendopoli dove saranno ospitate circa 500 persone. La più grande sarà realizzata nell’area della ex base militare Loran; l’altra troverà spazio nella zona che circonda la Casa Fraternità gestita dalla locale parrocchia, dove attualmente sono ospitati 200 migranti. Altri 2600 si trovano nel centro di accoglienza. Qui la situazione non muta: l’estrema precarietà è determinata dal fatto che la disponibilità massima della struttura è di 'appena' 850 posti.
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