giovedì 19 dicembre 2013
Siamo uno dei Paesi più vecchi al mondo. La speranza di vita alla nascita: 79,4 anni per gli uomini, 84,4 per le donne. Cresce la spesa previdenziale, cala quella per la sanità.
COMMENTA E CONDIVIDI
In Italia la speranza di vita alla nascita (79,4 anni per gli uomini e 84,4 anni per le donne) continua a subire l'influenza positiva di riduzione dei rischi di morte a tutte le età. Lo sottolinea l'Istat nell'Annuario statistico 2013. Nel 2011 l'indice di vecchiaia, cioè il rapporto tra la popolazione anziana di 65 anni e oltre e quella 'giovanè da 0-14 anni - con 148,6 anziani ogni 100 giovani - colloca l'Italia al secondo posto fra i Paesi europei nel processo di invecchiamento della popolazione, preceduta solo dalla Germania (155,8%). L'elevata sopravvivenza, unita al calo della fecondità, rende l'Italia uno dei Paesi più vecchi al mondo.

Sempre l'Istat fa sapere come la spesa previdenziale appaia in crescita nel 2012, sia in rapporto alla spesa pubblica corrente sia in rapporto al Pil (rispettivamente, +0,7 e +0,6 punti percentuali sul 2011). "Tale crescita - spiega - è imputabile, da una parte, alla maggiore spesa per le prestazioni tese al mantenimento del salario (cassa integrazione guadagni e indennità di disoccupazione) nonostante la crescita più contenuta registrata per la spesa per le pensioni e le rendite e, dall'altra parte, ad una minore crescita della spesa pubblica corrente e, soprattutto, alla decrescita del Pil registrata nel 2012". Invece la spesa destinata all'area sanitaria nel 2012 registra una calo in termini d'incidenza sulla spesa corrente (-0,3 punti percentuali rispetto all'anno precedente), calo superiore a quello già osservato nel 2011 (-0,2 punti).Le donne diventano mamme sempre piu avanti negli anni. Secondo l'ultima rilevazione Istat contenuta nell'Annuario presentato oggi, 31,4 anni è l'età media al parto in Italia, un valore fra i più alti in Europa, superato solo da quelli di Irlanda e Spagna (31,5).Nel 2011 il numero medio di figli per donna si attesta a 1,39, in leggero calo rispetto all'anno precedente (1,41). Nell'Unione europea a 15 Paesi, l'Italia si colloca al quinto posto per bassa fecondità, preceduta da Portogallo e Regno Unito (1,35 figli per donna) e Spagna e Germania (1,36). Nell'Ue27, i paesi con il numero medio di figli per donna più basso sono Ungheria (1,23), Romania (1,25) e Polonia (1,30). L'Italia si posiziona al decimo posto.A livello territoriale nel Mezzogiorno si celebrano più matrimoni: il Sud presenta un quoziente pari al 4,1 per mille, valore che supera la media nazionale; seguono il Centro (3,4 per mille) e il Nord (3,1 per mille). I matrimoni civili crescono, passando dai 80.387 del 2011 a 86.654, mentre quelli religiosi subiscono una lieve decrescita nell'ultimo anno (da 124.443 nel 2011 a 123.428), ma continuano ad essere la scelta privilegiata dagli sposi (58,8 per cento). A livello territoriale: al Nord i matrimoni civili sono sempre quelli prevalenti (53,5 per cento contro il 41,2 per cento della media nazionale), al Centro sono praticamente equidistribuiti, mentre nelle regioni meridionali quasi tre matrimoni su quattro (74,9 per cento) vengono ancora celebrati con rito religioso.Prosegue la crescita dell'affido condiviso dei figli minori, che si conferma la soluzione più diffusa sia nei casi di separazione (nove su dieci) che in quelli di divorzio (quasi otto su dieci); scende, di conseguenza, il ricorso alla custodia esclusiva dei figli alla madre, che è stata fino al 2006 la tipologia di affidamento più frequente (8,5% contro 58,3% del 2006 per le separazioni; 21,2% contro 67,1% del 2006 per i divorzi). I figli minori coinvolti sono 67.713 nei casi di separazione e 25.212 in quelli di divorzio.Crescono ancora gli utenti di social network: secondo l'Istat nel 2013 si è registrato un incremento di circa 5 punti percentuali della quota di persone che partecipano a Facebook e Twitter (dal 48,1% al 53,2%), o consultano un wiki (dal 53,8% al 58,7%). In rialzo di circa 3 punti percentuali il numero di quanti effettuano telefonate e/o videochiamate attraverso la rete (dal 31,6% al 34,5%). L'evoluzione di Internet - spiegha l'Istat nel rapporto su Cittadini e nuove tecnologie - ha condotto ad una spiccata crescita della possibilità di interagire con gli altri: l'81,7% degli utilizzatori di 6 anni e più si è collegato per spedire o ricevere e-mail.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: