giovedì 22 luglio 2010
L'intervista al segretario della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi: così lo Stato strangola l'editoria, anziché aiutarla.
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«Che lo Stato diventi strangolatore è troppo!». A quattro mesi di distanza, il primo commento di Franco Siddi alla decisione del governo di tagliare le agevolazioni postali all’editoria è ancora di strettissima attualità. Era il 1° aprile, il giorno stesso in cui il decreto di taglio diventava operativo. Oggi come allora nelle parole del segretario nazionale della Fnsi, il sindacato dei giornalisti, si percepisce soprattutto allarme. «Con piccole botte una dietro l’altra si sta portando un settore come l’editoria a una crisi superiore a quella che ha investito a suo tempo Alitalia». Le stesse parole di allora.La differenza è che quello che sembrava dovesse essere un rischio grave, ma ancora da venire, sta diventando adesso drammatica attualità. In più c’è il problema che, mentre per Alitalia il governo si è attivato direttamente, in questo caso, siccome si tratta della stampa che è ormai considerata alla stregua di un nemico, nessuno interviene per sostenerla.Lei annotava che si eliminano le agevolazioni quando invece il problema è la mancata apertura del mercato postale.Continua a essere così. La fine del monopolio di Poste è stabilita per il 2011, ma niente è stato fatto in quella direzione. A questo punto sembra davvero tardi per rispettare la data. Al viceministro Paolo Romani, che ha la delega in materia, viene da chiedere se è in grado di dire quando si aprirà veramente il mercato postale. Se lo sa fornisca una data, dica quali sono i concorrenti. Si tratta di un evento fondamentale per il futuro del Paese. Tutti noi attendiamo risposte concrete.Tanto più che Poste è un’azienda di servizio pubblico...Esatto. È proprio per questo che il governo – e Romani nella fattispecie – deve avere maggiore determinazione e farsi carico del problema. Mi viene da chiedergli, anche, se non avverta con la sua responsabilità il disagio di questa incapacità del governo di incidere positivamente sull’editoria, moltiplicando, anzi, gli effetti negativi. L’accesso al pluralismo dell’informazione, che è un bene pubblico, passa in buona parte attraverso la diffusione in abbonamento. Se parte dell’informazione che sfrutta la spedizione postale deperisce, è la stessa società a deperire.Il rischio è che poi segua la morte. Quali informazioni ha la Fnsi a questo riguardo?Le notizie in nostro possesso parlano di alcune centinaia di testate che se non hanno ancora chiuso è solo perché sperano che entro l’autunno si trovi una soluzione. Nel complesso il rischio immediato è per circa tremila posti di lavoro, fra giornalisti, impiegati e poligrafici, oltre a un numero di collaboratori difficile da calcolare. Si pensi solamente che per un giornale solido come Il Sole 24 Ore, l’abolizione delle agevolazioni comporta una maggiorazione dei costi di produzione per 15 milioni. Una cifra che annulla in un solo colpo gli effetti positivi della riorganizzazione industriale alla quale il Sole si era sottoposto, di recente per affrontare la crisi del settore. Ecco: considerata l’importanza pubblica dell’informazione ci si aspetterebbe uno Stato protagonista nell’affrontare la crisi. Invece assistiamo al paradosso di uno Stato strangolatore.Anche le pubblicazioni della Fnsi hanno avuto difficoltà?Pensavamo di riportare da Internet al cartaceo il periodico Nella galassia dell’informazione, ma da bimestrale lo abbiamo passato a quadrimestrale perché se con le tariffe agevolate spedire 51mila copie ci costava 6.823 euro adesso ce ne costa 14.291,50 cioè molto più del doppio.Il sottosegretario Bonaiuti parla di Stati generali dell’editoria...Li annuncia da due anni, ma a forza di rinvii si rischia di arrivare "a babbo morto". Non siamo di fronte a una manovra dichiarata di bavaglio, ma continuando a tagliare fondi e agevolazioni si dimezzano le voci. Un bavaglio di fatto. Oggi incontriamo Bonaiuti e sentiamo cosa ha da dirci.
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