venerdì 23 agosto 2019
Il presidente della Fondazione per la sussidiarietà auspica la formazione di un nuovo governo. E da Rimini si appella alle forze politiche: servono dialogo, credibilità e ossessione per il bene comune
Giorgio Vittadini

Giorgio Vittadini

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Un premier che sia “ossessionato di rilanciare il Paese, una politica che non si limiti a comunicare, ma eserciti realmente il servizio al Paese, una manovra ragionevole e una difficoltà a dialogare con i partiti “populisti”, ma anche la ricerca di uno spazio. Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà ed esponente di punta di Comunione e Liberazione lancia questi messaggi al mondo politico nel giorno in cui a Rimini arriva il ministro dell’Economia e soprattutto il numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti, al quale chiede un atteggiamento «propositivo». Vittadini glissa però sul totopremier, nel momento in cui si parla di Marta Cartabia, giudice costituzionale è più volte ospite, come quest’anno, del Meeting. Come ogni edizione, la politica gioca un ruolo centrale nella kermesse, ma quest’anno la crisi di governo ha condizionato il dibattito anche a Rimini. Vittadini, che aprendo il Meeting ha parlato di governo costituente, in questa intervista si presenta ottimista sulla possibilità che si trovi un’incontro, superando le contrapposizioni ideologiche.

Quante volte, qui a Rimini, abbiamo “misurato” gli applausi a Berlusconi, a Prodi, a Bersani, a Letta: se venisse Conte quanto lo applaudireste?
Chi accetta il nostro invito a dialogare e a confrontarsi viene sempre accolto con favore: politici, persone di cultura, arte, letteratura, impresa, realtà sociali da ogni parte del mondo, rappresentanti di religioni diverse. Ogni anno siamo sorpresi di quanto sia condiviso il bisogno di incontrarsi, condividere pareri ed esperienze. D’altronde non c’è altro modo per costruire. E per essere cattolici.

Oggi viene il ministro Tria, che tipo di manovra vi aspettate?
Una manovra ragionevole, che non faccia finta di avere la bacchetta magica e di poter ignorare i vincoli esistenti. Nello stesso tempo, una manovra interamente dedicata al rilancio del sistema Paese con investimenti pubblici e privati, non con briciole sparse a destra e a manca.

Perché è così ostile al voto anticipato?
Per le ragioni appena dette. Siamo una barca alla deriva, la priorità è ritrovare una rotta. Una nuova elezione significherebbe un ennesimo stop alla vita del Paese nell’illusione che nuovi assetti di potere possano risolvere i drammatici problemi che stiamo affrontando. Non possiamo più tergiversare per risolverli.

Lei ha chiesto un governo costituente: pensa che sia davvero realizzabile?
Certamente. Ritrovare una cornice di criteri condivisi per il bene di tutto il sistema, non solo è realizzabile, ma è l’unica strada possibile. Soprattutto in un momento di grande impoverimento sociale e civile come questo. Credo che la politica debba recuperare il suo ruolo essenziale: essere a servizio dell’iniziativa che nasce dal basso, dalle persone e dalle formazioni sociali.

La formula del Meeting è collaudata – incontro tra identità diverse – ma quest’anno avete posto il tema della composizione del soggetto, in una società che ha perso di vista la relazione interpersonale e con la trascendenza. Questo tema però risente inevitabilmente delle identità: non crede che sia un tema non dialogabile?
No, penso esattamente il contrario: ognuno costruisce, scopre, approfondisce la sua identità nel dialogo e nel confronto. In un confronto aperto e libero, che non ha nulla da difendere, c’è solo da guadagnare.

Pare strano parlarne con un professore di Statistica, ma effettivamente al Meeting si incontrano persone che non si fermano all’analisi dei problemi, ma guardano la realtà più a fondo, cercano le evidenze positive. È questo atteggiamento che rende impossibile il dialogo con i populisti, che partono invece da posizioni distruttive e isolazioniste?
I cosiddetti populisti, secondo me, partono dal disagio – legittimo – che le persone vivono in questo momento. C’è una sofferenza e uno smarrimento che vanno ascoltati, ma certamente ciò che manca è il lavoro costruttivo, che cerca soluzioni, senza suscitare tanto clamore. È ciò che cerchiamo di fare al Meeting.

Oggi verrà Giorgetti: che ruolo può giocare in questa crisi?
Spero che come tutti abbia un atteggiamento propositivo e di dialogo come quello che ho appena descritto. Spero che la pacatezza e la ragionevolezza che lo contraddistinguono prevalgano nella sua parte politica.

Temi caldi come famiglia e adozioni, ma anche molta bioetica nel Meeting della Salute: non temete la forza “divisiva” di questi temi?
Non sono sicuro che siano davvero temi divisivi. Sono temi che riguardano tutti e per questo è più che mai importante affrontarli cercando di capire e approfondire i diversi punti di vista.

Il metodo Meeting presuppone una ricerca del bene comune che non è un’idea astratta ma l’incontro di esperienze accomunate da uno sguardo positivo. Può essere un metodo anche per i partiti di maggioranza e opposizione che sono implosi e sembrano alimentarsi solo di scontro ideologico?
La politica deve recuperare il suo vero ruolo, che non è la comunicazione, ma il servizio al bene della collettività. E questo bene è costituito di cose molto concrete su cui è sempre possibile trovare un terreno di incontro.

Chi vedrebbe alla guida del Governo, ora?
Non voglio partecipare alla lotteria dei nomi. È più importante capire quale figura è più adeguata in questo momento storico. Mi piacerebbe un premier low profile, che avesse l’“ossessione” di rilanciare il Paese, la capacità di tessere alleanze, la credibilità a livello internazionale, la passione per la comprensione dei fenomeni che animano la vita delle persone.

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