lunedì 23 novembre 2015
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Una reazione di civiltà e di coraggio. All’indomani della strage a Parigi è quanto ha sollecitato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, un richiamo forte al mondo della scuola a non cedere alle reazioni istintive, ad aprire confronti e riflessioni perché dallo sgomento e dalla paura si passi a scelte coraggiose che non lascino all’odio e ai violenti l’ultima parola. Ma i costruttori di ponti sono già al lavoro: la sfida educativa a non chiudersi, ad aprire porte e gettare ponti in questa Europa che sembra procedere più verso le barriere e la disintegrazione, l’hanno accolta da tempo, perché da tempo l’immaginazione ha lavorato invece sull’idea dell’integrazione degli studenti stranieri e ha prodotto buone pratiche su cui è importante confrontarsi. “L’idea di condividere cosa fa concretamente la scuola italiana, raccontando le azioni positive a proposito di diversità, di pregiudizi, di capacità di dialogo tra le religioni – racconta Vinicio Ongini, coordinatore dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli studenti stranieri e per l’intercultura del Miur - ci è sembrata urgente fin dai mesi scorsi, quando nell’Europa delle migrazioni si è aperto lo scenario dei muri. Muri materiali e prima ancora culturali. Per questo abbiamo pensato che la nuova sfida educativa dovesse partire dall’opposto della parola muro, e cioè dalla parola ponte. E ora, dopo le stragi di Parigi, questa sfida è ancora più urgente”.  Perciò, per esplorare nuove possibilità per la scuola italiana i “Costruttori di ponti” si danno appuntamento per un seminario promosso dall’Istituto Cervi e dal Miur il 27 e il 28 novembre a Gattatico ( Reggio Emilia) nella casa dei fratelli Cervi, luogo che custodisce la memoria di una storia coraggiosa. Proprio qui settant’anni dopo le scelte e il sacrificio che hanno cambiato la storia arriveranno insegnanti, esperti e ragazzi convocati da diversi luoghi del Paese per raccontare esperienze coraggiose di ponti costruiti con ragazzi di altri Paesi e culture. Tutti progetti incoraggiati e approvati dal ministero e realizzati con accordi bilaterali. “Ci saranno tra gli altri le scuole professionali toscane del progetto Scambiando s’impara – spiega Ongini - che da anni stanno dialogando con ragazzi e insegnanti di quella regione cinese da cui provengono gran parte degli immigrati impiegati nelle nostre aziende artigiane. Dialogo significa classi che vanno e vengono, sindaci, presidi e insegnanti cinesi che arrivano in Toscana a tener viva la cultura e la lingua materna dei figli degli immigrati e contemporaneamente insegnano il cinese ai nostri”. E ci saranno i ragazzi del progetto Pitagora Mundus della Calabria dove piccoli centri e scuole in abbandono hanno trovato nuova vita grazie ai giovani di altri Paesi chiamati a studiare l’italiano e ad acquisire per un anno competenze professionali da spendere a casa loro. Un progetto emblematico della possibilità di accogliere come una ricchezza gli apporti culturali degli altri. “In tempi in cui le migrazioni vengono vissute come una minaccia che si subisce, un’invasione, – conclude Vinicio Ongini - il rovesciamento di prospettiva è un ponte che ha permesso persino a noi la riscoperta inaspettata della nostra cultura. Pitagora Mundus racconta di giovani stranieri che vengono a spese dei loro governi ma soprattutto arrivano invitati e che poi portano la nostra cultura nel loro Paesi”. Abbiamo bisogno di costruttori di ponti, di portatori di utopie concrete, persone nuove capaci di mettere insieme le diversità senza rinunciare alle proprie radici. “È quello che la scuola italiana cerca di fare ogni giorno dal punto di vista educativo con gli stranieri, attraverso la mescolanza degli studenti nelle classi, segnali di accoglienza e di tolleranza”. Con quel coraggio e quella civiltà oggi ancora più preziosi.
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