lunedì 16 gennaio 2023
Ancora troppo lunghi i tempi d'attesa. Per il candidato di centrosinistra e 5stelle è inaccettabile la diminuzione dei presidi territoriali: «No all'autonomia a firma Calderoli e alla Pedemontana»
Pierfrancesco Majorino

Pierfrancesco Majorino - Fotogramma

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«Sono d’accordo con Don Colmegna dobbiamo parlare di salute intesa come condizione della persona che ha bisogno di assistenza e dei suoi familiari». Lo dice Pierfrancesco Majorino, candidato del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle alla presidenza della Regione Lombardia (successivamente seguiranno le interviste a Letizia Moratti e ad Attilio Fontana), per il quale è necessario «giungere a politiche uniche sociosanitarie. Dando un senso alle Case di comunità che devono diventare strutture capaci di favorire l’accompagnamento verso i percorsi di cura».

Mancano pochi giorni alle elezioni regionali. Una delle materie di esclusiva competenza della Lombardia è la Sanità. Secondo lei la recente riforma è solo da adeguare o da rivoluzionare un’altra volta?

La riforma Moratti-Fontana non ha portato alcun beneficio alle liste d’attesa. È ingiusto e inaccettabile non essere curati in tempi dignitosi. Non ha risolto lo squilibrio tra sanità pubblica e privata . La riscriverò con il pieno coinvolgimento delle associazioni dei medici, degli infermieri, delle professioni sanitarie, dei pazienti, dei loro familiari senza dimenticare il terzo settore.

Secondo lei quali sono le principali criticità dei territori, quali risposte servono ai cittadini?
Rimanendo sull’ambito salute direi che è stata ridotta in maniera preoccupante la presenza di presidi sanitari territoriali. Alcuni lombardi devono affrontare autentici viaggi per raggiungere un presidio ospedaliero. Specie nelle aree interne. L’ulteriore criticità riguarda il trasporto pubblico locale. Stiamo parlando di un livello di servizi non all’altezza. Da Milano a Sondrio ci vogliono più di 2 ore. In treno Come cinquant’anni fa. Non passa giorno che Trenord “offra” ai pendolari un servizio fatto di ritardi, soppressioni , viaggi su convogli le cui condizioni sono non accettabili. Senza dimenticare la sicurezza. Abbiamo avuto una carrellata di dichiarazioni di Fontana in questi anni ma le soluzioni adottate al momento sono dei “pannicelli” caldi: è un dato di fatto.

La Lombardia è da sempre la locomotiva d’Italia e fra le Regioni motore dell’Unione Europea. Tuttavia stanno emergendo sacche di povertà, cosa può fare la Regione?

Mi colpiscono le file sempre più lunghe davanti a Pane Quotidiano e alle mense Caritas. Come Regione non possiamo girarci dall’altra parte. Pensiamo solo al tema casa. In Lombardia ci sono circa 160mila alloggi pubblici, di cui 110.000 gestiti da Aler. Ben 15.000 alloggi di Aler sono vuoti. Sono troppo pochi gli appartamenti ristrutturati e troppo lenta è l’assegnazione di quelli disponibili. Per contrastare la povertà abitativa occorre un’interpretazione ampia del concetto di “abitare” aggiungendo anche il segmento di servizi di welfare e serve una politica per l’affitto con l’introduzione di un canone concordato attraverso fondi regionali che offrano garanzie pubbliche. Ma più in generale occorre un rafforzamento complessivo delle politiche sociali.

È d’accordo sul fatto che alla Lombardia dovrebbe essere concessa una maggiore autonomia, oltre a risorse economiche per le nuove materie di competenza?

Non credo che la riforma proposta da Calderoli sia la soluzione giusta: per me dovrebbe essere riaperta la discussione. Vanno aiutati i comuni trasferendo a loro le risorse. È un tema sparito. No all’attacco alla scuola pubblica: la regionalizzazione è per me l’anticamera della privatizzazione della scuola pubblica. Sono d’accordo sulla gestione regionale della sanità, a patto che si salvaguardi il carattere pubblico.

La giunta Fontana si sta impuntando su Pedemontana, un’autostrada in via di completamento da anni e che sembra lontana dai bisogni dei territori su cui andrà impattare, con costi ambientali e paesaggistici notevoli. In caso di una sua vittoria questa opera che fine farà?

Condivido assolutamente la contrarietà di molti sindaci della zona al completamento di Pedemontana. È necessario mettersi al tavolo e confrontarsi per non realizzare questa infrastruttura. Ritengo invece prioritario il prolungamento della M2 promesso da Cologno Monzese a Vimercate e la Regione avrà un ruolo da protagonista investendo risorse per concretizzare questo progetto atteso.

Qual è la sua idea di mobilità sostenibile per la Lombardia?

Ritengo necessario un piano straordinario e una programmazione chiara per interconnettere la nostra Regione con l’Europa e le grandi arterie infrastrutturali. Lo sviluppo di mobilità sostenibile passerà attraverso la manutenzione straordinaria dell’esistente, il potenziamento dei collegamenti ferroviari regionali e interregionali e la gara europea per la gestione del servizio regionale dei treni. E in ultimo abbonamenti integrati, tariffe differenziate e gratuità del trasporto pubblico locale per gli Under 25.

Lei ha concretizzato l’idea di “Campo largo”, ovvero l’asse con il Movimento 5 Stelle, pensata dal segretario nazionale del Pd.

Enrico Letta. In caso di sconfitta questa alleanza fra i dem e la sinistra più radicale e il cinque stelle sarà ancora proponibile come alternativa al centrodestra?

Siamo arrivati a un accordo con il Movimento 5 Stelle che ha portato a un programma condiviso. Siamo partiti dal basso ed è stato seguito un metodo. Non ragiono in termini di sconfitta. Perché vinceremo e gireremo la pagina dopo 28 anni.

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