giovedì 12 gennaio 2023
La figlia venne uccisa brutalmente nel 2018, ma ancora non c'è chiarezza. Il nodo della violenza sessuale in tribunale. «No all'odio, ma giustizia. Trovo coraggio nella Bibbia»
Pamela Mastropietro

Pamela Mastropietro - Ansa

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Nessun odio contro chi è ancora alla sbarra con l’accusa di aver ucciso, stuprato e fatto a pezzi, cinque anni fa, a Macerata, sua figlia Pamela Mastropietro, i cui resti furono rinvenuti dentro due trolley in un fosso vicino Pollenza. Ci vuole coraggio, per una mamma, a non provare odio nei confronti di chi è già stato condannato all’ergastolo in primo e secondo grado per delitti così atroci compiuti sulla persona a lei più cara. Ma per il pusher di origine nigeriana Innocent Oseghale, Alessandra Verni si aspetta ora che, nella quarta sentenza, sia fatta finalmente giustizia. «Chi ha sbagliato deve pagare».

Il processo bis riprenderà il 25 gennaio e alla fine potrebbe esserci uno sconto di pena per l’imputato: la mamma della 18enne romana brutalmente uccisa pretende perciò che ognuno, alla Corte d’Assise di Perugia – alla quale la Cassazione ha rimesso gli atti per valutare se la vittima sia stata effettivamente stuprata da chi l’ha poi uccisa, smembrata e ne ha occultato i resti – faccia il proprio dovere senza lasciare nulla di intentato. Che si sveli la “vera verità”. Sacrosanto diritto. Ciò che stupisce di questa donna è la forza d’animo e la combattività nonostante il dolore rimasto intrappolato nella sua anima.

Signora Verni, come vive la lunga vicenda giudiziaria per l’omicidio di sua figlia Pamela e che cosa le dà il coraggio di continuare a lottare?
Ho sempre avuto fede. Credere in Dio mi ha aiutato molto ad affrontare – io sì – l’ergastolo di gran dolore che sto affrontando dopo il massacro di Pamela. Ho resistito e resisto, anche grazie alla vicinanza dei miei familiari e di alcune persone che mi sono state vicine e che mi hanno aiutato a rimanere forte. Sono state tantissime, e continuano ad esserlo, le manifestazioni di affetto e di vicinanza nei miei confronti. Anche se poi, di fronte al dolore, ai pensieri, ai dubbi, ai rimorsi, si rimane fondamentalmente in solitudine.

Quale messaggio vuole dare alle famiglie che hanno vissuto una tragedia grande come la sua?
Il messaggio è quello di rimanere forti, nonostante il dolore immane. Penso ai genitori di Desirée Mariottini (la 16enne di Latina uccisa nel quartiere San Lorenzo di Roma il 19 ottobre del 2018, ndr) e a quello che hanno fatto a Saman Abbas (“sparita” a Novellara nel 2021, ndr), ma anche ad altri casi. L’alternativa sarebbe quella di “andare giù”, ma poi non si avrebbe la forza di lottare per la giustizia e per far sì che quello che è accaduto al proprio caro, e alla sua famiglia, non succeda più ad altre persone. Penso spesso a un passaggio del Deuteronomio, letto tempo fa, che recita: “Siate forti, fatevi animo, non temete e non vi spaventate di loro, perché il Signore tuo Dio cammina con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà. Il Signore stesso cammina davanti a te; egli sarà con te, non ti lascerà e non ti abbandonerà; non temere e non ti perdere d’animo!”. Ecco, questo è l’incoraggiamento che mi sento anche di dare a chi soffre, a qualunque fede appartenga.

Che significa per lei “fare giustizia”, nel caso di sua figlia che scosse l’Italia per l’efferatezza?
Sembrerà una frase fatta, ma a lei pare logico che oggi sia considerata violenza sessuale una pacca sul sedere o anche solo un apprezzamento magari esagerato, mentre su Pamela ancora si debba discutere se sia stata pure violentata o no? Due Corti di Assise, quella di Macerata e quella di Ancona, hanno accertato anche l’esistenza di questo reato e non capisco perché ora sia stato rimesso in discussione. Una ragazza che si era appena allontanata da una comunità terapeutica, cessando l’assunzione dei medicinali che le venivano somministrati, con una patologia psichiatrica grave, senza telefono, senza soldi, forse impaurita e con la voglia di tornare a casa. Insomma: una giovanissima in stato di bisogno di cui tutti potevano approfittare.

Lei è stata ricevuta al Quirinale dopo aver inviato al presidente della Repubblica una lettera-appello indirizzata anche alla premier e al ministro guardasigilli. E martedì scorso è stata ricevuta anche dal sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari. Cosa chiede alle istituzioni poliiche?
Che si faccia chiarezza su alcuni aspetti generali, processuali e non, che hanno riguardato Pamela: è stato fatto tutto il possibile? E, quel che è stato fatto, è stato compiuto nel giusto modo? Sono stati esplorati tutti gli aspetti potenzialmente di interesse investigativo?

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