mercoledì 5 maggio 2010
Nuova formulazione del divieto di registrazioni fraudolente. Restano le pene ai cronisti, l’avvocato di Berlusconi tenta di mediare. Forse il testo in aula domani. Finocchiaro (Pd): con norme così il caso Scajola non sarebbe emerso. È muro contro muro tra maggioranza e opposizione.
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C’è un emendamento che salva i servizi segreti dalle asperità della futura legge sulle intercettazioni, nel testo all’esame della commissione Giustizia del Senato. Resta, infatti, anche dopo la riformulazione da parte del relatore Roberto Centaro (Pdl), il carcere fino a 4 anni per chiunque esegua registrazioni o riprese video di dialoghi «in modo fraudolento» salvo, appunto, che queste avvengano nell’ambito «della difesa della sicurezza nazionale». La norma in sé è stata subito rinominata dal Pd «emendamento D’Addario», dal nome della signora che trascorse una notte a Palazzo Grazioli con il premier Silvio Berlusconi e la "documentò" con un registratore portatile. In realtà, l’obiettivo sono in primo luogo le trasmissioni televisive che "rubano" dichiarazioni con telecamera e microfono nascosti. Ma è evidente che il divieto colpirebbe anche il giornalista che, per riportarne fedelmente il contenuto e poter replicare a eventuali smentite, registra un’intervista o una conversazione senza avere l’accortezza di dirlo al suo interlocutore.Per questo è sceso ieri in campo il senatore del Pdl Piero Longo, l’avvocato di fiducia (insieme a Niccolò Ghedini) del presidente del Consiglio: porta la sua firma il sub-emendamento depositato ieri che considera punibili le registrazioni "abusive" solamente «qualora se ne faccia uso illecito». Una formulazione che tutelerebbe i cronisti corretti e che il relatore Centaro si è detto disponibile a recepire.Per il resto, in commissione permane il muro contro muro tra maggioranza e opposizioni. Lo stesso clima di scontro che c’era la scorsa settimana, quando l’esame del provvedimento era slittato a ieri in concomitanza con la manifestazione di protesta della Fnsi, il sindacato dei giornalisti, una cui delegazione era stata ricevuta dal presidente del Senato Renato Schifani.Per il governo e per il Pdl, quello delle intercettazioni si annuncia come un impegnativo banco di prova, non solo per l’importanza che il premier attribuisce alla riforma, ma anche per verificare la tenuta del partito dopo lo "strappo" di Gianfranco Fini e della sua pattuglia di parlamentari. Ieri è stato superato il primo esame di compattezza, con la bocciatura di 20 emendamenti delle opposizioni. Ne restano ancora circa 400, di cui soltanto una dozzina sono targati centrodestra. Eppure il presidente della commissione Filippo Berselli (Pdl) conta di smaltire tutto il lavoro entro oggi o domani, per poter trasmettere poi il testo all’assemblea.Un proposito che si scontra con la mole delle votazioni in programma, ma soprattutto con le dichiarazioni di belligeranza del Pd. «Interverremo su ogni singolo emendamento e faremo ricorso a ogni strumento messo a disposizione dal regolamento», ha avvertito il senatore democratico Felice Casson, al quale non piace la nuova formulazione del divieto di registrazioni abusive: «Non risolve i problemi, perché continua a limitare la libertà di stampa e le investigazioni. È inconcepibile che siano esentati i servizi segreti e non la stampa. Eppure, i primi non sono tutelati dalla Costituzione come lo è l’informazione».Antonio Leone del Pdl ha parlato di «ostruzionismo irresponsabile». Ma i capigruppo di Pd e Idv al Senato hanno ribattuto indirettamente che, se questa riforma delle intercettazioni fosse già stata in vigore, niente si sarebbe saputo della vicenda che ha condotto alle dimissioni il ministro Claudio Scajola.Per il ministro della Giustizia Angelino Alfano, invece, con la nuova legge «si troverà finalmente un punto di equilibrio» fra il diritto alla riservatezza dei cittadini, quella alla libertà di espressione e informazione e il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale.: «Noi non difendiamo solo il potere dei magistrati e dei giornalisti – ha detto – difendiamo 60 milioni di cittadini».I NODI«Gravi indizi di reato»Nel testo originario il magistrato poteva autorizzare le intercettazioni solo in presenza di «evidenti indizi di colpevolezza»: l’emendamento che il governo ha depositato in commissione al Senato sostituisce questa dizione con quella, meno restrittiva, di «gravi indizi di reato».Pene severe per i cronistiLe proposte di modifica del relatore Roberto Centaro (Pdl) prevedono sensibili inasprimenti delle pene per chi viola la legge: fino a 6 anni per chi rivela atti coperti dal segreto istruttorio; arresto fino a 2 mesi e ammenda fino a 20mila euro per i cronisti che pubblicano le intercettazioni.Registrazioni abusive vietateReclusione da 6 mesi a 4 anni per chiunque filmi o registri dialoghi «in modo fraudolento». La norma era stata accantonata, ma la nuova versione formulata da Centaro ha solo escluso la punibilità delle operazioni fatte «per la difesa della sicurezza nazionale». Ora, però, un subemendamento firmato da Piero Longo (Pdl) considera punibile la registrazione fraudolenta solo «qualora se ne faccia uso illecito».Onorevoli più tutelatiSe le conversazioni intercettate riguardano, anche casualmente, un parlamentare, è sempre necessaria l’autorizzazione della Camera di appartenenza.
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