mercoledì 16 febbraio 2011
COMMENTA E CONDIVIDI
Bruxelles ha intenzione di proporre entro l’estate norme europee per regolamentare le intercettazioni a difesa della privacy. Lo ha annunciato ieri a Strasburgo Viviane Reding, vicepresidente della Commissione europea e responsabile di Giustizia e Diritti fondamentali. «Quello che ho in mente - ha spiegato la Reding - è di istituire una regolamentazione uniforme europea per la difesa della privacy. Non intendo proporre una authority europea che sostituisca quelle nazionali, ma far sì che queste abbiano chiare norme europee per la protezione uniforme della privacy, aggiornate anche alla luce dello sviluppo delle nuove tecnologie». In molti Stati, ha osservato il Commissario Ue, «le discussioni sull’uso delle intercettazioni emergono sistematicamente». Il problema è «proteggere la privacy dei singoli dagli abusi dello Stato, ma colpisce anche i giornalisti. Attualmente la protezione dei dati personali è attuata in modo molto diverso da Stato a Stato», ha concluso.Sostanzialmente d’accordo con la necessità di contemperare privacy e diritto-dovere dell’informazione gli schieramenti degli italiani al Parlamento europeo. Mario Mauro, capodelegazione Pdl, ricorda che il diritto comunitario «tende sempre a privilegiare i diritti della persona rispetto alle categorie». E propone un esempio ironico, per spiegare la necessità di armonizzare i diritti (come privacy e libera circolazione). «Mi chiamo Mills, un nome a caso. Vengo intercettato secondo le leggi italiane. Ma, da cittadino britannico, mi ritengo penalizzato alla luce della mia legislazione sulla privacy». Mauro, infine, ritiene che la «Reding di certo non è partita dalla nostra situazione. Ma ormai in Europa hanno capito che da noi c’è un conflitto tra ordine giudiziario e politica. L’armonizzazione potrebbe aiutarci ad avere un rapporto più sereno nel contemperare diritto alla privacy e di informazione». Anche il capodelegazione del Pd David Sassoli vede con favore «standard europei che siano di riferimento per tutti. In alcuni Paesi non è permesso nulla, in altri tutto». Il problema si pone, come ha fatto notare la Reding, per la presenza di tecnologie in grado di superare i confini. «Perciò è importante che ci siano regole, vincoli che tutelino la privacy dall’ingerenza dello Stato. Ora inizia l’iter verso una direttiva, vedremo».D’accordo con un intervento Ue – anche se scettico sulla sua praticabilità – Tiziano Motti (Udc). «Oggi le tecnologie viaggiano molto più velocemente del legislatore». Lo dimostra la difficoltà che sta avendo la direttiva sulla data retention (cioè la raccolta di dati di traffico sulla rete, attuata per difendere i bimbi dagli adescamenti). Poi certo è che «privacy e libertà all’informazione sono due pilastri della carta europea dei diritti». Ma sulle intercettazioni «il vero problema non sta nell’uso da parte dei magistrati e nell’aumento della privacy del cittadino, ma nell’utilizzo, o meno, del loro contenuto».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: