mercoledì 31 dicembre 2014
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«Davanti alle slot machine…ognuno è solo contro il proprio demone di ferro, paralizzato davanti alla stessa macchina, perché prima o poi, carica di monete com’è dovrà pur svuotarsi. No? E, soprattutto, il giocatore disperato pensa: 'Dopo averla nutrita così amorevolmente, arriva un altro che bello bello, magari con un unico tiro, raccoglie tutti i frutti che ho concimato io'. Insopportabile pensiero. E allora, meglio rimanere aggrappati alla macchina dell’infelicità, non più per vincere, per non far vincere  un altro».  Chi direbbe che questa frase è stata scritta da Flavio Insinna, il 're dei pacchi' che tutte le sere su Raiuno miete record di ascolti facendo giocare ad Affari tuoi i concorrenti a caccia dello scatolone fortunato? Proprio per questo colpisce ancor di più che il suo secondo romanzo, «La macchina della felicità», appena edito da Mondadori, sia una decisa critica al mondo dell’azzardo che fa da sfondo una delicata storia d’amore e di riscatto ambientata in un casinò romano stile Las Vegas. Insinna, con occhio dolente e penna colorita, racconta una umanità ottenebrata dalle illusioni, ma anche la forza del protagonista (il controllore della sala da gioco) di riprendere in mano la sua vita. Dopo aver passato il giorno di Natale come sempre presso la comunità di Sant’Egidio a Roma e a poche ore dal Capodanno di Raiuno, che condurrà per la prima volta, Insinna racconta come nasce il romanzo. Come mai, dopo il primo romanzo dedicato alla scomparsa di suo padre, nel secondo si avventura tra roulettes, black jack, poker e slot machines? Avevo in mente una storia dove il protagonista maneggiasse tanti soldi, come la Borsa. Ma siccome non capisco il mondo della finanza, mi è venuto in mente quello dei casinò. Mi è capitato qualche volta di passarci una serata goliardica con gli amici, sempre senza fare follie. Da attore, abituato a studiare la gente, in quei luoghi ho sempre percepito a pelle la pericolosità del fascino dell’azzardo. È un attimo e puoi caderci dentro. Mi da i brividi la mentalità dei giocatori che compromettono la serenità delle famiglie, ma il cui unico pensiero, anche se indebitati, è: 'dove trovo i soldi per tornare a giocare?'. Ora poi che l’azzardo online è diventato devastante trovo patetici gli avvertimenti che invitano a 'giocare con moderazione'. Qualcuno potrebbe obiettare che anche 'Affari tuoi' è un gioco che a che fare con l’azzardo. Ci sono differenze fondamentali. Innanzitutto, mal che vada torni a casa come sei arrivato e non ti rovini, in più sei protagonista di uno show che sdrammatizza, con lo spirito della festa di paese. Comunque sento l’obbligo morale di guidare i concorrenti, invitandoli alla prudenza quando in ballo ci sono tanti soldi. Nel libro lei definisce le slot machine 'le macchine dell’infelicità'. Purtroppo sono sempre di più, ai bar, negli autogrill dove vedi tanti ragazzi o donne anziane che potrebbero essere mia madre con lo sguardo fisso nell’attesa che si allineino tre ciliegie. Sono sempre i più deboli a rimetterci e io sono preoccupato come cittadino Lei ha conosciuto personalmente persone rovinate dall’azzardo? Mi è capitato di conoscere persone che hanno fatto follie e poi sono finite maluccio. Un mio amico ha dovuto addirittura togliere il bancomat e il conto corrente alla madre che si giocava tutto fra un Bingo e l’altro. Una cosa molto triste. Però lascia intravedere una possibilità di riscatto. Si, perché nel libro c’è la mia ribellione, il mio provare a non semplicemente sopravvivere, ma a tornare a vivere di nuovo. Perché le vere 'macchine della felicità' sono le persone, siamo noi con quello che possiamo dare agli altri, siamo noi che possiamo scegliere. Il protagonista Vittorio è un uomo solo che, grazie all’amore per una donna provata dalla vita, riesce ad avere uno scatto di coscienza. Come dice Benjamin, 'abbi sempre il coraggio, se la tua vita non è dignitosa, di ripartire da zero'. E come dice papa Francesco questo momento di crisi ci offre l’opportunità di tirare fuori il meglio di noi. Basta lamentarsi, rimbocchiamoci le maniche. Sarà quello che augurerà agli italiani anche lei nella notte di San Silvestro in diretta su Raiuno? Idealmente sì. Questo Paese dovrebbe ritrovare la voglia di darsi una mano. Non ci voglio neanche pensare a un Paese che vuole respingere l’uomo che ci somiglia e che arriva qui affannato, infreddolito, disperato, gente che arriva dall’inferno e qui ne trova uno peggiore. Ho passato come ogni anno il Natale a Sant’Egidio, e il mio augurio per l’anno prossimo è di non trovarci neanche più un povero. Vorrei che si trovasse il lavoro per tanti padri e madri di famiglia. Il mio augurio per l’anno nuovo è: lavoro e buona volontà.
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