giovedì 20 marzo 2014
L’ex dg di Infrastrutture Lombarde, Rognoni arrestato ieri assieme ad altre 8 persone. Nel mirino appalti e gare accomodate. Democratici: ora chiarire.
Una sorta di Iri regionale

 

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Sono da poco passate le quattro del pomeriggio, quando la no­tizia degli 11 arresti eccellenti su un totale di 29 indagati (servizio a pagina 9 ), tra cui anche l’ex Ros Giu­seppe De Donno, tutti dirigenti o con­sulenti di primo piano con un passato o un presente in Infrastrutture Lom­barde, scuote i palazzi della Regione. Il Pd chiede subito al presidente della Lombardia Roberto Maroni di riferire in Consiglio regionale, mente il Movi­mento Cinque Stelle vuole lo stop ai la­vori per Expo. Non passano nemmeno due ore che da Palazzo di Giustizia arriva un nuo­vo scossone alle Istituzioni regionali. Il procuratore della Repubblica, Ed­mondo Bruti Liberati assieme al suo aggiunto Alfredo Robledo decidono di tenere una conferenza stampa, dove snocciolano uno dopo l’altro i 66 capi di imputazioni a carico dei fermati e degli indagati, che vanno dall’associa­zione per delinquere, alla turbativa d’a­sta alla truffa alla Regione al falso. C’è di tutto. In discussione ci sarebbero opere e appalti passati dal­la partecipata del­la Regione, tra il 2008 e il 2012. E non solo, perché sarebbero due le gare relative all’Ex­po che, secondo l’ordinanza, sareb­bero state «trucca­te ». La prima per incarichi di consulenza, pilotati da chi contava in Regione e in Infrastrutture lombarde, che secondo le accuse, sa­rebbero state assegnati “agli amici de­gli amici”. In ambito Expo, ci sarebbe anche un secondo appalto truccato: quello relativo ad «incarichi di consu­lenza legale affidati all’avvocato Fabri­zio Magrì (anche lui arrestato ieri, ndr) dalla società Arexpo spa». Società, chia­risce il gip, «costituita con una delibe­ra della giunta regionale con il fine pre­minente di procedere all’acquisizione delle aree per l’Esposizione». I timori che l’in­chiesta si possa al­largare, da vicende marginali di Expo, a qualcosa di più “sostanzioso” so­no molti. C’è pau­ra per un eventua­le fermo dei lavori, che porterebbe al fallimento dell’e­vento. Dalla so­cietà Expo Spa nessuna dichiara­zione ufficiale. Sono sereni, dicono dal quartier generale di via Rovello, perché l’indagine non riguarda la società Ex­po. Il commissario unico e ammini­­stratore delegato del grande evento Giuseppe Sala, questa mattina sarà in Prefettura per un incontro con il pre­fetto Paolo Francesco Tronca. Un gesto di trasparenza. Ma anche un incontro per assicurarsi che tutto va avanti, a spron battuto. Perché non c’è tempo da perdere. In serata arriva una nota anche da Arexpo: le indagini «non ri­guardano la società». Intanto, in mat­tinata, i militari della Guardia di Fi­nanza avevano già eseguito i primi ar­resti, fermando, per esempio, l’ex dg di Infrastrutture Lombarde Antonio Giu­lio Rognoni e il capo dell’ufficio gare e appalti Pierpaolo Perez. Un fulmine a ciel sereno. Il presidente della Lom­bardia, Roberto Maroni, di rientro da Roma dopo un incontro con il premier Matteo Renzi, dice: «Ho appreso con stupore la notizia dell’arresto dell’in­gegner Antonio Rognoni. Mi auguro che sappia dimostrare la sua estraneità ai fatti nell’interesse della Regione e delle società nelle quali ancora rico­priva importanti responsabilità». Qua­le subcommissario all’Expo, in passa­to Maroni, per stima, aveva caldeggia­to la candidatura di Rognoni. «Io pos­so solo dire che Rognoni – spiega invece il sindaco, Giuliano Pisapia – era già stato allontanato dal ruolo. Forse qual­cuno che invece di parlare opera, ave­va capito che era necessario un cam­biamento. C’è un’indagine in corso. Io ho fatto quello che dovevo fare, altri hanno parlato». ​
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