lunedì 24 agosto 2009
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La procura di Agrigento ventila l’ipotesi di una «rogatoria internazionale con Malta per l’ipotesi di omissione di soccorso». È possibile dunque che la giustizia italiana indaghi sulle responsabilità dell’isola-Stato, portando in tribunale il conflitto diplomatico. È chiaro, spiega il coordinatore dell’inchiesta Renato Di Natale, che per procedere in questo senso occorrerà «valutare il racconto dei cinque naufraghi eritrei». Insomma, prima bisogna verificare se davvero la motovedetta maltese che li ha accostati mercoledì, un giorno prima dello sbarco a Lampedusa, abbia rifiutato di imbarcarli, limitandosi a dargli viveri, carburante e salvagenti per proseguire verso l’Italia (versione smentita da La Valletta, che attribuisce ai superstiti la volontà di continuare il viaggio). Allo stesso tempo gli eritrei, spiega ancora il procuratore, «in base alle norme del decreto sicurezza potrebbero in teoria rispondere del reato di immigrazione clandestina, pur essendo nelle condizioni di fare richiesta d’asilo». Si tratta di ipotesi da verificare, la certezza è che al momento si procede contro ignoti per favoreggiamento dell’ingresso irregolare di extracomunitari e per omicidio colposo plurimo.In mare, intanto, continuano le ricerche dei 73 cadaveri che, a detta dei naufraghi, sono stati gettati in acqua per necessità negli oltre venti giorni di navigazione cieca (e ignorata da diversi imbarcazioni) nel canale di Sicilia. Tutte persone che sarebbero morte di stenti, fame e sete. Ieri il corpo di un uomo di pelle scura è stato recuperato dalle autorità italiane a sud di Linosa, ed è probabile che abbia fatto parte del tragico viaggio. Si tratta del nono avvistamento negli ultimi giorni: gli altri otto corpi, individuati dai maltesi, non sono stati tirati fuori «perché in acque libiche».L’ipotesi di una rogatoria internazionale si affaccia «in una vicenda giudiziaria complessa», ammette il procuratore Di Natale. L’episodio dell’omesso soccorso, continua, «è avvenuto in acque di competenza maltese, teoricamente dovrebbe essere la loro magistratura a procedere» (questa circostanza è smentita dal governo di La Valletta, per il quale la motovedetta è intervenuta in zona libica). I racconti delle quattro persone sinora ascoltate continuano però a puntare il dito contro l’isola, e allora il magistrato è costretto a ricordare che «il codice di navigazione internazionale obbliga a prestare soccorso in mare a chiunque si trovi in difficoltà, a prescindere dalla nazionalità». Il governo maltese, dal canto suo, fa sapere di essere a disposizione delle autorità italiane. Lo affermano il vice primo ministro Tonio Borg, anche in veste di titolare degli Esteri, e il ministro degli Interni Carmelo Mifsud Bonnici. In una conferenza stampa hanno ribadito la versione fornita venerdì dal portavoce delle Forze armate: i cinque eritrei, al momento dell’intervento della motovedetta erano in buone condizioni (addirittura «su di morale»), e hanno chiesto di continuare verso Lampedusa. D’altra parte, dalle colonne di un giornale nazionale, il Capo di Stato maggiore Carmelo Vassallo ha elencato di nuovo i dubbi sulla versione fornita dai naufraghi: in particolare, il generale ha sospetti sul numero di giorni passati in acqua e sulla capacità del gommone di portare quasi 80 persone (al massimo, dice, sono state usate più imbarcazioni).Decisivo per fare passi avanti nell’inchiesta condotta dal sostituto Santo Fornasier, e verificare il racconto dei superstiti, è proprio l’individuazione e il recupero dei corpi. L’uomo tirato ieri fuori dalle acque è quasi certamente un extracomunitario. Il cadavere si trovava a due miglia e mezza a sud di Linosa, ed è stato portato a Porto Empedocle da un mezzo delle Fiamme gialle.
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