mercoledì 16 gennaio 2013
​Si indaga per bancarotta e corruzione. Il segretario Maroni: «Fango perché avanti nei sondaggi». E smentisce che lui e Bossi abbiamo opposto l'immunità parlamentare. L'inchiesta, coordinata dal pm Ascione, parte dal crack della cooperativa "La Lombarda" fallita con un buco da 80 milioni di euro.​​
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​La Gdf di Milano, su ordine del pm Maurizio Ascione, ha perquisito le sedi di Milano e Torino della Lega Nord nell'ambito dell'inchiesta per bancarotta e corruzione con al centro presunte irregolarità sulle quote latte. Gli uomini della Guardia di finanza di Milano ieri sera sono entrati nella sede di via Bellerio e in quella di Torino del Carroccio con un decreto di perquisizione presso terzi per acquisire materiale informatico e cartaceo. L'inchiesta, coordinata dal pm Ascione, parte dal crack della cooperativa 'La Lombarda' fallita con un buco da 80 milioni di euro. Oltre alla bancarotta, gli inquirenti ipotizzano anche la corruzione perché, da quanto si è saputo, si sospetta di presunti versamenti di mazzette a funzionari pubblici e politici per interventi sia ministeriali che legislativi a favore degli agricoltori per ritardare i pagamenti sulle quote latte da versare all'Unione Europea. "La Lega non c'entra, l'inchiesta riguarda una società che non c'entra niente con la Lega". "Non hanno trovato nulla", noi "siamo terzi e quindi la questione è chiusa". Così il segretario della Lega Roberto Maroni sulle perquisizioni in via Bellerio per l'inchiesta sulle quote latte.Umberto Bossi e Roberto Maroni erano presenti, da quanto si è saputo, nella sede della lega di via Bellerio a Milano durante le perquisizioni della Gdf con al centro le quote latte. Presenti anche Roberto Calderoli e Roberto Cota. Su alcuni uffici i rappresentanti del Carroccio avrebbero sollevato la questione dell'immunità parlamentare e quindi la Gdf non ha potuto acquisire il materiale presente in quegli uffici.Ma il segretario della Lega seccamente smentisce: "La notizia riportata oggi da alcune agenzie di stampa e da alcuni siti web, ovvero che io e Bossi avremmo chiesto l'immunità per contrastare l'azione investigativa della Guardia Di Finanza avvenuta ieri presso la sede della Lega di via Bellerio, è totalmente falsa e priva di ogni fondamento. La Lega non c'entra nulla con questa indagine che riguarda una società cooperativa privata che non ha alcun rapporto con il movimento", afferma Maroni.L'inchiesta era partita dalla bancarotta della cooperativa di agricoltori milanesi 'La Lombarda' (in passato è stato condannato per il crack il legale rappresentante) e poi gli inquirenti hanno allargato le indagini su presunti episodi corruttivi, arrivando ad indagare anche in Piemonte. In passato sono stati sentiti a verbale dal pm anche gli ex ministri dell'Agricoltura Galan e Zaia, oltre all'ex presidente dell'Agenzia per le erogazioni per l'agricoltura, Dario Fruscio e all'ex capo di gabinetto del ministero delle Politiche Agricole, Ambrosio. Gli inquirenti stanno indagando in particolare sui rapporti commerciali tra 'La Lombarda' e altre società. Per il momento è stato notificato un decreto di perquisizione presso terzi, senza informazioni di garanzia per gli indagati.Anche Renzo Bossi, figlio di Umberto, è stato sentito a verbale, da quanto si è appreso, nelle scorse settimane nell'ambito dell'inchiesta. Nel maggio scorso, il pm milanese Maurizio Ascione aveva ascoltato come teste anche Gianna Gancia, presidente della Provincia di Cuneo e compagna dell'ex ministro leghista Roberto Calderoli, nell'ambito dell'inchiesta che ipotizza tangenti per 'appoggi politico-istituzionali' alla causa degli allevatori che negli anni non hanno pagato le multe dell'Ue sulle quote latte. Gli inquirenti nei mesi scorsi hanno sentito molte persone, secretando i verbali. Erano stati ascoltati anche l'ex ministro dell'Agricoltura, Luca Zaia, e Marco Paolo Mantile, che era vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari (quando il Ministero era guidato da Zaia).Contestualmente alle perquisizioni nelle sedi della Lega Nord, il pm Maurizio Ascione ha ascoltato a verbale come persone informate sui fatti, ieri sera, la segretaria amministrativa di via Bellerio, Daniela Cantamessa, e la segretaria della sede torinese, Loredana Zola. Perquisite anche le abitazioni delle due donne.Nel Cuneese, da quanto si è saputo, sono 'radicati' la maggior parte degli allevatori che negli ultimi anni non hanno versato le multe sulle quote latte (che dovevano andare all'Agea, l'agenzia per le erogazioni per l'agricoltura, e da qui all'Ue), ossia i versamenti dovuti per il latte prodotto in eccesso. Per una decina di anni, tra la fine degli anni '90 e il 2009, come sancito dalle recenti condanne in due processi, uno milanese (con al centro le cooperative 'La Lombardà e 'La Latteria') e l'altro torinese (il filone di indagini partì proprio da Cuneo), non sarebbero state versate multe per un totale di circa 350 milioni di euro. Stando a quanto si è saputo, le indagini puntano ad accertare se siano state pagate mazzette in cambio di appoggi politico-istituzionali sulla vicenda quote latte. Sarebbero stati accertati, tra l'altro, forti 'contatti' tra diverse società e aziende di produttori di latte piemontesi e lombardi, aziende come 'La Lombarda' di Alessio Crippa (condannato a 5 anni e mezzo per una presunta truffa da 100 milioni di euro sulle quote latte) che poi, secondo l'accusa, sarebbero state 'svuotate' dei profitti anche illeciti, divisi tra i vari soci.
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