martedì 21 giugno 2011
I magistrati di Napoli girano le carte ai colleghi della Capitale: nel mirino il ruolo svolto da Bisignani nell'appalto per l'informatizzazione di Palazzo Chigi.
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La Procura di Roma ha aperto un fascicolo, al momento senza indagati o ipotesi di reato, con gliatti dell'indagine napoletana sulla cosiddetta P4. Le carte sono giunte a piazzale Clodio: si tratta di circa un centinaio di pagine con "spunti di indagini su eventuali attività illecite" che per competenza territoriale i pm napoletani Francesco Curcio e John Woodcock hanno inviato ai colleghicapitolini.Uno dei filoni su cui si concentreranno i pm romani riguarda il ruolo svolto da Luigi Bisignani nell'appalto per l'informatizzazione di Palazzo Chigi poi finito alla società Italgo dell'imprenditore Anselmo Galbusera. Negli atti giunti sulle scrivania del procuratore aggiunto Alberto Caperna, che coordina il pool sui reati contro la pubblica amministrazione, vengono riferiti spunti investigativi sulla gara di appalto assegnata nella primavera dello scorso anno. Non è escluso che i pm romani affidino un'ampia delega agli uomini della guardia di Finanza al fine di chiarire le vicende dell'appalto che fu  vinto nel giugno del 2010. Nello scorso mese di marzo, su richiesta della procura di Napoli, furonoeffettuate delle perquisizioni negli uffici della società di cui Galbusera è socio al 20%. Secondo gli inquirenti Galbusera è molto legato a Bisignani. Negli atti giunti a Roma potrebbero esserci anche brani dell'audizione che lo stesso Galbusera ha svolto con i pm titolari dell'inchiesta napoletana, Francesco Curcio e John Woodcock. Un colloquio durante il quale gli inquirenti hanno chiesto dell'appalto vinto, circa 9 milioni di euro spalmanti in tre anni, e che riguarda i servizi informativi, telefonici e dati di tutti gli immobili della Presidenza del Consiglio.BISIGNANI INTERROGATO - Due ore davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. L’uomo d’affari Luigi Bisignani, agli arresti domiciliari dalla scorsa settimana per l’inchiesta della procura di Napoli sulla cosiddetta P4, ha raccontato la sua versione dei fatti al giudice per le indagini preliminari. L’inchiesta ha visto coinvolto l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti, iscritto sul registro degli indagati per favoreggiamento personale. L’imprenditore Arcangelo De Martino, già coinvolto nelle indagini parallele sulla presunta P3, avrebbe voluto denunciare presunti illeciti ai danni della sua società da parte di Fs. Tentativo bloccato dal parlamentare del Pdl Alfonso Papa, che poi avrebbe vantato il credito con Moretti. Che racconta solo di una telefonata di protesta di Papa per un diverbio con un controllore. Una bugia, dicono i pm, per coprire i traffici di Papa. «Trasecolo – replica Moretti – e proverò la mia totale estraneità». A Bisignani, i pm Francesco Curcio e Henry John Woodcock contestano tre capi di accusa in cui si ipotizzano i reati di favoreggiamento e rivelazione del segreto di ufficio, cioè l’acquisizione illegale di notizie su due procedimenti giudiziari. Negli interrogatori l’uomo d’affari, tessitore di contatti importanti, tira in ballo anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta che ammette di conoscerlo da anni: «È persona estroversa e ben informata – dice – è possibile che a volte dica più di quel che sa».Bisignani è arrivato in Procura a Napoli da un ingresso secondario per dribblare cronisti e telecamere. «Il mio assistito ancora una volta ha chiarito gli aspetti della vicenda – assicura uno dei suo legali, l’avvocato Giampiero Pirolo – rispondendo anche a qualche domanda nuova del pm». Da chiarire c’è anche il possesso di carta intestata a Palazzo Chigi in una perquisizione a febbraio nello studio della sua segretaria. Al termine dell’interrogatorio, l’altro avvocato di Bisignani, Luigi Giordano, racconta che il suo cliente avrebbe parlato con Letta «una volta, dopo che "Il Fatto Quotidiano" aveva scritto di una presunta indagine sul sottosegretario. Bisignani lavorava per una società che stampava il quotidiano e fu tutt’uno parlarne con Letta». Aggiungendo poi che comunque «erano vicende già note da tempo sui giornali». Dagli interrogatori emerge in proposito la testimonianza di Lorenzo Borgogni, direttore delle relazioni esterne di Finmeccanica, dove l’ex giornalista, «molto legato agli Agnelli», ha lavorato. Bisignani «si muoveva e veniva individuato come "l’uomo di Letta"», cui «è molto legato e ha "le mani in pasta" in tante cose». Per esempio «ha grande influenza sull’Eni. Il grande potere di Bisignani – per Borgogni – scaturisce dal suo forte legame con Letta».L’interessato ridimensiona: «Con Bisignani ho intrattenuto rapporti di amicizia – riconosce Letta – che io gestisco in modo istituzionale e corretto. Bisignani è l’uomo più conosciuto che io conosca». Ai pm, a febbraio, il sottosegretario aveva ricordato di essere stato testimone di nozze di Bisignani assieme a Lamberto Dini per averlo conosciuto 40 anni fa: «Il padre era molto amico del mio direttore a Il Tempo, Angiolillo». Ai pm aveva anche negato di avere «mai cenato con Bisignani e il pg di Roma, tantomeno per festeggiare il nuovo giudice della Corte costituzionale Lattanzi che ho conosciuto solo al giuramento Quirinale». Non esclude infine che gli abbia detto che «era oggetto di attenzioni da parte dell’autorità giudiziaria, sicuramente non che era intercettato. Posso avergli detto di non parlare troppo al telefono, visto che è piuttosto facondo».
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