sabato 29 gennaio 2011
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Giudizio immediato. Riapertura di tutti i processi sospesi. Disponibilità della Minetti a farsi interrogare dai pm del «Rubygate». Per Silvio Berlusconi una raffica di cattive notizie.Nel giro di poche ore, a partire da lunedì, torneranno a materializzarsi sul capo del governo gli incubi da cui si sente perseguitato. La richiesta di giudizio immediato sul caso Ruby partirà «presto, anzi prestissimo», assicurano dal palazzo di giustizia, dove in cassaforte avrebbero alcuni video sequestrati alla giovane marocchina e che ritrarrebbero protaginisti del «bunga bunga».Il mese di febbraio, che già s’annuncia giudiziariamente caldo, si chiuderà il 28 con la riapertura del processo Mediaset. A ruota ripartiranno poi gli altri procedimenti fermati per consentire alla Corte Costituzionale di esprimersi sul legittimo impedimento continuativo. Con il pronunciamento del 13 gennaio, la Consulta ha infatti annullato l’immunità automatica. Non solo, a sorpresa il Csm ha concesso a Edoardo D’Avossa, nominato presidente del tribunale di La Spezia, una proroga di sei mesi rinnovabili per continuare a presiedere il processo Mediaset. Confermati anche i due giudici a latere. Se uno solo dei tre magistrati fosse cambiato, il processo sarebbe potuto ricominciare da zero e la sua conclusione per prescrizione del reato sarebbe diventata un’ipotesi più che concreta. Il procedimento ha per oggetto la compravendita dei diritti televisivi e cinematografici con società Usa per 470 milioni di euro. Affari fatti da Fininvest attraverso due società residenti in paradisi fiscali nel quinquennio 1994-1999. La procura di Milano ipotizza che le major americane abbiano venduto i diritti alle due società off-shore, le quali li avrebbero poi rivenduti con una forte maggiorazione di prezzo a Mediaset allo scopo di aggirare il fisco italiano e creare fondi neri a disposizione di Berlusconi.In queste ore però è il "Rubygate" a tenere sulle spine Berlusconi. Il sistema di difesa messo in campo dal Cavaliere ha registrato una crepa impevedibile. Nicole Minetti, la consigliera regionale del Pdl indagata per prostituzione minorile, favoreggiamento e induzione della prostituzione, ha sciolto la riserva: martedì 1 febbraio comparirà davanti ai magistrati milanesi per essere interrogata. Certo potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere. Ma accettando di recarsi in procura di fatto Minetti, a contrario del premier, riconosce la legittima competenza dei magistrati milanesi ad occuparsi del caso. Gli avvocati del premier, invece, vorrebbero che a occuparsene fosse il tribunale dei ministri o la procura di Monza.Decisiva per l’inchiesta sarà la valutazione del comportamento del Cavaliere quando il 27 maggio chiamò la questura di MIlano per ottenere la liberazione della minorenne "Ruby rubacuori". Michele Conceicao, la prostituta brasiliana che quella serà allerto Berlusconi, ha dichiarato ai pm che chiamò il presidente del consiglio due volte, per informarlo «nel dettaglio» della situazione in cui era finita la giovane marocchina. Alla Conceicao hanno domandato se Nicole Minetti, a cui fu affidata Ruby, si fosse poi occupata della ragazza, che contravvnendo agli ordini della questura tornò in casa della Conceicao. «No, mai. Nicole non è mai stata a casa mia».Nei giorni scorsi il premier ha difeso a spada tratta la Minetti – peraltro inteervenendo con veemenza a "l’Infedele", la trasmissione di Gad Lerner – descrivendola come una ragazza studiosa e impegnata. Quale idea della gavetta e della carriera avessero le «ospiti» del premier, lo si desume da una telefonata tra Minetti e la valletta Barbara Faggioli. Quest’ultima ha le idee chiare: «Le regionali sono tra cinque anni, e non penso che ho la voglia di aspettare». Ci arriverebbe all’età di trent’anni: «No, no», ripete. Non restano che le elezioni «parlamentari, o son tra due anni e mezzo o sono adesso o sono di nuovo tra cinque anni per me; quindi io devo sperare di entrare adesso o tra due anni, senno devo proprio cambiare strada». Il premier le avrebbe promesso un posto nel consiglio comunale di Milano (si voterà quest’anno). Si, ma che «faccio, sto in Comune per altri cinque anni? A guadagnare 600 euro». Certo che no.
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