sabato 11 maggio 2019
Parla Massimo Sandoni, l'impiegato modello che ha aiutato i pm dell'indagine per corruzione in regione. «È un eroe», dice il sindaco di Gallarate
Il Tribunale di Milano

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«Non avevo mai detto nulla neppure a mia moglie, e quando la sera andavo in procura a riferire quello che sapevo su quanto succedeva in Comune a Gallarate dovevo inventare delle scuse per non destare sospetti». Massimo Sandoni non vuole parlare: si trincera dietro il silenzio per rispetto dell’operato dei magistrati. «Ho agito solo per senso del dovere e cercando di far fronte ai miei obblighi professionali», confida però a pochi fidati amici che in queste ore lo rintracciano sui social per complimentarsi con lui.

«È un eroe», dice il sindaco Andrea Cassani che sta pensando a un riconoscimento pubblico per il responsabile del servizio "Urbanistica ed edilizia privata", che gli inquirenti, nelle carte dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia milanese, indicano come «l’unica spina nel fianco» dei corrotti.

«Mentre io, come ogni buon amministratore, ho sempre cercato di fare bene il mio lavoro, in modo onesto – dice il primo cittadino leghista –. Sandoni è andato oltre, e si è reso parte attiva per stanare questi corrotti e fornire informazioni importanti ai magistrati».

Sono proprio le informazioni fornite da Massimo Sandoni, che partecipava come tecnico alle riunioni di maggioranza per la revisione del piano di governo del territorio, a confermare quanto i giudici avevano scoperto dalle intercettazioni sugli episodi illeciti relativi alla gara per l’affidamento della redazione della variante nel comune gallaratese, che vede coinvolti imprenditori e politici, tra cui il presunto "grande burattinaio" Nino Caianiello e l’assessore all’urbanistica Alessandro Petrone, entrambi di Forza Italia e arrestati. Sandoni, scrive il gip Raffaella Mascarino nell’ordinanza di custodia cautelare, era l’unico «soggetto non allineato, testimone oculare di diversi illeciti».

Chi lo conosce, amici e amministratori che hanno lavorato con lui al Comune di Gallarate ne parlano come di un grande professionista, un tecnico preparato e onesto. «È l’impiegato pubblico che tutti vorrebbero avere, un vero modello di lavoratore attento e scrupoloso», dice Giovanni Pignataro, l’ex assessore all’Urbanistica e vicesindaco della passata amministrazione, a guida Pd. Saranno in molti ora a formulare la richiesta di una benemerenza civica.

E sul fronte politico non si placa la bufera. Il sindaco Cassani nelle ore successive agli arresti di Petrone e della dirigente del servizio urbanistica, Marta Cundari (sottoposta all’obbligo di firma), ha tolto le deleghe all’assessore di Forza Italia, assumendo ad interim i suoi incarichi. Le opposizioni chiedono a gran voce le sue dimissioni. «È il secondo assessore all’Urbanistica incaricato da Cassani che viene arrestato, entrambi esponenti di Forza Italia, alleata della Lega», spiega Pignataro. Nel maggio 2017 era finita nei guai giudiziari Orietta Liccati, compagna del sindaco di Lonate Pozzolo Danilo Rivolta, entrambi arrestati con l’accusa di corruzione, abuso d’ufficio e tentata concussione.

Ma Cassani non ci sta a passare per quello che ha scelto sempre le persone sbagliate e contrattacca. «Dopo il caso della Liccati, sono stato costretto da Forza Italia a scegliere come nuovo assessore Petrone, che non mi convinceva fino in fondo. Ho chiesto al mio partito – confida – di darmi una mano a convincere l’alleato a cambiare nome, ma non mi hanno aiutato».
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