sabato 27 dicembre 2008
La tragedia della povertà a Ostia. La donna, romena, cercava di riscaldarsi accendendo un fuoco con dell'alcol. Il Vicariato di Roma: «Non si rispetta la dignità umana»
IL COMMENTO: Quel miraggio bruciato in una capanna

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«Commosso dolore per la mamma e il figlio morti nel rogo della loro baracca, nella pineta di Castelfusano», è stato espresso a nome della diocesi di Roma dal card. Agostino Vallini. «Oggi - si legge nella nota diffusa dal Vicariato - si può morire abbracciati per sfuggire al freddo, alle porte della nostra città». «Di fronte alle situazioni di emarginazione e povertà presenti nel territorio» la diocesichiede «interventi che, salvaguardando la legalità, abbiano come obiettivo la promozione della dignità umana e del bene comune». Per questo, la Chiesa locale «si unisce all'appello del suo Vescovo, Papa Benedetto XVI, che nella messa della notte di Natale ha rivolto il suo pensiero tra l'altro ai bambini di strada che non hanno il dono di un focolare domestico e ha invitato ciascuno a fare tutto il possibile affinchè finisca la tribolazione di questi bambini». «La Diocesi di Roma - conclude - rivolge ancora una volta la sua vicinanza a coloro che, specialmente in queste giornate di festa, si trovano a vivere in una realtà di disagio e di emarginazione, e rinnova grande apprezzamento a coloro che vivono nella prossimità accanto ai più poveri, testimoniando concretamente l'amore di Dio che si è reso visibile nel Bambino di Betlemme».IL FATTO - Voleva scaldare il suo piccolo, e la baracca in cui vivevano, perché fuori faceva freddo. Così ha preso una bottiglia di alcol, e della plastica, probabilmente  raccolta lì vicino. Ma ha innescato un incendio. Così sono morti, stamane, una giovane madre e suo figlio, di tre anni, romeni, nell'ennesima tragedia della povertà che si consuma alle porte della Capitale. L'incendio sarebbe divampato poco prima delle 8.30, nella pineta di Castelfusano a Ostia, sul litorale romano, dove si trovava la baracca: un punto praticamente inaccessibile, anche per i vigili del fuoco, che per raggiungere la casupola hanno dovuto abbandonare i mezzi e procedere a piedi nella vegetazione. L'incendio è stato domato con la sabbia. Al momento del rogo il marito della donna non era presente poiché era uscito molto presto per andare a lavorare. A chiedere aiuto, gli altri abitanti della "favela" immersa nella pineta.Monsignor Di Tora: «Serve più solidarietà». Il rogo «non può essere considerato una fatalità»: lo ha detto monsignor Guerrino Di Tora, direttore della Caritas diocesana, in un'intervista a Radio Vaticana. «Certamente - afferma Di Tora - era una situazione abbastanza estrema, ma di queste situazioni ne abbiamo ancora tante a Roma. Molti, forse, non sanno oppure non vogliono sapere. Occorre veramente che ci mettiamo in un atteggiamento nuovo, non solo di solidarietà, ma anche di prossimità;

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