Don Riccardo Agresti mostra i prodotti della coop “A Mano Libera” - Foto N. Lavacca
Oltre il carcere c’è un cammino solidale per schiudere le porte al riscatto sociale, al reinserimento e alla riconciliazione. Un percorso alternativo per detenuti ed ex detenuti che vogliono mettersi alle spalle gli errori del passato. È nato su queste architravi il progetto “Senza sbarre”, creato ad Andria nel 2017 dall’associazione “Amici di San Vittore onlus”, con l'appoggio del vescovo Luigi Mansi, dopo che inizialmente due parroci di periferia, don Riccardo Agresti e don Vincenzo Giannelli, avevano cominciato a creare, nelle rispettive parrocchie, delle opportunità per queste persone.
Un progetto che ha come fondamento ontologico la creazione di una rete di sostegno, di ascolto e di accoglienza residenziale e semiresidenziale nel territorio di Andria, per cittadini sottoposti a provvedimenti privativi o limitativi della libertà personale. Da allora ne è stata fatta di strada, soprattutto dopo aver riadattato nell’agro di San Vittore, vicino a Castel del Monte, una grande masseria trasformata in centro polifunzionale per supportare il laboratorio tecnico-agricolo che avvicina detenuti ed ex detenuti al mondo del lavoro. «Chi finisce in carcere, oltre a dover gestire la limitazione della libertà, si trova a dover affrontare enormi problematiche sociali, familiari e di sostentamento – dice don Riccardo Agresti, responsabile della struttura –. A questo si aggiungono i costi del funzionamento del sistema, che rende ogni percorso incerto e tortuoso, fino all’annullamento della persona e della sua dignità. La vita comunitaria nella masseria di San Vittore si sviluppa attraverso attività integrate e si svolge secondo una organizzazione capillare, attraverso momenti educativi e formativi».
In questi anni, sono state innumerevoli le richieste di aiuto dei carcerati e delle loro famiglie, per poter svolgere ore di volontariato come misura alternativa al carcere. Sono state accolte circa 100 persone tra affidati, messi alla prova, semiliberi, detenuti domiciliari, affidati per lavori di pubblica utilità. Tutte le risposte ai bisogni degli utenti sono coordinate da una équipe educativa che interagisce con la magistratura di sorveglianza di Bari, con l’Ufficio interdistrettuale Esecuzioni penali e con gli enti locali.
Nel 2018 è stata creata anche una cooperativa sociale, “A Mano Libera”, che nel pastificio tarallificio impiega detenuti ed ex detenuti nella produzione di pasta fresca e taralli. «La ricetta del tarallo è un’opera della Provvidenza, sorta nel meridione e unica nel suo genere – sottolinea don Riccardo –. “A Mano Libera” è il prodotto della speranza, del cambiamento, di quella seconda possibilità che diamo a questi fratelli, anche per abbattere le barriere del pregiudizio». Negli ultimi anni, nonostante la pandemia, lo sviluppo lavorativo e degli ordini è stato notevole.
«Questa realtà è stata apprezzata dalla presidenza della Conferenza episcopale italiana, che ha sostenuto il progetto, cosa che ha fatto anche la Caritas Italiana – conclude don Riccardo –. Ispirati dal Vangelo, siamo impegnati a scrivere un futuro diverso per questi ragazzi che hanno voglia di guardare avanti all’insegna della speranza, della riparazione e della legalità».