È stata condotta stamani all'Istituto di Medicina legale del Policlinico Gemelli di Roma l'autopsia sulle salme di
Salvatore Failla e
Fausto Piano, i due tecnici della Bonatti, rapiti e uccisi in Libia il 2 marzo.
I feretri erano
arrivati a mezzanotte e 40 minuti a bordo di un aereo C130 dell'aeronautica militare all'aeroporto romano di Ciampino. Ad attenderli c'erano i familiari e il ministro degli Esteri,
Paolo Gentiloni. Sulla pista si è svolto il rito religioso e il sacerdote ha benedetto i feretri.
L'IRA DELLA VEDOVA Il grido di Failla: «Sono rimasto solo»
Al termine dell'autopsia, che segue quella già effettuata a Tripoli,
il legale della famiglia Failla, Francesco Caroleo Grimaldi, ha detto ai giornalisti: "Le nostre perplessità purtroppo si sono
rivelate fondate. Quello che ci hanno detto oggi i medici legali è di
inaudita gravità. Sono stati estratti parti di tessuto corporeo per
rendere impossibile l'individuazione dei fori di ingresso e di uscita
nonché la distanza da cui i colpi sono stati esplosi e la posizione in
cui si trovava la vittima".
"Se eliminano la traiettoria, la posizione della vittima , la distanza
da cui sono partiti i colpi e il tipo di arma cosa rimane?",
sottolinea Caroleo.
Secondo il legale "è stato fatto qualcosa
volutamente,
hanno eliminato l'unica prova oggettiva e determinante
per la ricostruzione della dinamica dei fatti. Il soggetto purtroppo
non si sa chi è". E infine sull'autopsia fatta a Tripoli conclude: più
che un'autopsia "è stata una macelleria".