giovedì 29 agosto 2013
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«È una vittoria del governo. Abbia­mo dimostrato coesione, compattezza...». In un salone della villa di Arco­re, un grande schermo tra­smette le immagini della con­ferenza- fiume di Enrico Let­ta, che parla con gli occhi fis­si sulle telecamere schierate nella sala stampa di Palazzo Chigi.
Silvio Berlusconi a­scolta e annuisce, mentre il premier in carica assicura ai cronisti: «Ora possiamo vol­tare pagina e smetterla di pas­sare giornate a parlare della durata del governo». Una do­manda è diretta: andrete a­vanti fino a fine legislatura? Letta sorride e azzarda: «Sì, o­ra il governo non ha più sca­denza ». Nel buen retiro di villa San Martino, l’altro grande azio­nista del suo governo è in sin­tonia: «È stato di parola, ha di­mostrato di essere affidabile, concreto, leale», è il ragiona­mento del Cavaliere, che si trova a vivere l’ennesima gior­nata 'bipolare', diviso fra l’entusiasmo di aver incassa­to una vittoria politica con l’a­bolizione della vituperata im­posta sulla casa («Promesso. Realizzato. Sull’Imu sulla pri­ma casa e sui terreni e fabbri­cati funzionali alle attività a­gricole abbiamo mantenuto gli impegni. E l’etica in politi­ca è mantenere la parola da­ta », gioisce il leader del Pdl in una nota affidata alle agen­zie) e la preoccupazione per l’incalzare dell’iter della pro­cedura che, a Palazzo Mada­ma, dovrà portare alla deci­sione sulla sua decadenza da senatore.
L’ex premier, riferisce chi gli sta accanto, non è convinto che il percorso intrapreso possa produrre risultati con­creti: i suoi avvocati lo hanno avvertito che il percorso «è pieno di insidie» e che «non ci sono garanzie», ma lui confi­da che la Giunta possa esa­minare senza preconcetti gli autorevoli pareri pro veritate che ha appena presentato. Certo, da parte del Pd non arrivano se­gnali incoraggianti, ma è l’u­nica strada percorribile. An­che se, nonostante la mano tesa di Luciano Violante e l’a­vallo del Quirinale alla sua i­niziativa, quella sulla deca­denza rischia di essere una partita dal finale già scritto, con margini d’uscita strettis­simi. Ciononostante, il Cava­liere non pensa ad una crisi di governo. A chi gli sta ac­canto, lo ripete sottovoce: «La gente non capirebbe se stac­cassi la spina. Pensano al la­voro, chiedono stabilità. E farò ogni sforzo possibile per scongiurare salti nel buio e per aiutare che Letta e Alfa­no, e far sì che vadano avanti decisi».
L’eliminazione dell’Imu è u­na bella notizia. Ma la durez­za dello scontro sull’agibilità politica affatica il Cavaliere: «Non ho alcuna garanzia su quello che potrà succedere. Le carte alla Consulta? Il Pd vuole eliminarmi e la strada è piena di insidie. Ma è la sola strada che ho». Berlusconi cammina avanti e indietro nei saloni di Arcore. Legge e ri­legge un sondaggio giunto sulla sua scrivania: nella men­te degli italiani, la questione decadenza viene molto dopo l’urgenza del lavoro. Al Paese serve un governo sta­bile, come gli ripetono da tempo i ministri del partito, Angelino Alfano in testa, che con una nota gli riconoscono il merito di aver creduto nel­la battaglia sull’Imu: «Senza la determinazione, la tenacia e la perseveranza con cui il nostro leader ha voluto tener fede a un impegno assunto di fronte al Paese, questo risul­tato non ci sarebbe stato».
I falchi, invece, prendono si­lenziosamente atto del supe­ramento dell’unico scoglio che in questi giorni avrebbe potuto affondare il governo. E c’è chi sostiene che Berlu­sconi possa tornare oggi in tv per sottolineare l’obiettivo raggiunto: «Non era un im­pegno tra i tanti, ma un pun­to cardinale, pratico e simbo­lico, del programma con cui a febbraio abbiamo ottenuto molti milioni di voti e che ab­biamo voluto come scelta qualificante negli accordi sul governo di larghe intese». Insomma, «il Popolo della Li­bertà ha rispettato il patto coi suoi elettori e il presidente Letta ha rispettato le intese con il Pdl». C’è chi però con­tinua a suggerirgli di tenere pronto il piano B, da far scat­tare se il Pd voterà per la de­cadenza: «Potremmo dire agli italiani di aver realizzato l’80% del nostro programma e ab­bandonare la nave», scom­mette un big del partito. Ma è un’ipotesi alla quale il Cava­liere per ora non vuole affat­to pensare.
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