mercoledì 4 febbraio 2015
​L'operazione Triton doveva stare entro 30 miglia dalle coste, ma per evitare le stragi si torna a ciò che faceva la contestata operazione Mare Nostrum, arrivando oltre le 110 miglia.
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Alla fine Frontex è dovuta arrendersi alla realtà. Il pattugliamento esclusivamente entro le 30 miglia dalla costa rischia di provocare continue stragi di migranti. Così i mezzi di Triton, l’operazione europea che ha sostituito Mare Nostrum, sta progressivamente ricalcando le mosse della missione italiana, assai contestata proprio dall’agenzia europea  per il controllo dei confini dell’Unione.Dall’1 al 22 gennaio 2015 sono avvenuti 29 interventi di soccorso che hanno permesso di trarre in salvo 3.528 persone, tra cui due scafisti arrestati. I mezzi di Triton sono intervenuti in 9 occasioni, lasciando a mercantili, Marina e Guardia costiera italiana il resto del lavoro. Ma in tutte le circostanze in cui il dispositivo dell’Ue è entrato in azione lo ha fatto ben al di là del confine stabilito dal mandato di Bruxelles: 5 operazioni di salvataggio si sono svolte tra le 30 e i 110 miglia, gli altri quattro soccorsi sono avvenuti al di fuori di questo limite. I numeri delle persone trasbordate e condotte sulla terra ferma spiegano perché la missione Triton si stia progressivamente spostando sempre più in là. Degli oltre 3.500 migranti messi al sicuro, 2.889 hanno beneficiato dell’intervento della missione Ue. Entro le 30 miglia, solo 40 profughi sono stati trasbordati, altri 1.957 sono stati raggiunti entro le 110 miglia e 892 oltre quest’ultimo limite. In altre parole, l’Europa non ha altra scelta che andare a prendere i profughi laddove vengono individuati dai mezzi di pattugliamento e sorveglianza.Inizialmente erano stati stanziati per Triton 2,9 milioni al mese, 7 in meno di quanto non spendesse l’Italia per Mare Nostrum. E adesso nel quartier generale di Frontex, a Varsavia, si rendono conto che quei soldi non basteranno.  In cassa ci sono fondi per arrivare fino a giugno. Qualcosa in più dovrebbe essere ricavato dall’aumento del bilancio complessivo dell’agenzia, ma secondo alcune fonti interne si tratta di denaro che evaporerà entro l’estate.Nel 2015 Frontex costerà 114 milioni di euro, con un aumento del budget a disposizione del 14%. L’Ue sostiene l’agenzia con 106 milioni (erano 87 nel 2014). E se per un verso aumentano aumentano le donazioni dei Paesi dell’area Schengen (da 5,6 milioni a 7 milioni), calano quelle di Regno Unito e Irlanda (da 900 mila a 820 mila euro). Due terzi del bilancio verrà impiegato per le attività di controllo dei confini. Ma lo stanziamento per le missioni lungo le coste mediteranee dell’Ue arriva a 31,1 milioni di euro, con un aumento di 10 rispetto all’anno precedente.Intanto lungo le rotte dei migranti si apre un nuovo fronte. «Nel dicembre 2014 i cittadini del Kosovo sono stati per la prima volta i migranti più comunemente rilevati ad attraversare illegalmente la frontiera esterna dello spazio Ue – informa una nota di Frontex - e rappresentano un massiccio 40% delle rilevazioni totali». Ogni mese, secondo stime di polizia, circa 20 mila kosovari lasciano il loro Paese alla ricerca di lavoro nell’Europa occidentale. Un flusso in costante aumento anche a causa delle pereenni tensioni etniche che covano nella regione. Il Kosovo, proclamatosi indipendente dalla Serbia dal febbraio 2008 ma mai riconosciuto da Belgrado, ha circa 2 milioni di abitanti, in stragrande maggioranza di etnia albanese e religione musulmana. I serbi (ortodossi) rimasti sono circa 120 mila e nel Paese la disoccupazione sfiora il 40%. Una nuova sfida per l’Europa ed una nuova emergenza per Frontex, sempre più messa sotto stress dalla pressione di centinaia di migliaia di persone che vedono nell’Europa l’unica opportunità per sopravvivere.
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