mercoledì 26 agosto 2009
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Hanno quasi la stessa età, Mohammed e Umberto. Due ragazzi di 22 e 23 anni accomunati da quella vicenda che rischiava di finire in tragedia: il tentato suicidio di Cesare Protti, padre di Umberto, che il 12 agosto scorso venne salvato in extremis proprio da Mohammed Haida. Ieri a Milano è stato un giorno di festa per "l’immigrato eroe", come è stato subito definito il giovane marocchino, che, da irregolare, rischiava l’espulsione: la Questura ha annullato il diniego alla concessione del permesso di soggiorno e oggi gli viene revocato il provvedimento di espulsione. In pratica, Mohammed potrà restare in Italia e cercare un lavoro con un regolare contratto. Molto probabilmente nella stessa ditta edile dove aveva già lavorato come elettricista.Il giovane marocchino ieri era raggiante, nonostante la stanchezza per il digiuno del Ramadan. «Ci sono persone e persone - ha dichiarato -. Sicuramente tra gli immigrati ci sono anche i criminali, ma tra loro c’è anche chi invece porta del bene». Mohammed vorrebbe che cambiasse l’attuale normativa sull’immigrazione: «venire in Italia è rischioso, e la legge stessa ti ostacola: puoi diventare irregolare anche dopo anni di lavoro. Invece lo straniero che arriva in Italia è come un bambino, fragile e nuovo a tante cose: ma se lo aiuti potrà dare il meglio di sé».Soddisfatto per come è andata a finire anche Umberto Protti, che, insieme ai familiari, si era attivato per cercare di trovare una soluzione alla vicenda, raccontando in una lettera pubblica l’eroico gesto del marocchino. «Sono contento per due motivi, sia per mio padre che per Mohammed. Evidentemente, l’appello che ho fatto è servito a qualcosa». Umberto è pensieroso, sa che suo padre potrebbe ritentare quel gesto. Meglio concentrarsi, però, sul suo ritorno a casa, previsto per questo fine settimana. «Finalmente è fuori pericolo - aggiunge il ragazzo (Cesare Protti aveva tentato di impiccarsi e, nonostante il salvataggio, era finito in coma, ndr.) -. Quando si riprenderà, troverà il tempo di ricordare e ringrazierà Mohammed personalmente».Defilato rispetto ai due "protagonisti", ieri a Milano era presente anche Azzeddine, il fratello maggiore di Mohammed: giunto ieri dal Marocco, è costretto su una sedia a rotelle dalla poliomelite. In questi anni ha studiato l’italiano a Rabat grazie al sostegno economico di Mohammed: un altro gesto, questo, non meno lodevole. E adesso che ha ottenuto il visto per motivi di studio, potrà iscriversi all’università degli Studi di Milano.L’incontro di ieri si è svoltosi nella sede di "Arcobaleno", un’associazione di volontari che si occupa di assistere gli immigrati attraverso corsi di lingua italiana o attraverso l’orientamento nel cercare lavoro. Mohammed stesso ha frequentato queste stanze; è qui che ha incontrato l’avvocato Roberto Falessi che lo ha preso a cuore il suo caso. «L’onda emotiva e mediatica del suo gesto - ha dichiarato Falessi, che collabora anche con l’associazione Sos Racket e usura - ha consentito una valutazione più accurata della sua posizione giuridica, che sollecitavamo da tempo e invano. Ancora una volta - ha poi aggiunto - il nostro Paese ha avuto bisogno di eroi». Invece il legale ha voluto ricordare anche «l’eroica ordinarietà dei tanti stranieri che lavorano a proprio rischio nei cantieri, che accompagnano i nostri anziani o aiutano a crescere i nostri figli».
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