venerdì 24 maggio 2013
​L'ipotesi di reato è di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati ambientali plurimi in violazione del testo unico sull'ambiente. Sono 16 gli indagati.
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​Militari della Guardia di finanza hanno eseguito a Taranto e Milano un sequestro di beni mobili e immobili e disponibilità economiche per 8,1 miliardi di euro nei confronti della famiglia Riva. I sequestri riguardano sia l'Ilva sia la Rivafire spa. Il provvedimento è stato disposto dal Tribunale di Taranto.L'ipotesi di reato è di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati ambientali plurimi in violazione del testo unico sull'ambiente. A Taranto Finanza e Procura hanno agito in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità giuridica delle imprese. Il sequestro non blocca la produzione dello stabilimento tarantino, né mette a rischio posti di lavoro e stipendi. Il sequestro è fatto per equivalente, ovvero sino a raggiungere l'ammontare della somma ritenuta necessaria ad effettuare le opere di bonifica ambientale della fabbrica e dell'area. Sono 16 gli indagati (14 persone fisiche e due giuridiche, Ilva e Riva Fire spa) nell'inchiesta della Procura di Taranto che ha portato oggi alla esecuzione di un decreto di sequestro di beni nella disponibilità della Riva Fire, società che controlla l'Ilva. Nell'elenco figurano Emilio Riva, i figli Nicola e Fabio, l'ex direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso, l'ex dirigente Ilva Girolamo Archinà, il presidente del cda dell'Ilva, Bruno Ferrante, e dirigenti del Siderurgico. Ai primi cinque viene contestata l'associazione per delinquere finalizzata "a commettere più delitti contro la pubblica incolumità,contro la pubblica amministrazione e la fede pubblica, quali fatti di corruzione, falsi e abuso d'ufficio".
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