mercoledì 3 dicembre 2014
​Non solo spaccio e degrado: a Napoli giovani e associazioni insieme per riqualificare la periferia "maledetta".
COMMENTA E CONDIVIDI
​Si comincia dal centro di Napoli per narrare di Scampia, forse la periferia più tristemente chiacchierata d’Italia benché la meno conosciuta. Si inizia dallo storico Teatro Bellini per mostrare il quartiere, per alzare il velo della consuetudine e dei triti slogan. Grazie alla sensibilità dei fratelli Russo (uno è l’attore e autore Tato) e all’irrefrenabile entusiasmo di Rosario Esposito La Rossa e dei suoi ragazzi, Scampia vive in un proprio spazio spalancato alla e sulla città, in cui si è incuneata la Marotta&Cafiero, casa editrice con sede nel quartiere: un anno fa l’inaugurazione di uno store di libri, gadget e altro made in Scampìa e, da ottobre, un bistrot dove oltre ai “boccaccielli” dolci e salati, alle zuppe, agli aperitivi, ci si nutre di cultura. «Una piazza di spaccio di libri» scherzano i giovani di Vo.di.Sca, Voci di Scampia, l’associazione di promozione culturale che ha ideato e cura gli spazi “sotto il palco” del teatro. Un’integrazione con il sociale della tradizionale programmazione del Bellini, un connubio tra più arti, un incontro di volti, vite, storie diverse.Un percorso all’inverso insomma, dall’esterno all’interno della città, che scardina luoghi comuni e che testimonia il dinamismo, l’ingegno ed anche la capacità imprenditoriale, intesa come abilità a concretizzare in azioni le idee, che caratterizzano le periferie napoletane ed in particolare quella genericamente indicata come area nord, in cui è appunto inglobata Scampia. «Nessuno si sarebbe stupito venti anni fa di trovare nelle periferie vivacità e attività» osserva Antonello Petrillo, docente di Sociologia e direttore dell’Unità di Ricerca sulle Topografie Sociali all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Solo poco tempo fa «le periferie erano luoghi da inserire dentro la società, dove garantire istruzione, sanità, lavoro, casa. Oggi sono da tenere fuori la città». Segnale, osserva Petrillo, «della rarefazione dei legami all’interno delle città per cui le periferie sono luoghi di sofferenza da temere, di cui si esasperano gli elementi di negatività: nel gioco politico l’asse si è spostato e l’idea di sicurezza fisica ha sostituito i termini di sicurezza della dignità della vita».Nessuna eccentricità quindi in un racconto diverso di Scampia, quartiere sorto 37 anni fa, tempo segnato per lo più da cattive notizie, di camorra e di morti ammazzati, di spaccio di droga e di blitz delle forze dell’ordine, di disagio e di malessere. Non è ancora tutto bellezza qui, ma meravigliose sono le sue voci, anzi proprio le Voci di Scampia. L’associazione nasce ufficialmente il 6 gennaio del 2007 (ma è attiva già dall’anno prima) fondata da Rosario Esposito La Rossa, Lena Stornaiuolo, Vincenzo e Luca Nemolato, con l’intento di ridare onore e dignità ad Antonio Landieri, vittima innocente di camorra, giovane disabile ammazzato il 6 novembre del 2004 in un agguato ai Sette Palazzi di Scampia, ingiustamente inserito a lungo nell’elenco di boss e spacciatori. Ripristinare la verità su Antonio significa fare emergere il vero volto del quartiere. A questo puntano le iniziative, autoprodotte e autofinanziate, dell’associazione che ha scelto come simbolo il gabbiano, un uccello, spiegano, «capace di adattarsi alla spazzatura e nello stesso tempo volare in alto verso l’orizzonte e il sole». Il termine Voci non è a caso: «Per noi la voce è qualcosa che si propaga nell’aria, qualcosa che afferma l’esistenza delle persone».E allora avanti con il coro, che già immaginarlo fa comunità, seguendo il filo che collega i luoghi dove queste voci diventano progetti. I seicento e più bambini e ragazzi che all’Arci Scampia imparano calcio, rugby e regole di vita. E dove c’è sempre posto per nuovi arrivi, come il Dream Team, squadra femminile di calcio. Nel centro polifunzionale di Piscinola la compagnia di teatro civile Libera Scena gestisce il Tan, Teatro Area Nord. Nel labirintico edificio che fu set de "La Squadra", la fiction di successo di Rai3, si tengono un regolare cartellone, laboratori e work shop. Anche se al momento tutto si svolge altrove poiché sono da fare lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza imposti dal Comune, che non partecipa neanche con un sostegno morale, a Libera Scena. La compagnia teatrale, senza arrendersi, raccoglie fondi promuovendo iniziative un po’ ovunque. Nei campi di Chiaiano sono nate invece le fattorie didattiche e gli orti sociali. Rosario e Lena girano intanto l’Italia promuovendo Scampia e stringendo legami con altre associazioni. Raccontando la realtà di una periferia e di una città, dell’aurora, afferma Rosario, «che sorge su Scampia anche se noi non la vediamo perché vedersi l’aurora è scomodo».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: