martedì 9 aprile 2024
Durissime le parole di Moscone durante l'omelia per i due colleghi travolti dal suv: «Fare uso di sostanze stupefacenti significa armarsi. Ecco perché la morte di Francesco e Francesco è un crimine»
Francesco Pastore (a sinistra) e Francesco Ferraro, morti in un terribile incidente stradale domenica. Alla guida del suv che li ha travolti c'era una donna ubriaca e drogata

Francesco Pastore (a sinistra) e Francesco Ferraro, morti in un terribile incidente stradale domenica. Alla guida del suv che li ha travolti c'era una donna ubriaca e drogata - Ansa

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«La loro morte è un assassinio. La loro morte è un crimine. Perché fare uso di sostanze stupefacenti significa armarsi». Le parole del vescovo Franco Moscone rimbombano nel silenzio surreale che avvolge la cattedrale di Manfredonia. È l'omelia che nessun pastore vorrebbe pronunciare, quella ai funerali di un ragazzo di 25 anni, Francesco Pastore, il maresciallo dei carabinieri morto nell'incidente stradale avvenuto sabato sera in provincia di Salerno dove, insieme alla sua vita, è stata spezzata anche la vita del suo collega Francesco Ferraro, originario della provincia di Lecce. Alla guida del suv che li ha travolti c'era Nancy Liliano, 31 anni, positiva all'alcoltest e alla droga, che viaggiava a una velocità forsennata e non ha frenato. Una storia criminale, la sua, che in passato era stata già coinvolta in vicende di droga: aveva patteggiato la pena ed era stata condannata a tre anni di reclusione, terminando gli arresti domiciliari nel 2020.

«Cristo - continua il prelato- si è fermato ad Eboli. Questo non è solo il titolo di un libro o di un film. È vero, Cristo si è fermato ad Eboli, sulla statale dove è avvenuto l'incidente stradale, e si è fermato nei corpi dei due Francesco. E si è fermato a Manfredonia, nelle nostre città rimaste attonite, ammutolite per quanto accaduto. Cristo si è fermato nell'Arma dei carabinieri e nell'animo di tutti loro per l'ennesima perdita di loro uomini al servizio della collettività e dello Stato». «Voglio dire a tutti - conclude - voglio dire ai genitori, agli amici Francesco, cerchiamolo nei nostri cuori che con il suo sorriso, con i suoi occhi continua a parlarci».

Nel corso della cerimonia viene letto un messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in «questa dolorosa circostanza» esprime «all'arma dei carabinieri solidale vicinanza», e ai familiari delle vittime la sua «commossa partecipazione al loro cordoglio». Sono le stesse parole pronunciate nella chiesa Maria Santissima Immacolata a Montesano Salentino, dove vengono celebrati i funerale di Francesco Ferraro. «Non smetterò mai di parlare con te anche se non ci sei più e non ti vedo» dice la sua fidanzata Carmela, stravolta, ricordando che «eravamo uniti da un amore sincero, incondizionato, che ci ha portato a donarci l'uno all'altra. Lasci un vuoto incolmabile, amore mio, ma sappiamo che la tua anima ci sarà sempre perché vivrà accanto a ognuno di noi». All'esterno della chiesa l'ultimo saluto dei genitori, che abbracciano il feretro stretti nel dolore.

«Troppi morti, serve un giro di vite»

La sicurezza stradale resta una delle grandi emergenze nazionali, come dimostrano i dati dell’Asaps. Sono stati 113 i pedoni travolti e uccisi sulle strade italiane dall’inizio dell’anno a domenica 7 aprile: 84 uomini e 29 donne, 67 avevano più di 65 anni. Cinque i pedoni morti nella prima settimana di aprile, di cui quattro avevano più di 80 anni. Lo scorso anno le vittime furono 440. Lazio e Lombardia, con 14 vittime ciascuna, sono le regioni con il maggior numero di decessi. Seguono Emilia-Romagna, con 13, e Sicilia, con 12. Nel solo mese di gennaio 2023 furono ben 53 i pedoni uccisi in Italia, contro i 31 del gennaio 2024. Febbraio si è però dimostrato un mese tragico, con 42 decessi, un record negli ultimi cinque anni. A marzo non è andata molto meglio, con 35 decessi tra i pedoni. A rischio anche i ciclisti: dall’inizio dell’anno ben 43 persone hanno perso la vita mentre pedalavano. Una strage senza fine.

«Il drammatico incidente avvenuto a Campagna - ha commentato ieri Tullio Ferrante, sottosegretario al Mit - sottolinea l’urgente necessità di introdurre un giro di vite in materia di sicurezza stradale. Se fossero confermati i risultati dei test su alcol e droga effettuati saremmo in presenza di una situazione ancor più grave e allarmante, anche alla luce dei diversi precedenti per spaccio che risulterebbero a carico della donna. Per questo, nel nuovo Codice della Strada abbiamo inserito norme che prevedono l’uso del dispositivo Alcolock, il ritiro della patente e l’aumento delle pene per chi guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti». Ferrante ha aggiunto che si tratta di misure «necessarie per salvare vite, tutelare i cittadini e rendere più sicure le nostre strade».


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