giovedì 11 febbraio 2021
Un super-Ministero per la transizione ecologica non lo chiede un partito. Lo chiedono le sofferenze della natura, dell’economia, della società. Lo reclamano la Terra e i poveri
L'incontro tra il premier incaricato e Beppe Grillo

L'incontro tra il premier incaricato e Beppe Grillo - Ansa

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Quando nel 2017 scrivemmo qui «Un Ministero per la Transizione ecologica e solidale, adesso» non pensavamo che lo avrebbe realizzato così presto un banchiere. Ma sapevamo che solo un banchiere poteva realizzarlo, non un presidente del Wwf. Come scrive oggi il capodelegazione del Movimento 5 stelle: «È l’economia che rovina l’ambiente, non il contrario. Lo dico da vent’anni negli spettacoli: "Il vero ministero dell’ambiente è quello dell’economia, dell’energia, delle finanze"».

Uno sMTE, un super-Ministero per la Transizione ecologica è ormai certo. Fra pochi giorni e, per tutti, fra pochi anni. È solo una questione di tempo. Svizzera, Spagna, Francia, Costarica lo hanno. Fra poco lo avranno tutti i Paesi, come accadde negli anni 70 con i Ministeri dell’Ambiente. Un super-Ministero per la Transizione ecologica è come il suffragio universale, le pensioni, la scuola di tutti. È un "ministero dell’obbligo". Chi può essere ancora contrario?

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Un Super-Ministero per la transizione ecologica non lo chiede un partito. Lo chiedono le sofferenze della natura, dell’economia, della società. Lo reclamano la sofferenza della Terra e quella dei poveri, come ci ha ammonito papa Francesco nell’enciclica ecologica e sociale "Laudato si’". «Fra poco avremo nei mari più plastica che pesce. Nei cieli, più satelliti che rondini. Nei parchi, più display che lucciole. Occorre un cambiamento di civiltà, non solo di governo», scrive ancora Beppe Grillo. «Sì, ma non adesso, ci dicono da cinquant’anni. Ma attenzione – continua Grillo – Ve lo dico da Genova: questo ritardo ci costerà carissimo. Me lo diceva mio padre, saldatore: costa meno un estintore che un autobotte dei pompieri». Solo un Super-Ministero per la Transizione ecologica può affrontare le crisi che cinquant’anni di economia patogena hanno fatto diventare emergenze: il clima, la biodiversità, le disuguaglianze, il lavoro, le migrazioni. Ha fatto più vittime questa "pand-economia" mondiale in mezzo secolo, che non la pandemia da Covid in un anno.

La minaccia più grave all’economia, alla crescita, alla stabilità finanziaria è il galoppante sconvolgimento climatico. Già nel 2006 lo calcolò l’economista britannico di Sua Maestà sir Nicholas Stern: ridurre subito – era il 2006 – le emissioni che guastano il clima ci costa dieci volte meno che pagare i danni fra vent’anni. Dal "Rapporto Stern - Economia del cambiamento climatico" son passati quindici anni. Quanti miliardi abbiamo già perso? C’è un banchiere in sala? L’allarme sugli sconvolgimenti economici provocati dallo sconvolgimento del clima in corso da due secoli è il tema principale dei discorsi di Christine Lagarde, la nuova presidente della Banca Centrale Europea, prima diretta da Mario Draghi. «Il cambiamento climatico – ha dichiarato Lagarde – è una delle maggiori sfide affrontate dall’umanità in questo secolo e ora c’è un ampio consenso sul fatto che dovremmo agire. Ma quell’accordo deve essere tradotto più urgentemente in misure concrete. La Bce contribuirà a questo sforzo nell’ambito del suo mandato, agendo in tandem con i responsabili della politica climatica».

È forse anche per questo che il lungimirante presidente Mattarella ha incaricato un banchiere, non un ecologista. Ormai i ministeri dell’Ambiente sono obsoleti. Perché per curare il cancro non bastano i cerotti. Da cinquant’anni abbiamo il motore ecologico in folle. Perché il motore è in banca. Non è nel bosco. Ora che lo abbiamo capito dobbiamo mettere subito la marcia avanti. La quarta, non la prima. «Da cinquant’anni – scrive il garante del Movimento 5 Stelle – siamo prigionieri del paradosso del comma 22: i banchieri hanno la leva principale per cambiare ma non hanno capito che bisogna cambiare. E quelli che hanno capito che bisogna cambiare non hanno la leva principale». Mario Draghi può diventare davvero l’uomo della provvidenza. «Whatever it takes». Così avrà qualcos’altro di bello da lasciare ai nipoti. Oltre che un salvadanaio pieno di euro. Forza presidente, ha concluso Grillo. Mettiamo dei fiori nei nostri bazooka!

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