mercoledì 28 febbraio 2024
L'ex sindaco di Riace, simbolo dell'accoglienza diffusa dei migranti, torna sulla scena politica: «Il mio ideale è quello di un'Europa senza barriere, muri e fili spinati»
Lucano, il ritorno contro la guerra. Avs lo candida per le Europee
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Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace e simbolo internazionale di accoglienza e integrazione, torna sulla scena politica come candidato indipendente alle prossime europee per l'Alleanza Verdi-Si. Un “colpo” a sorpresa per la federazione rossoverde che, dopo l'anticipazione data da Lucano stesso al giornale "il Manifesto", ha già organizzato la sua prima uscita nella manifestazione per il clima di sabato prossimo (a Mestre) e che sembra intenzionata a investire molto sul politico calabrese.

«Il mio ideale è quello di un'Europa senza barriere, muri e fili spinati. In quest'ottica ho accolto la proposta – chiarisce il diretto interessato –. Non ho mai avuto tessere di partito e non ne ho tuttora», ma «in questi ultimi tempi ho pensato di dare il mio contributo per contestare questa deriva autoritaria e fascista a cui stiamo assistendo in Italia». Il riferimento, spiega, è «a quello che è avvenuto a Pisa e alla feroce repressione messa in atto contro studenti minorenni che incarnano il futuro. Quelle scene che abbiamo visto in televisione ci hanno sconvolto. È come se quelle manganellate le avessero inferte a noi».

Tra le parole di Lucano trova spazio anche una piccola rivendicazione per i suoi detrattori più accaniti, come fu Matteo Salvini ai tempi dell’inchiesta che lo coinvolse nel 2020: «Ciò che mi interessa è portare avanti i diritti degli “zero”, utilizzando una definizione che fu fatta nei miei confronti dal leader della Lega. Non sono esperto di politiche europee e in questo senso ho avuto qualche difficoltà ad accettare la candidatura». Ma, aggiunge, «ho intenzione di portare avanti i temi che mi hanno caratterizzato negli ultimi anni, quelli legati all'accoglienza e al riscatto delle nostre realtà abbandonate. Gli stessi ideali che ho seguito quando ero sindaco. Voglio rappresentare la speranza della Calabria per una nuova Europa. La mia decisione è legata anche all'energia che mi è derivata dalle manifestazioni e dagli incontri pubblici cui ho partecipato. Un'energia che mi ha accompagnato pure nella vicenda giudiziaria che ho subito».

La scelta di Lucano «conferma la bontà del percorso fatto finora», scrivono in una nota congiunta i portavoce nazionali Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, e consacra Avs come «punto di riferimento per chi pensa sia necessaria una forza radicale sulle grandi questioni del nostro tempo: Pace, giustizia ambientale e giustizia sociale».

Lucano motiva anche il suo "no" al Pd, che lo ha corteggiato ancor prima di Avs, ma che, a suo dire, è ormai incompatibile con le sue idee: «Non potevo legarmi ad un partito che ha accettato la guerra e l'invio delle armi all'Ucraina. Non ho voluto accettare una candidatura più facile e per la quale il raggiungimento del quorum non sarebbe stato un problema. Non so quanti politici rifiutano candidature sicure e scelgono l'incerto, ma io l'ho fatto».

La candidatura è il coronamento di un lungo e faticoso processo di riabilitazione per l'ex amministratore, che fu accusato di irregolarità nella gestione dell'accoglienza dei migranti nella sua città. Un “sistema”, come fu tendenziosamente definito dagli avversari politici, che divenne invece un modello internazionale apprezzato e riconosciuto. L'allora sindaco di Riace fu condannato in primo grado dal Tribunale di Locri nel settembre 2021 (13 anni e 2 mesi), per associazione a delinquere, truffa, peculato, falso e abuso d'ufficio. Ma tutte le accuse caddero in appello, a eccezione di un falso per una delibera del 2017 per cui resta la condanna a un anno e sei mesi, con pena sospesa, contro la richiesta della Procura generale di una pena a 10 anni e 5 mesi. In quel processo furono assolti anche tutti gli altri 17 imputati.

La vicenda fu accompagnata da un'intensa mobilitazione a favore di Lucano, promossa da politici, artisti e militanti. L’Internazionale Progressista (Ip) guidò la campagna di sensibilizzazione, scrivendo lettere al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all'allora capo del governo, Mario Draghi, e ai suoi ministri della Giustizia e dell'Interno. Fra gli attivisti che si organizzarono per difendere il “modello Riace” e il suo creatore, anche nomi di primo piano del mondo della sinistra globale, tra cui Noam Chomsky, filosofo, linguista e docente al Mit di Boston, l’allora sindaca di Barcellona, Ada Colau, l’ex capo dei laburisti britannici Jeremy Corbyn, il leader della sinistra francese, Jean-Luc Melenchon, l’ex ministro greco Yanis Varoufakis e Carola Rackete, l’attivista tedesca comandante della nave Sea Watch, a sua volta arrestata nel 2019 per aver forzato la chiusura del porto di Lampedusa.

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