Il ristorante Riina? Una proposta da rifiutare
domenica 13 gennaio 2019

Nel dopoguerra, per alcuni anni un depliant del locale ufficio turistico in Germania diceva: «Dachau è una graziosa cittadina famosa nel mondo per le trote». Adesso non vorrei che nei francesi, o anche soltanto nei parigini, si piantasse l’idea che Corleone è una cittadina siciliana famosa per le orecchiette.

Perché a Parigi è sorto un ristorante italiano, in una zona prestigiosa, vicino all’Arco di Trionfo, e offre delle buone orecchiette alla corleonese. Un giornalista italiano ha pranzato nel locale e ieri ha pubblicato il suo racconto. Si mangia bene, le orecchiette sono giusto al dente, si paga caretto, i posti son pressoché esauriti. Buona notizia per noi italiani? Esportiamo all’estero la nostra eccellenza? No, brutta notizia. Sfruttiamo il triste potere di richiamo che ha la mafia. Il locale infatti si chiama 'Corleone by Lucia Riina', e Lucia è la quarta figlia di Totò.

Con quei nomi, i clienti vengono più numerosi, ordi- nano di più, son disposti a pagare di più. Sono nomi “buoni”, ricordano il Bene? No, ricordano il Male. Omicidi e stragi contro la società, contro le leggi, contro lo Stato. Omicidi e stragi “in grande”, e a fare da richiamo non è il Male in sé, ma la grandezza del Male. Se invece di essere il nome del capo dei capi quello fosse il nome di un mafiosetto con uno o due omicidi alle spalle, non avrebbe nessun richiamo e i clienti non entrerebbero numerosi nel ristorante e non pagherebbero con soddisfazione il conto. Nella civiltà borghese il male non è un affare, il grande Male è un affare.

Anni fa sono andato a visitare il Nido dell’Aquila, a Berchtesgaden, in Baviera. La residenza estiva di Hitler era trasformata in ristorante. Tavoli in tutto il cortile, occupati da clienti allegri, che cantavano ridevano e alzavano boccali di birra. Erano nel luogo da cui si era sprigionata una storia funerea per l’umanità, ma era una storia grande, e questa grandezza li euforizzava. Chiamando il ristorante 'Corleone by Lucia Riina' Corleone lo si fonde con Riina, e l’Italia con la mafia. Non credo che la figlia di un potente boss di Corleone abbia il diritto di collocare il proprio nome accanto al nome e al simbolo della propria città: guardando il leone rampante con un cuore tra le zampe pare che il leone offra il cuore e quindi la città a quel nome, Riina. Riina diventa un nome istituzionale. E la Mafia pare un’istituzione nobilitante.

È vero che «le colpe dei padri non possono ricadere sui figli», come dichiara il giovane chef del ristorante, ma è anche vero che le colpe dei padri non possono diventare un vanto dei figli, ed essere usate per fare affari. Va bene che il ristorante abbia successo, se le orecchiette sono buone. Non va bene che abbia successo perché usa il nome Riina e il simbolo di Corleone, e la mafia come richiamo. Lucia è anche pittrice, e nel ristorante espone i suoi quadri. È giusto che trovi un mercato, se dipinge bene.

Non è giusto che trovi un mercato ben disposto e in attesa perché è figlia di un grande boss. Il gestore di un ristorante fa carriera perché fa dei grandi piatti, non perché suo padre faceva delle grandi stragi. Non si dovrebbe neanche sapere chi era suo padre. Qui bastava chiamare il locale 'by Lucia'. Il resto sa di mafia, è una proposta che non si può rifiutare.

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