mercoledì 11 agosto 2021
Avviato a luglio nel paese del Lazio il cantiere da 1,5 milioni per la valorizzazione dell'opera (II sec. d.C.). Tornerà uno spazio per spettacoli. Il ruolo dell'Archeoclub d'Italia
Il teatro romano di Ferentino (Frosinone).

Il teatro romano di Ferentino (Frosinone).

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Passa anche per l’archeologia la via culturale al Recovery plan. È uno dei progetti più affascinanti in corso in quel museo a cielo aperto che è l’Italia quello annunciato a metà luglio dal ministero della Cultura: l’apertura a Ferentino del cantiere per il recupero dell’antico teatro romano, risalente al II secolo dopo Cristo. Dovrebbe essere un caso di spesa 'virtuosa' per quel core business del Paese che sono il turismo e le bellezze del territorio. Il monumento, a lungo sconosciuto e oggi ricoperto da vegetazione e - in parte - da altri edifici, sarà gradualmente riportato a com’era due millenni fa. Si tratta dell’unico teatro dell’epoca trovato nella zona degli Ernici, che testimonia l’importanza avuta da questa parte di territorio (oggi provincia di Frosinone) e di questo paese che è uno scrigno, una sorta di museo diffuso con ben 26 siti archeologici. L’intervento, del valore globale di 1,5 milioni di euro e che si estenderà all’area urbana circostante, era stato ricompreso tra i primi 5 progetti finanziati tra i 10 individuati dal ministero guidato da Dario Franceschini nel piano strategico dei Beni culturali. Un esempio virtuoso anche per le modalità che hanno coinvolto il mondo del volontariato. Un ruolo in questo risultato l’ha avuto infatti l’Archeoclub d’Italia, associazione che nel 2021 festeggia il suo cinquantenario all’insegna del rilancio. «Noi ci poniamo come realtà associativa che facilita le sinergie tra enti diversi – afferma il presidente Rosario Santanastasio –, questo progetto non sarebbe potuto partire senza una alleanza tra Comune e Soprintendenza ». Il restauro consentirà alla città di Ferentino di diventare una nuova destinazione di turismo culturale con una duplice ricaduta positiva: il fine è restituire alla popolazione un concreto spazio pubblico (che contava fino a 3mila posti a sedere), da destinare ad attività culturali e spettacoli dal vivo. Nei prossimi mesi l’obiettivo è completare gli scavi del teatro romano, mai terminati, lungo un declivio naturale che raggiunge i 12 metri d’altezza e i 54 metri di diametro. L’opera venne alla luce solo negli anni Venti del secolo scorso, a opera dell’archeologo Alfonso Bartoli, per puro caso: soggetta nei secoli alla spoliazione dei materiali e sommersa fino ad allora sotto terrapieni allestiti a frutteti e a orti, all’inizio fu scambiata per un complesso termale. Da circa dieci anni, poi, il teatro era pressoché abbandonato, ultimamente anche chiuso al pubblico. Ora l’obiettivo è ambizioso: non solo studiare e ridare nuova vita a questi resti antichi, ma anche rifunzionalizzare questo grande spazio. «A Ferentino si può dire che entriamo in una vera città-laboratorio della rinascenza culturale post Covid, in grado di trasformare in realtà quanto stabilito dal Recovery plan. Un luogo periferico che può ridiventare centrale», afferma l’architetto Claudio Lo Monaco, consigliere nazionale di Archeoclub delegato ai beni ecclesiastici e liturgici. Il progetto prevede la demolizione di un intero isolato, ma – spiega il progettista Paolo Culla, incaricato dalla Soprintendenza di Frosinone e Latina – ogni ipotesi e rendering che possiamo mostrare ora non tiene conto della variabile dello scavo stesso. Insomma, in base a quello che troveremo il progetto potrà cambiare. Intanto è certo che ripristineremo la cavea, nelle 9 gradinate della parte bassa, con dei materiali da decidere. Poi, nella parte alta ci sarà una sistemazione a verde con interventi di ingegneria naturalistica, ovvero sempre gradinate ma con finitura a erba». Per quanto riguarda il proscenio, per ora è prevista una finitura 'a rudere', ma si stanno ancora studiando soluzioni che permettano poi un reale utilizzo come teatro.

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