sabato 24 giugno 2023
Le accuse: noi stiamo già affidando i lavori, spesso anticipiamo i soldi. Il decreto? Da 2,2 miliardi è sceso a 1,6
Il sindaco di Ravenna Michele De Pascale

Il sindaco di Ravenna Michele De Pascale - Ansa

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Secondo il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, «esistono due governi Meloni. Lo abbiamo sperimentato in questi 40 giorni. Il primo è quello che ci ha dato pieno supporto e sostegno nei giorni dell’emergenza massima, coinvolgendo la Protezione civile».

E il secondo?

Il secondo è quello che abbiamo visto dopo. Quello che non si presenta in sede di confronto, che considera qualsiasi problema posto dagli enti locali come un atto di lesa maestà. Due giorni fa, al termine della Conferenza unificata, insieme al collega Antonio Decaro abbiamo ribadito che il decreto alluvioni non contiene misure sufficienti per Comuni e Province, e nemmeno le risorse necessarie per le ulteriori opere urgenti di messa in sicurezza.

I problemi sono noti: risorse e commissario. Perché non si registrano avanzamenti nel negoziato?

Partiamo dalla situazione in cui ci troviamo: qui un ente come il Comune si trova a dover gestire in un arco di tempo brevissimo una mole di lavori che normalmente si fa in un decennio. Prima si rifaceva una strada in 5 anni, ora devo ricostruirne 20 in tempi ristretti. E non posso farlo con altrettante varianti urbanistiche. Come faccio allora? Noi stiamo già affidando i lavori, i nostri dirigenti hanno la procedura di somma urgenza, con procedure d’appalto molto veloci. È crollato un ponte, ne abbiamo già ordinato uno nuovo, un prefabbricato. Non possiamo che fare così, a meno che si voglia costringere all’immobilismo e all’isolamento migliaia di persone. Attenzione: si fa tutto sulla fiducia, senza future coperture finanziarie, spesso anticipando i soldi come stiamo facendo noi, usando gli avanzi di bilancio.

L’esecutivo dice che non può essere trattato alla stregua di un bancomat…

Non possiamo farci autorizzare ogni volta le spese dal ministro Musumeci, così come non possiamo accettare le dichiarazioni del viceministro Bignami che ha detto che lo Stato non si fida dei suoi amministratori locali, se questi hanno idee diverse dal governo centrale. Tra parentesi, si tratta di un’uscita che denota assenza di rispetto istituzionale e mette in discussione il principio leale collaborazione. Quanto ai soldi, il problema è la distanza tra gli annunci e la realtà. Il decreto 61 uscito il 2 giugno doveva ammontare inizialmente a 2,2 miliardi. Poi abbiamo scoperto che gli interventi previsti erano per 1,6 miliardi: di questo importo, un miliardo riguarda gli ammortizzatori sociali, che imprese e lavoratori romagnoli stanno provando a non utilizzare. Poi ci sono 300 milioni di fondi per l’internazionalizzazione che serviranno solo a determinate aziende, 50 milioni a pioggia tra i vari ministeri e 245 milioni per i fondi di protezione civile, fondi che sono già stati spesi. Di soldi veri e freschi per i Comuni che già hanno attivato i loro cantieri, non c’è nulla. Zero euro.

In concreto, che lavori si stanno facendo per uscire dall’emergenza?

Cito sempre l’esempio della strada 302, che collega la Romagna con la Toscana, un asse fondamentale per spostarsi nella valle del Lamone. Abbiamo commissionato come Provincia di Ravenna lavori di somma urgenza: il cantiere procede e la riapertura è stata a senso unico alternato. Stiamo lavorando per riaprire tutto completamente. I colleghi sindaci interessati, oltre a me e Dario Nardella per quanto riguarda la città metropolitana di Firenze, guidano i Comuni di Marradi e Brisighella: sono di Italia Viva e della Lega. Ci siamo mossi insieme, al di là del colore politico. Fare programmazione e insieme rispondere alle urgenze per me va di pari passo. Era già accaduto con il sisma dell’Emilia Romagna del 2012. Il modello aveva funzionato, partendo dalla figura del commissario alla ricostruzione. Ci auguriamo che quell’esempio si possa seguire ancora.

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