sabato 24 giugno 2023
I primi segni di speranza in città. «Certe politiche di gestione del territorio? Non hanno funzionato, adesso bisogna cambiarle»
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Dopo il terrore, lo sconforto, il lutto, «è tornata anche la speranza». Al sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini, è successo la prima volta che ha piovuto dopo l’alluvione: «Temevo che la rete fognaria non avrebbe retto, che sarebbe andato tutto sott’acqua di nuovo – racconta –. Sembra una banalità, ma quando ho visto che il sistema reggeva mi è sembrato di vincere all’Enalotto». Magra consolazione, per una città che oltre a tre vittime ha dovuto contare oltre 11mila famiglie coinvolte dall’alluvione (per fortuna quasi tutte rientrate nelle proprie abitazioni) e che deve ancora liberare le proprie campagne e parte dei quartieri da milioni di metri cubi di fango.

Sindaco, com’è la situazione in città?

Siamo fuori dalla fase acuta. Messe al sicuro le persone e sistemate le emergenze prioritarie sul territorio, cioè, stiamo avviando il lento processo di ricostruzione che ci aspetta nei prossimi anni. Serviranno tempo e sforzi enormi. Ho fatto riferimento alla rete fognaria perché a quella abbiamo dovuto subito pensare, come ai fossati, ai canali. E poi alle case: decine di edifici sono stati prima sgomberati, poi controllati e sistemati, quando possibile abbiamo provveduto immediatamente a farvi rientrare le famiglie.

Tutti interventi a cui avete provveduto coi vostri fondi per ora. Come procede il percorso verso i ristori e il dialogo con il governo e la Regione?

Dopo una prima fase ricca di concordia, vediamo delle divisioni. Sarò chiaro dicendo subito che non giovano a nessuno: deve prevalere l’obiettivo comune e il desiderio di lavorare tutti insieme. Non ho motivo di non fidarmi delle promesse che ci sono state fatte dal governo e dalla premier Giorgia Meloni, che venendo qui ci ha assicurato che nessuno sarebbe rimasto solo.

E il commissario?

Il commissario è il motivo principale di queste divisioni. Mi auguro che la sua nomina sia imminente e non arrivi più tardi di settimana prossima. Non possiamo permetterci di aspettare più tempo di così.

Cosa chiedete? Avete una stima dei danni per il vostro territorio?

Non sappiamo ancora se alla fine il conto complessivo del disastro che ci ha travolti sarà di 7, 8 o anche 9 miliardi di euro. A Forlì stiamo ancora definendo nel dettaglio la situazione. Quello che chiediamo, qui, sono interventi semplici e solleciti: c’è chi ha perso tutto, soprattutto le imprese, e non ha materialmente più tempo per andare avanti senza aiuti. Ci sono Comuni piccoli e piccolissimi, nella nostra provincia, che non hanno abbastanza soldi nelle proprie casse nemmeno per coprire gli interventi prioritari. Abbiamo pezzi interi di campagna e di collina distrutti, franati, cancellati.

Sindaco, ai funerali delle vittime dell’alluvione lei ha chiesto scusa ai suoi concittadini per non aver fatto tutto il possibile. Oggi come si sente rispetto a quel momento?

Ho 68 anni, sono un vecchietto, quello che è successo quella notte mi ha scosso profondamente. Oggi sto recuperando la capacità di pensare al futuro per la mia città e la mia regione. Oltre ai danni economici con cui la nostra terra e la nostra gente devono fare i conti, però, ci sono quelli emotivi. E c’è anche una ricostruzione emotiva per cui serviranno anni. Ogni giorno incontro gente che mi ferma per strada e mi racconta di aver paura a dormire nella propria casa.

Si rimprovera errori nella gestione del territorio rispetto a quello che è accaduto?

I Comuni non hanno poteri sui fiumi e sulla loro gestione, altri enti se ne occupano. Il mio non vuole essere uno scaricabarile, ovviamente, ma credo sia necessario ripartire da quello che è successo anche nella rigenerazione delle nostre città. Abbiamo capito cosa non ha funzionato, sappiamo dove i corsi d’acqua hanno rotto gli argini, da dove l’acqua è tracimata e perché. Certe politiche di gestione del territorio non hanno funzionato: occorre cambiarle.

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