Si sta delineando con chiarezza (e tra le polemiche delle opposizioni), la strategia legale e politica del premier di fronte ai processi. L’ultima mossa di questa complicata partita a scacchi l’ha fatta il vertice dei senatori del Pdl (il duo Maurizio Gasparri-Gaetano Quagliariello) che ieri hanno presentato ai giornalisti quella che si prepara a essere una vera e propria controffensiva sul processo Ruby. Con l’intento scoperto di mandarlo all’aria, di sospenderlo o, almeno, di intralciargli il cammino. La strategia è piuttosto complessa e si muove a vari livelli. Quello più evidente (e in un certo senso più clamoroso) è l’invito al ministro della Giustizia Alfano a inviare gli ispettori di Via Arenula alla procura di Milano, per verificare come mai intercettazioni dirette a Silvio Berlusconi, che avrebbero dovuto essere distrutte, sono finite invece nel faldone degli atti giudiziari e poi sui giornali. Ma, a ben vedere, questa richiesta è solo la prima mossa. Perché, nella interrogazione parlamentare del Pdl del Senato, sulla quale è stato chiesto l’intervento in aula di Alfano, si adombra qualcosa di più. Un qualcosa che se fosse provato in sede processuale, secondo Gasparri e Quagliariello, manderebbe all’aria tutto il processo. Secondo l’interrogazione parlamentare, in sostanza, i pm milanesi avrebbero commesso degli abusi procedurali sulle intercettazioni di Berlusconi-parlamentare. Il quale sarebbe stato 'ascoltato' non casualmente, ma in maniera sistematica, contravvenendo alle leggi in vigore sulla privacy dei parlamentari. In più, sarebbe stata ritardata volontariamente la sua iscrizione nel registro degli indagati proprio per poter utilizzare alcune intercettazioni proibite. Due vizi gravi, secondo Quaglieriello, che potrebbero portare addirittura all’annullamento di tutto il processo, basato in prevalenza sulle intercettazioni: «Basta leggere gli atti – ha spiegato il vicecapogruppo al Senato – per rendersi conto che l’intera attività di intercettazione e di acquisizione dei tabulati sul caso Ruby è viziata da una falla giuridicocostituzionale grande come una casa». Probabilmente, gli esponenti del Pdl pensano di trasformare l’interrogazione di Alfano in una mozione, che in Senato passerebbe facilmente. Un’arma in più da utilizzare nel duello, ormai all’ultimo sangue, contro la procura di Milano. Ma non basta. Gasparri e Quagliariello hanno reso noto il loro pensiero: nel momento in cui la Camera ha portato di fronte alla Corte Costituzionale il conflitto di attribuzione, in attesa della decisione della Consulta, il processo Ruby deve essere sospeso. Una tesi questa che per Quagliariello «è pacifica», ma che viene contestata da più parti. Per questo, pronta nel cassetto, c’è una norma interpretativa, una nuova legge da approvare in quattro e quattr’otto che stabilisca, appunto, la sospensione di un processo in attesa della pronuncia dalla Consulta sul conflitto. Ma il presidente della Camera Gianfranco Fini lancia un avvertimento: «L’uguaglianza di tutti dinanzi alla legge è un valore di fondo sancito dalla Costituzione, non una 'leggina' o un regolamento».