domenica 3 aprile 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
VENEZIA La proposta di legge veneta sul governo del territorio, conosciuta come 'antimoschee', che approderà in consiglio regionale martedì prossimo, rischia di limitare la libertà religiosa. Lo afferma il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, presidente della Conferenza episcopale del Triveneto. «Una chiesa, un patronato, le aule del catechismo (con tutto il rispetto per ogni tipo di altra attività) non possono rispondere alla logica che presiede all’insediamento di un centro commerciale, un distributore di carburante, una palestra o un centro benessere – obietta il patriarca dal sito del settimanale diocesano Gente Veneta –; tali realtà imprenditoriali forse possono essere collocate in aree predefinite 'destinate ai servizi', fuori dai centri storici e lontani dalle abitazioni, attribuendo loro impegni e oneri di urbanizzazione di determinata entità, e posti a carico dei richiedenti, poiché sono attività economiche a scopo di lucro. Ma non può essere la stessa cosa per le realtà di culto». La Regione, preoccupata del proliferare di centri islamici, mira a introdurre, con la maggioranza a guida Lega Nord, una nuova normativa per disciplinare la realizzazione di edifici e attrezzature di interesse comune per servizi religiosi. Il patriarca ha incontrato i rappresentanti delle confessioni cristiane di Venezia e insieme hanno condiviso un’ampia riflessione, rilevando «con rammarico che le modifiche proposte presentano ancora elementi di perplessità e preoccupazione per l’esercizio del diritto, garantito dalla Costituzione, di libertà religiosa per il nostro territorio». Gli edifici di culto e di servizio, a partire dalla parrocchia, rischiano di essere espulsi dal cuore delle città e dei paesi e insediati in aree di servizio periferiche. «Se i nostri genitori e nonni si fossero mossi secondo la legge che si vuol ora proporre – ammonisce il patriarca –, non solo non avremmo oggi gli splendidi tesori artistici e architettonici che rendono noti in tutto il mondo i nostri centri storici ma, ancor più, non potremmo godere della benefica e capillare presenza di parrocchie, patronati, centri d’ascolto, strutture caritative e di solidarietà che rappresentano un’autentica ricchezza per il nostro tessuto sociale, sia nelle città sia nei paesi ». Il patriarca e le altre comunità religiose di Venezia invitano pertanto la Regione ad esigere pure le giuste forme di tutela e di garanzia, a richiedere un forte senso di responsabilità e di rispetto da parte di tutti, anche un senso più vivo della legalità, «ma non si retroceda – è la loro raccomandazione – dal principio irrinunciabile, in ambito civile e religioso, che riguarda il bene fondamentale della libertà religiosa». Semmai – conclude la nota condivisa da Moraglia e dai rappresentanti delle comunità religiose – la libertà religiosa – «rispettosa della coscienza altrui e amante delle buone regole e del vivere civile» – deve oggi più che mai essere potenziata. «Non restringiamone i confini. L’esercizio, anche pubblico, della fede è valore civile ed ecclesiale, che permette a tutti di esprimersi rispettando le altrui convinzioni». © RIPRODUZIONE RISERVATA Francesco Moraglia
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: