giovedì 12 maggio 2016
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BARI Un magistrato scomodo. Tenace, caparbio, fastidioso. Per la camorra un ostacolo da eliminare con un gesto eclatante. Un messaggio per far capire a tutti che Gomorra, quella vera, non si ferma davanti a niente e a nessuno. Ecco, allora, l’idea dell’attentato. Giovanni Colangelo, il numero uno della procura napoletana, doveva morire così. La sua auto doveva saltare in aria in un tratto di strada tra il casello autostradale di Gioia del Colle e la cittadina dove vive il procuratore. Il racconto è de relato. Arriva da un pentito della malavita barese, dalle viscere di quella criminalità organizzata che solo all’apparenza sembra far meno paura. Lui, il 'picciotto', ha riferito agli investigatori che il suo capo, tra la fine del 2015 e l’inizio di quest’anno, è stato avvicinato da alcuni napoletani per la preparazione dell’attentato. Ci sarebbero stati sopralluoghi, incontri, l’analisi degli spostamenti dell’obiettivo da colpire. E a dimostrazione di quanto raccontato, ecco la scoperta di 550 grammi di tritolo, recuperati sotto un albero, di fronte al cancello della tenuta di un boss, Amilcare Monti Condesnitt, di Gioia del Colle, finito in carcere con altre quattro persone, Francesco Paolo Ciccarone, 40 anni di Santeramo in Colle, Antonio Saponaro, 35 anni di Bari, Giuseppe Piscopo, 24 anni di Bitonto e Paolo Paterno, 33 anni di Bari. L’accusa è di detenzione e porto d’armi (trovata anche una pistola russa Tokarev) e di esplosivo. Condesnitt è un personaggio di primo piano negli ambienti della malavita. Legato alla banda dei giostrai, quattro anni fa era stato condannato perché ritenuto il capo di una banda che si riforniva di hashish e cocaina dalla Campania e dalla Spagna e di armi ed esplosivo da Croazia e Grecia. Indagini problematiche e difficili quelle sul 'tentato omicidio' – questo il capo d’imputazione nel fascicolo aperto contro ignoti dall’Antimafia barese – di Giuseppe Colangelo. Non è facile, infatti, individuare gli emissari della camorra. Tutti i tasselli del puzzle devono combaciare. Perché non basta avere il tritolo. Bisogna saperlo utilizzare. Intanto, l’allarme è stato lanciato dalla Dda di Bari che indaga con la Polizia e le misure di sicurezza intorno a Colangelo sono state rafforzate. Dopo una fase di riserbo, gli investigatori hanno deciso di diffondere la notizia. La storia dell’attentato da pianificare emerge quasi per caso nel corso di un’altra indagine, quella sul tentato omicidio di Giuseppe Drago, compiuto il giorno di San Valentino nel quartiere San Pio. Drago fu colpito da un colpo di pistola alle spalle. Gli investigatori all’epoca ritennero si trattasse di una risposta all’omicidio di Gianluca Corallo, avvenuto una settimana prima. Una faida interna al clan egemone nel quartiere, gli Strisciuglio. E proprio indagando sulla vicenda, la squadra mobile è venuta in possesso del verbale del pentito, nel quale erano finiti gli stessi nomi delle persone finite nel mirino della Dda barese. Una volta scoperto e recuperato il tritolo, si è deciso di intervenire d’urgenza bloccando le cinque persone. Ma da lunedì mattina – altro particolare inquietante – Giuseppe Drago è scomparso. Svanito nel nulla dopo essere uscito da casa. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo
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