mercoledì 11 ottobre 2023
Un disegno di legge prevede di elevare da 45 a 50 anni il limite per chi desidera adottare bambini di pochi mesi. Critiche dagli enti: bene snellire le procedure, ma i problemi veri sono altri
L’arrivo all’aeroporto di Ciampino, ormai 9 anni fa, di 31 bambini congolesi adottati da genitori italiani, giunti in Italia dopo un lungo contenzioso

L’arrivo all’aeroporto di Ciampino, ormai 9 anni fa, di 31 bambini congolesi adottati da genitori italiani, giunti in Italia dopo un lungo contenzioso - ANSA

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Tanti interrogativi, poche certezze ma la ferma volontà di ripartire. È la posizione degli enti e delle associazioni che si occupano di adozioni di fronte alla situazione degli ultimi anni che ha visto il settore investito da un vero e proprio tornado.

Non sono crollati solo i numeri, come più volte documentato – dalle oltre 4mila adozioni l’anno di quindici anni fa ai 680 minori arrivati in Italia nel 2021 – ma è aumentata anche l’età media dei piccoli (oggi 6,7 anni) e soprattutto sono diventati maggioranza, oltre il 60 per cento, i bambini con “bisogni speciali”, i cosiddetti special needs, cioè i ragazzi più grandicelli e con patologie psico-fisiche di varia gravità.

Inoltre è cambiata profondamente la geografia dell’adozione, con Paesi che chiudono le porte, non solo per la guerra (Ucraina, Russia e Bielorussia) ma per una serie di altri complessi fattori geopolitici e culturali (Cina), e altri che faticosamente aprono qualche spiraglio.

Di fronte a questi sconvolgimenti ha senso ancora che in Italia il mondo delle adozioni sia regolato da una legge che ha ormai compiuto 40 anni, la 184 del 1983, pensata quando la società era profondamente diversa?

Il dibattito va avanti da tempo e divide gli stessi addetti ai lavori – enti autorizzati e magistrati minorili – in varie fazioni. Chi è convinto che basti qualche minimo intervento su un impianto ancora valido perché mette al primo posto il “miglior interesse del minore” e chi invece vorrebbe azzerare tutto e ripartire con criteri nuovi.

A questa posizione si iscrive la proposta di legge che dovrebbe essere calendarizzata alla Camera nel giro di qualche settimana. Il testo, sottoscritto da 15 deputati di Fratelli d’Italia, con primo firmatario il questore (e responsabile di FdI Lazio) Paolo Trancassini, interviene su alcuni aspetti della complessa materia.

Tra l’altro alleggerisce alcuni requisiti. Per adottare non sarà più obbligatorio essere sposati da almeno tre anni (o di aver convissuto stabilmente prima del matrimonio per lo stesso periodo), ma da solo due. L’età massima per adottare un bambino di pochi mesi, «in linea con la crescente aspettativa di vita e con l’aumento dell’età di filiazione naturale delle famiglie», passa da 45 a 50 anni.

Nuove regole anche per le strutture di accoglienza a cui sono affidati i bambini. Avranno infatti sei mesi per stilare un elenco di tutti i minori collocati presso di loro, con tutte le indicazioni per stabilire se si possa procedere o meno con l’adottabilità. Tempi più stringenti anche per gli interventi dei tribunali e dei servizi sociali, anche se gli stesso firmatari della proposta hanno ammesso che si tratta solo di una piattaforma aperta al contributo delle altre forze di maggioranza e opposizione. Troppo importante il tema delle adozioni per trasformarlo in un altro terreno di scontro.

Ne sono convinti anche responsabili ed esperti degli enti autorizzati che, di fronte alla nuova proposta di riforma, non esitano a metterne in luce aspetti positivi e criticità. «Non si può che condividere la proposta di contenimento dei tempi delle procedure purché ne sia poi garantito il rispetto», osserva Cristina Riccardi di Aibi, che è anche vicepresidente del Forum.

Parziale apertura di credito anche da parte di Paolo Limonta, presidente Ciai: «Ben vengano le proposte di modifica della legge, laddove intervengano sui nodi “burocratici”, sulla trasparenza delle procedure e la tempestività degli interventi che si devono mettere in atto».

Molto critica invece Frida Tonizzo, Aifaa: «È una proposta che, ancora una volta a costo zero, ha come obiettivo quello di illudere gli aspiranti genitori adottivi: non è aumentando la differenza massima di età e quindi il numero degli aspiranti genitori adottivi che aumentano i minori adottabili in Italia».

Anche secondo Cristina Riccardi le perplessità sono tante: «Suscita preoccupazione il fatto che si voglia diminuire il tempo di matrimonio o convivenza richiesto alla coppia adottante e l’innalzamento della differenza di età tra il più anziano dei genitori e il bambino».

E Daniela Russo, responsabile adozioni Ciai aggiunge: «Servono investimenti che la legge non prevede e che invece sarebbero indispensabile per attuare i cambiamenti auspicati».

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