martedì 8 agosto 2023
Il cuore grande dei nostri marinai e la necessità di soccorsi coordinati
Un fotogramma del video che documenta il drammatico salvataggio di domenica scorsa

Un fotogramma del video che documenta il drammatico salvataggio di domenica scorsa - Fotogramma

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«Recuperali, recuperali tutti, tutti». È l’urlo di un marinaio della Guardia costiera al collega che in mare forza 4 sta salvando i migranti di uno dei naufragi di domenica al largo di Lampedusa. Il video è drammaticamente bello. C’è il sole ma non è uno scenario estivo. Uomini in muta e casco arancione tra onde che spaventano, si tuffano, raggiungono, tranquillizzano, raccolgono, soccorrono decine di subsahariani terrorizzati. Il vento di maestrale fa ondeggiare le motovedette, lo stesso vento che ha capovolto le “bare” metalliche partite dalla Tunisia malgrado le condizioni meteo avverse.

«Chi li ha lasciati o costretti a partire con questo mare è un pazzo criminale senza scrupoli. Si prevede mare mosso ancora per i prossimi giorni. Speriamo si fermino. È una mattanza con questo mare» denuncia il questore di Agrigento Emanuele Ricifari. Chi non si è mai fermato, e mai si fermerà, sono i nostri soccorritori. Sempre nel video si sente ancora una frase di soddisfazione, di gioia. «Forza, bravissimi, li abbiamo presi tutti quanti».

Video

Mentre scorrono le immagini dei migranti, uomini, donne, bambini, che vengono fatti salire sulla motovedetta. Alcuni sono abbracciati a delle camere d’aria da auto, altri neanche quelle. Ma sono tutti salvi. Tutti salvati. Come nelle stesse ore le 34 persone, uomini e donne, due incinte, bloccate da quasi due giorni su una scogliera di Lampedusa sulla quale si era infranta la piccola barca che li trasportava. Irraggiungibili via mare per le onde che impedivano l’avvicinamento anche ai nostri mezzi migliori.

Per ore sono stati rifocillati dall’alto, tranquillizzati, e poi salvati da un difficile e complesso lavoro di squadra, tra uomini del Soccorso alpino e speleologico siciliano, Vigili del fuoco, Aeronautica militare e Guardia costiera. Come accade in montagna, i superesperti di salvataggi si sono calati dagli elicotteri, imbracando i fradici, infreddoliti e impauriti migranti. Uno alla volta, per 34 volte. Con professionalità e attenzione. Tutti salvi. Così come gli 82 migranti sbarcati sempre ieri a Crotone, dopo un difficile soccorso della Guardia costiera, con mare molto mosso a 60 miglia dalla costa. Persone provate da sette giorni di viaggio in tempesta lungo la rotta turca, nuovamente affollata (sempre domenica una barca con 79 persone soccorsa dalla Guardia costiera al largo di Santa Maria di Leuca con condizioni meteomarine pessime). Persone salvate e accolte con amore, con gesti semplici e commuoventi, come i giocattoli donati dagli uomini delle Forze dell’ordine di Crotone ai bimbi appena sbarcati. Professionalità e cuore.

Ce le dicono quelle immagini, quelle frasi e quei gesti. Ma anche il sudore, la fatica di questi giorni di soccorsi continui. E anche le lacrime, sì le lacrime, quando non si fa in tempo, e si devono raccogliere anche cadaveri. Soprattutto i piccoli cadaveri. Ma il flusso di questi mesi è davvero imponente, e l’impegno non basta. Per questo è ben gradito e richiesto l’aiuto delle Ong.

Un’unica squadra, coordinata, senza polemiche e attriti, uomini delle istituzioni e volontari. Per soccorrere e salvare. Sono poi altri, a Roma, a decidere dove far sbarcare le Ong, in porti assurdamente e crudelmente lontani dai luoghi dei soccorsi. Sono altri, a Roma, a fare accordi con Paesi che certo non trattano con umanità e dignità i migranti. I nostri marinai, con qualunque divisa, fanno un’unica cosa, quella che fanno da sempre, perché è la legge del mare. Salvano. In silenzio. Senza nomi. Anche di fronte a ingiuste accuse. Mentre a loro dovremmo solo dire: grazie.

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