mercoledì 31 gennaio 2024
L'affondo di Salvini imbarazza il governo: «Incendiò un nostro gazebo nel 2017». Ma la donna fu assolta. Lunedì del caso si parlerà all'Eurocamera. Il padre: è deperita
A Ilaria Salis è stato dedicato anche un murales a Roma, dall'artista Laika

A Ilaria Salis è stato dedicato anche un murales a Roma, dall'artista Laika - Reuters

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Prima della sentenza dei giudici ungheresi, su Ilaria Salis arriva l'affondo di Matteo Salvini. «Se fosse dichiarata colpevole sarebbe incompatibile con l'insegnamento in una scuola elementare» l'avvertimento lanciato dal vicepremier a Bruxelles, preceduto da un'intervista a Repubblica: «È assurdo che questa Salis in Italia faccia la maestra. È normale che una maestra elementare vada in giro per l'Europa, e adesso scopro anche in Italia, a picchiare e sputare alla gente?». Un'accusa piazzata mentre il suo partito rilancia il video di un gazebo della Lega distrutto da un gruppo di antagonisti a Monza nel 2017, vicenda per cui la 39enne milanese un mese fa è però stata assolta. Parole «fuori luogo» per suo padre, Roberto Salis. Parole che accendono la polemica in Italia. Elly Schlein accusa la Lega di «mettere altre catene ai polsi e alle caviglie» della donna. E non manca qualche perplessità nel centrodestra. C'è chi lo vede come un tentativo di alzare la posta, mentre Giorgia Meloni è attesa da un Consiglio europeo delicato, anche perché il caso dell'italiana, portata in tribunale a Budapest con catene ai polsi e ai piedi, rischia di intrecciarsi con gli altri dossier da affrontare con Viktor Orban.

Intanto il Guardasigilli Nordio ha incontrato in queste ore il collegio del Garante nazionale dei detenuti, che effettuerà una segnalazione anche al comitato per la prevenzione della tortura presso il Consiglio d'Europa. Il caso arriverà lunedì pomeriggio anche a Strasburgo, dove alla plenaria dell'Eurocamera si dovrebbe tenere un dibattito.

Le accuse della Lega e le reazioni politiche

L'offensiva leghista ha preso corpo mentre il governo cercava di affrontare una vicenda dagli aspetti diplomatici e giuridici decisamente complessi, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani che parlava di «violazione delle norme comunitarie» e Meloni che, alla vigilia del vertice a Bruxelles, ha inserito la questione fra i temi di una telefonata con il primo ministro ungherese. Nel corso della giornata l'avvocato della militante anarchica, Eugenio Losco, ha chiarito che «è stata assolta per non aver commesso il fatto» in relazione all'aggressione al gazebo leghista. Mentre il partito di Salvini ha rilanciato l'intenzione del legale di «una delle militanti della Lega aggredite e insultate a Monza nel 2017» di «utilizzare tutti gli strumenti di legge per fare piena luce su quell'episodio di gravissima violenza politica». E in serata una nota della Lega ha citato la sentenza secondo cui Salis è «soggetto ampiamente noto alle forze di polizia», aggiungendo che «le scioccanti immagini che arrivano dal tribunale di Budapest non possono alterare la realtà», con una postilla finale: «Bene che il governo italiano abbia chiesto il rispetto dei diritti umani anche in detenzione».

All'interno di FdI silenzio assoluto. L'uscita del vicepremier ha però creato qualche perplessità fra gli alleati: le fibrillazioni sarebbero alla base delle schermaglie al Senato, dove il via libera sul disegno di legge per l'istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale, voluto dal ministro leghista Giuseppe Valditara, è arrivato dopo due sospensioni per la mancanza del numero legale. «I distinguo di Salvini non servono - il commento di Maurizio Lupi -. Oggi la questione non è se puoi fare la maestra o no, o se sei colpevole o innocente, ma che la dignità della persona, qualunque cosa abbia fatto, non venga calpestata». Come al Senato, anche alla Camera le opposizioni hanno chiesto un'informativa, che potrebbe esserci la settimana prossima, con Tajani in aula. Salvini «deve vergognarsi» attacca il M5s. Per Angelo Bonelli, usa «due pesi e due misure» rispetto a quando anni fa «si spendeva per riportare in Italia i marò detenuti in India per aver ucciso due pescatori indiani». Secondo Schlein, il segretario leghista «rilancia un'accusa dalla quale è già stata assolta, con una forte nostalgia di Medioevo che fa sparire la presunzione di innocenza. Io - aggiunge riferendosi al processo per Open Arms - gli chiedo se chi è accusato di sequestro di persona possa fare il ministro». Fra le voci critiche anche quella di Liliana Segre, incredula che «si possa celebrare il nazismo per strada in un Paese Ue» (a Budapest succede ogni 11 febbraio, nel “giorno dell'onore”, e Salis è accusata di aver aggredito due neonazisti in quell'occasione un anno fa) e «sorpresa che la vicenda abbia suscitato l'attenzione dei media e dell'opinione pubblica solo molti mesi dopo l'arresto». «Il governo ha fatto tutto ciò che serviva per garantire il rispetto delle norme europee sul trattamento dei detenuti» ha assicurato Tajani, confermando che in giornata la donna ha ricevuto in carcere le visite dei genitori («Le compagne di cella la chiamano Giovanna d'Arco» ha raccontato il papà) e, nelle ore precedenti, del procuratore generale ungherese «per verificare le sue condizioni», che sarebbero buone.

Ilaria Salis in tribunale a Budapest

Ilaria Salis in tribunale a Budapest - Reuters

La strategia giuridica e diplomatica

Ilaria Salis non potrà tornare subito in Italia, ma un suo trasferimento agli arresti domiciliari a Budapest è il primo passo affinché, grazie alle norme europee, possa lasciare l'Ungheria. La strategia del governo per risolvere il caso della 39enne milanese corre sul doppio binario di diplomazia e norme internazionali. Dopo la bufera politica per le immagini che la vedevano incatenata con ceppi e manette nelle udienze al processo «si inizia a vedere un po' di luce» ha commentato un po' sollevato il papà, Roberto Salis, per il quale c'è un «moderato ottimismo». In serata, rientrato in Italia, il genitore ha comunque riferito di aver trovato la figlia «deperita per l'udienza». Roberto Salis ha replicato anche al ministro Salvini («Non dovrebbe insegnare», aveva detto). «Auguro alla figlia di Salvini di avere un decimo dei valori etici di mia figlia», ha aggunto Salis. «Adesso spero si smuovano un po' le acque», ha concluso il padre di ilaria Salis.

Ma, in attesa di ottenere risultati concreti dopo i canali attivati dalla Farnesina, sul fronte delle leggi bisognerà invece procedere per gradi: i giudici ungheresi - motivando la loro decisione per il “pericolo di fuga” - hanno già respinto in tre occasioni (a giugno, settembre e novembre scorso) le richieste per il trasferimento di Ilaria Salis ai domiciliari in Italia, avanzate dagli avvocati della 39enne. E in assenza di una condanna definitiva, «nessuna convenzione internazionale o altro strumento consente l'esecuzione nel Paese di origine delle misure cautelari di tipo carcerario» ribadisce il sottosegretario Andrea Ostellari in commissione Giustizia: per questo la richiesta potrebbe essere rivalutata solo a seguito di una preventiva applicazione dei domiciliari in Ungheria, su decisione dei giudici. «Non appena la misura cautelare dovesse essere sostituita con un'altra meno afflittiva - spiega il sottosegretario - ci si attiverà per il riconoscimento e l'esecuzione in Italia».

In quel caso allora ci sarebbe un appiglio normativo che il ministero ha nel cassetto da settimane: la decisione quadro del Consiglio europeo per il reciproco riconoscimento tra Stati membri delle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare. «Si tratta dell'unico strumento vigente» sottolinea Ostellari. Il primo step di questo piano potrebbe essere quindi una richiesta dei legali di Salis affinché i giudici concedano i domiciliari in Ungheria alla propria assistita, in attesa che Ilaria possa poi scontarli nel proprio Paese. «Attendiamo dalle istituzioni il momento in cui va presentata questa istanza» spiega Roberto Salis, il papà di Ilaria, lasciando intendere che tutto si sta muovendo in un incastro delicato fatto di rapporti diplomatici e tattiche giuridiche. E se il piano non dovesse andare in porto resta l'alternativa del ricorso immediato alla Corte europea di Strasburgo «per la violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che è già costata altre condanne all'Ungheria», dice l'avvocato Eugenio Losco, che per ora definisce questa scelta «una possibilità da valutare».

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