mercoledì 21 giugno 2023
Il giovane avrebbe pubblicato sui social foto in cui si evidenziava una tendenza omosessuale. Il parroco gli avrebbe chiesto di restare nell'organizzazione ma di lasciare le attività educative
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Il tema è di quelli caldi, se non caldissimi. All’inizio dell’estate esplode a Cesena, dopo i guasti creati dall’alluvione e dalle frane del 16 maggio scorso, il caso di un giovane coordinatore maggiorenne che sarebbe stato invitato a lasciare il posto di educatore in un centro estivo parrocchiale. L’attività del Grest sarebbe dovuta partire all’inizio di luglio.

Nei giorni scorsi uno dei due responsabili dell’iniziativa estiva avrebbe postato sui social alcune immagini dalle quali si esplicitava una sua tendenza omosessuale. Alcuni adulti si sarebbero accorti del fatto e lo avrebbero riferito al parroco che, dopo essersi confrontato con alcuni suoi confratelli, avrebbe incontrato il ragazzo. «Tu puoi continuare a svolgere il ruolo di organizzatore del Cre – gli avrebbe detto anche in presenza del vicario zonale – ma non quello di educatore». Per ricoprire questo incarico in un Grest parrocchiale, come quello di catechista, è richiesta la condivisione dei valori cristiani. E questo vale sia per le persone omosessuali che per quelle eterosessuali. Vale per tutti.

Nella comunità locale interessata il caso è diventato di pubblico dominio perché il giovane in questione ha declinato la proposta offertagli, così come l’altro responsabile. In questo modo la parrocchia è stata costretta, suo malgrado, in breve tempo, ad avvisare tutte le famiglie che avevano iscritto i bambini al Grest e ad annullare l’attività programmata. Questo evento ha creato sconcerto e ha diviso gli animi, sia sulla presa di posizione verso il giovane che avrebbe fatto outing, sia perché si è rinunciato ad avviare l’esperienza estiva con i più piccoli, con evidenti disagi per le famiglie.

La parrocchia ha poi chiesto e ottenuto da una comunità vicina di poter dirottare i propri bambini su un altro Grest, ma nemmeno questo ha placato le polemiche. Fino a questa mattina, quando sulla cronaca di un quotidiano è uscita la notizia con il titolo “È gay perciò non può fare l’educatore. Il centro estivo in parrocchia è annullato”.

Ci ha pensato il sindaco di Cesena Enzo Lattuca a incendiare la miccia con un post su Facebook in cui ha scritto, allegando l’articolo in questione: «Pensavo che il Medioevo fosse ormai alle nostre spalle e che episodi di discriminazione come questo, inaccettabili, fossero estranei alla nostra città. Evidentemente mi sbagliavo».

La Diocesi, nel pomeriggio di oggi, ha diffuso una nota in cui ha messo in chiaro che «la Chiesa di Cesena-Sarsina è una casa aperta e accogliente verso tutti. Spiace e rattrista – si legge nel comunicato -. Con questi sentimenti la Diocesi di Cesena-Sarsina intende offrire, nella complessità della vicenda, un chiarimento circa quanto avvenuto in un centro estivo parrocchiale». E poi ha aggiunto la condivisione: «Spiace per la sofferenza arrecata a quanti sono stati coinvolti in maniera diretta e per quella portata alla comunità. Rattrista il clamore mediatico con cui si stanno alimentando opposte fazioni».

La Diocesi ha voluto anche cercare di chiarire le motivazioni, su un terremo alquanto infido come quello emerso dal caso del centro estivo parrocchiale. «Il tema è molto delicato», si legge ancora, ma «quanto accaduto – viene chiarito - non riguarda un giudizio sui singoli o una discriminazione sui diritti».

E poi il cammino che la Chiesa tutta vive proprio in questi mesi e in questi anni, nelle Diocesi di tutto il mondo. «Con il Sinodo si interroga – scrive la Diocesi di Cesena-Sarsina - su come andare incontro alle persone che si sentono escluse dalla comunità in ragione della loro affettività e sessualità. È una domanda che rimane aperta e sulla quale anche la Chiesa di Cesena-Sarsina è in cammino». Sul caso particolare, la precisazione: «A nessuno è stata impedita l’organizzazione del centro estivo. Questione diversa è il mandato educativo chiamato a trasmettere i valori cristiani». E infine la disponibilità al dialogo. «Resta ferma la disponibilità del vescovo – si legge in conclusione - a incontrare le persone nel rispetto delle loro scelte di vita».

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