giovedì 22 maggio 2014
Nuovi scontri a Tripoli. Si rafforza la posizione del generale Haftar. Arriveranno oggi i 500 migranti salvati a Capo Passero. La Procura ha aperto una indagine per favoreggiamento dell’immigrazione
Il caos libico moltiplica gli arrivi
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Nuovi scontri a fuoco ieri a Tri­poli mentre il piano «Kara­ma » («Dignità») del generale Khalifa Haftar raccoglie il supporto di nuovi pezzi di apparato dello sta­to libico. Un copione da 'nuovo Egitto', ac­cusano i Fratelli musulmani, men­tre ad Augusta è attesa per l’arrivo – con 24 ore di ritardo a causa del cat­tivo tempo – della fregata Grecale e del pattugliatore Foscari della Mari­na Militare con a bordo 488 migran­ti soccorsi a sud di Capo Passero tra il 19 ed il 20 maggio. Tra loro anche 133 minori e 64 donne. Una crisi che si avvita su se stessa e per cui si te­mono pure importanti sviluppi sul versante immigrazione. Gli scontri, a Tripoli, sono scoppiati vicino alla base della difesa aerea di al-Yarmouk, dopo che il comandan­te in capo dell’aviazione aveva an­nunciato il proprio sostegno al generale Haftar che vuole sciogliere il Parlamento e reprimere i gruppi i­slamici. Si erano registrati com­battimenti già in nottata anche vi­cino alla base militare di Tajoura, alla periferia di Tripoli: due morti, uno dei quali cittadino del Mali, il bilancio degli scontri. Bombarda­ta pure la sede degli uffici Nato, ha fatto sapere il vicario apostolico di Tripoli, monsignor Giovanni Inno­cenzo Martinelli. Giallo, invece, sull’adesione al golpe da parte del ministro dell’Interno, Saleh Mazeg: «Sto con il popolo libi­co », non con l’ex generale Khalifa Haftar ha precisato il ministro a un’e­mittente pochi minuti dopo che l’a­genzia ufficiale Lana aveva annun­ciato che il ministero si era unito al generale. Con Khalifa Haftar è inve­ce l’ambasciatore libico alle Nazio­ni Unite, Ibrahim al-Dabashi: quel­lo del generale in pensione «non è un golpe, ma un movimento nazio­nalista », ha dichiarato esprimendo il suo appoggio alla richiesta di so­spensione del parlamento domina­to dagli islamici. Sempre più chiaro lo scontro fra la formazione paramilitare di Haftar e gli islamisti: «C’è solo un nemico, i Fratelli Musulmani, il morbo mali­gno che cerca di infettare le ossa del mondo arabo», ha tuonato l’ex ge­nerale in una intervista ad Asharq Al-Awsat. In serata il Parlamento an­nuncia di appoggiare «tutte le ini­ziative contro il terrorismo, ma sot­to il controllo delle istituzioni». Le milizie della città di Misurata, considerate tra i più forti gruppi ar­mati vicini ai Fratelli musulmani e ai gruppi islamisti, hanno annunciato di essere contrari «al tentativo di gol­pe » ma di non voler entrare a Tripo­li per difendere le istituzioni, come ri­chiesto dal presidente ad interim Nouri Abu Sahimin. Le milizie di Mi­surata si sarebbero invece proposte di mediare tra le parti per evitare di scontrarsi con le brigate al Saiq e al Qaaqa, forze armate provenienti da Zintan che hanno invece aderito al piano «Karama» di Haftar. L’Italia intanto si prepara ad acco­gliere i quasi 500 migranti, in gran parte siriani, salvati a sud di Capo Passero. I barconi sui cui viaggiava­no i migranti sono stati rimorchiati dalle navi della Marina e saranno messi a disposizione della Procura di Siracusa quale elemento probato­rio connesso al reato di favoreggia­mento all’immigrazione clandesti­na. Sempre nel pomeriggio di mar­tedì la nave anfibia San Giorgio ha soccorso un’altra imbarcazione in difficoltà con 458 persone a bordo. Tutti i 458 migranti sono stati tra­sbordati sulla motovedetta CP940 della Capitaneria di Porto che dirige per il porto di Pozzallo per il succes­sivo sbarco dei migranti. A suppor­to delle operazioni di soccorso sono intervenute anche due navi mer­cantili.
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