mercoledì 7 giugno 2017
Dopo 15 anni centrodestra unito in cerca di riscatto. La ricostruzione è il tema centrale
Il sindaco uscente Massimo Cialente (Ansa)

Il sindaco uscente Massimo Cialente (Ansa)

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Una poltrona scomoda, quella dell’Aquila. Soprattutto perché alla normale gestione di un capoluogo da 70mila abitanti, si aggiunge l’ingombrante fardello della ricostruzione post sisma in cui la rinascita dei palazzi pubblici arranca ancora dopo otto anni. Chiunque sostituirà dopo dieci anni consecutivi il non più ricandidabile sindaco del terremoto, Massimo Cialente (Pd), infatti, avrà come primo compito ridare alla Regina degli Appennini – o meglio al suo centro storico pieno di gru e alle sue 59 frazioni in gran parte ferme al 6 aprile 2009 – la vitalità e la socialità di un tempo. Dovrà insomma subito confrontarsi con questi numeri: la rinascita degli edifici privati è completa al 63%, dopo una spesa di circa 5 miliardi, e il processo dovrebbe essere completato nel 2020 a L’Aquila, due anni più tardi nelle frazioni. E ancor più dovrà lavorare per la rinascita dei palazzi pubblici e storici – il grande neo del dopo terremoto – ferma al 46% a cui si aggiunge la messa in sicurezza delle scuole solo ad un terzo del percorso, dopo una spesa di 13 milioni di euro.

In sette – uno in meno delle comunali del 2012 – l’11 giugno si cimenteranno in questa impresa, supportati da 24 liste (due in più di cinque anni fa) e aiutati da 756 cittadini candidati.

Per la successione a Cialente il centrosinistra ha scelto Americo Di Benedetto, mentre il centrodestra si è compattato dopo anni di divisioni sull’ex Casapound Pierluigi Biondi. Il movimento Cinque Stelle schiera invece Fabrizio Righetti e la rosa dei pretendenti alla poltrona di primo cittadino è completata da altri quattro nomi. Tre a capo di liste civiche, come l’ex pm di Pescara Nicola Trifuoggi, Carla Cimoroni e l’ex manager dell’Asl dell’Aquila Giancarlo Silveri, e in ultimo la candidata di Casapound Claudia Pagliariccio

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Più che di campagna elettorale all’ultimo voto, quella dell’Aquila sembra essere una corsa alle urne sottotono, soprattutto concentrata a studiare i futuri apparentamenti delle forze minori con le due coalizioni, le più probabili ad arrivare al ballottaggio del 25 giugno.

Difficilmente infatti qualcuno potrà farcela da solo, dunque la sfida è polarizzata tra il centrosinistra e il centrodestra. Il primo, che ha rinominato la coalizione civico-progressista Vivendo L’Aquila e ha perso per strada Rifondazione comunista, candida il commercialista Di Benedetto, uscito vincitore dalle primarie del 10 aprile scorso. Ex democristiano, da undici anni presidente della società idrica Gran Sasso Acqua, sta giocando la sua campagna elettorale (a supporto ieri è arrivato in città il ministro Dario Franceschini) sulla necessità di ripartire dal lavoro svolto sinora da Cialente, migliorando ciò che non è andato bene. A partire da un piano per riportare i cittadini e le attività commerciali in centro.

Dalla parte opposta il fronte del centrodestra, riunitosi a L’Aquila dopo 15 anni compresi gli alfaniani e l’Udc, punta tutto sulla figura di Biondi. Dipendente pubblico ed ex sindaco per due mandati di Villa Sant’Angelo nel dopo sisma, promette il suo impegno per la sicurezza delle scuole, l’avvio della ricostruzione pubblica, la riorganizzazione della macchina comunale complicata dalla burocrazia delle pratiche di ricostruzione e sul rilancio turistico del Gran Sasso. Per lui si è speso molto anche il leader della Lega Matteo Salvini, arrivato a L’Aquila dieci giorni fa; lo stesso hanno fatto la settimana scorsa Giorgia Meloni (Fdi) e Mariastella Gelmini (Fi).
Il ventaglio di liste civiche, al contrario, non è altro che l’evoluzione dei movimenti che nell’ultima tornata elettorale rappresentavano i comitati di cittadini del post terremoto (nel 2012 raggiunsero divisi l’11%, ora corrono per lo più uniti).

Come il "movimento delle carriole" ora diventato L’Aquila chiama con candidato sindaco Cimoroni, dipendente Arta Abruzzo, sostenuta da tre liste. Uno dei punti cardine del suo programma è rendere il capoluogo d’Abruzzo una città fondata sulla memoria, fiore all’occhiello dell’Italia per la prevenzione e la sicurezza sismica. L’ex vicesindaco di centrosinistra fino a poche settimane fa e, prima ancora, procuratore della Repubblica Trifuoggi è in campo invece con la coalizione L’Aquila polis, articolata in due liste una delle quali Alternativa libera fondata dagli scissionisti pentastellati e l’altra legata ai civatiani.


Il suo obiettivo è «scardinare il sistema di potere occulto che domina la città da molti anni» e mettere mano alla macchina comunale per rendere la ricostruzione più spedita. Trasparenza e legalità sono invece i capisaldi del programma elettorale del Movimento 5 Stelle, portati avanti dal candidato-ingegnere Righetti. Scelto dalla Rete con appena 19 preferenze, promette di costruire una città «a misura d’uomo».

Altri due nomi corrono verso l’11 giugno in solitaria. La seconda donna ad aspirare alla fascia tricolore è Claudia Pagliariccio, insegnante di 36 anni, schierata da Casapound dopo la rottura con Biondi, che ha come pietre angolari della sua campagna «casa, lavoro e servizi sociali» ma senza ragionare a compartimenti stagni. Per mesi quello di Giancarlo Silveri è stato il nome sul quale il centrodestra aquilano sembrava voler puntare per riprendersi il gonfalone della città. Poi dopo l’accordo invece sul nome di Biondi, l’ex direttore generale Asl, anziché rientrare nei ranghi e schierarsi al fianco dell’uomo scelto dai partiti, ha deciso di andare per la sua strada candidandosi con una sua lista civica, Riscatto popolare, che ha l’appoggio di Idea. Con il suo programma, definito dagli avversari «un libro dei sogni», vuole innescare «una rivoluzione culturale» che si basa sul principio di «insegnare a pescare a chi è affamato, invece di dargli semplicemente il pesce».

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