giovedì 13 settembre 2018
Terribile verità sulla morte del ragazzo milanese, trovato nella sua camera con una corda al collo. Aperta inchiesta: forse è stato indotto. Youtube trasferisce il video nella sezione per maggiorenni
Igor, morto per un gioco sul web. La Procura sequestra i siti
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Della drammatica storia di Igor Maj, morto nei giorni scorsi a Milano, si è saputo soltanto nelle ultime ore per l'altrettanto drammatica scelta dei suoi genitori: quella di pubblicare online una lettera struggente di racconto, e di denuncia.

Il ragazzo, 14 anni appena, una promessa nel mondo dell'arrampicata, sarebbe infatti rimasto vittima di un gioco terribile che circola sul web: si chiama black out, e prevede che i giovani internauti si comprimano la carotide fino a svenire per soffocamento. Una pratica che online raccoglie migliaia di fan, non solo in Italia, e accompagnata persino da centinaia di video-tutorial. L'hanno trovato così, nella sua camera: appeso con una corda da montagna al letto a castello.

Una morte su cui ora stanno indagando i carabinieri, che avrebbero però trovato nello smartphone del ragazzo numerosi video e riferimenti proprio al folle gioco che circola in rete. Uno, in particolare, avrebbe già accumulato un milione di visualizzazioni sul web e presenterebbe una lista di cinque sfide pericolose per «sballarsi senza droga». Fatti su cui la Procura di Milano ha deciso di aprire un'inchiesta, in attesa dell'esito dell'autopsia su Igor: nell'ambito di quest'ultima proprio il video in questione per altro è stato sequestrato mediante un ordine «immediato e urgente» agli internet service provider, che prevede anche la «deindicizzazione» dei siti. Pesanti le dichiarazioni dei pm: «È pacifico che la diffusione telematica su piattaforma internet quale Youtube, di file video o tutorial che inducono a partecipare alla cosiddetta “sfida del blackout” configuri il reato di istigazione al suicidio».

Ed ecco la risposta di Youtube: anziché rimuoverlo o deindicizzarlo, come richiesto dalla Procura, ha trasferito il video nella sezione per maggiorenni: per accedervi bisogna ora avere un account registrato.

«Fate capire ai vostri figli che possono parlarvi»

«Fate il più possibile per far capire ai vostri figli che possono sempre parlare con voi, qualunque cosa gli venga in mente di fare devono saper trovare in voi una sponda, una guida che li aiuti a capire se e quali rischi non hanno valutato. Noi pensiamo di averlo sempre fatto con Igor, eppure non è bastato. Quindi cercate di fare ancora di più, perché tutti i ragazzi nella loro adolescenza saranno accompagnati dal senso di onnipotenza che se da una parte gli permette di affrontare il mondo, dall’altra può essere fatale». Quando nei giorni scorsi il sito pareti.it pubblica queste righe, accompagnandole con la ricostruzione della morte di Igor, il mondo dell'arrampicata rimane scosso.

È proprio sui siti specializzati, e sulla pagina Facebook dei Ragni di Lecco, che la notizia comincia a circolare: «Questo è in assoluto il post più triste di tutta la storia della pagina Fb dei Ragni. Forse, tratta della notizia più tragica che il nostro gruppo abbia mai conosciuto» vi si legge. «Tante volte ci siamo sinceramente commossi per la scomparsa di qualche nostro amico, grandissimo alpinista, o semplice appassionato, e qualche volta abbiamo pianto un nostro anziano che ci ha lasciato per il normale corso della vita. Ma niente è paragonabile a quello che ha cominciato a scuoterci fin dal primo istante che l’abbiamo saputo, settimana scorsa».

All’inizio si pensava ad una tragedia immane, «una di quelle che non vorresti mai leggere neppure per uno sconosciuto - si legge ancora sulla pagina dei Ragni, accanto a una foto di Igor che si arrampica felice, i capelli biondi al vento, il fisico asciutto e nerboruto -, figuriamoci per un 14enne che scala con i tuoi piccoli atleti. Che ci costringeva, a noi allenatori, ad intervenire perché erano così amici che con lui il “casino” era sempre alle porte. Si pensava ad una morte improvvisa. Poi, la tragedia è diventata ancora più smisurata, perché ci ha fatto meglio comprendere quello che magari distrattamente avevamo letto qua e là. È stata la mamma che ci ha chiesto che il tutto venisse divulgato, per diffondere questo incomprensibile, ma reale pericolo mortale».

I giochi sul web, tra leggenda e realtà

Sullo sfondo della drammatica vicenda i numerosi giochi assurdi che coinvolgono gli adolescenti sul web, a cominciare da quel Blue Whale che l'anno scorso è approdato anche in Italia e su cui tuttavia ancora nessuna inchiesta aperta dalla magistratura ha fatto chiarezza: la pratica, cioè, di seguire un percorso di prove folli e autolesionistiche fino a buttarsi giù dal tetto di un palazzo. Per alcune settimane sembrava che fossero a decine i casi in Italia, poi l'allarme è rientrato (specialmente sui media, per evitare l'effetto emulazione).

Ma sono molte le pratiche “estreme” propugnate sul web e che finiscono con esercitare attrattiva sui ragazzi più fragili, o meno seguiti nelle ore passate davanti a computer e smartphone: si va dal balconing (la pratica di gettarsi da un palazzo all'interno di una piscina o di un altro balcone) alla moda dei selfie sui binari del treno o sulla strada fino al knockout (che consiste nel buttare a terra i passanti con un pugno o un calcio dato all'improvviso) e all'eyeballing (buttarsi vodka sugli occhi in cerca di allucinazioni e sballo immediati). Tutte follie rese virali da video postati su Youtube e fatti circolare dai ragazzi nelle chat sui telefonini.

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